Viaggio in Lucania

Abbiamo intrapreso un viaggio preventivato da tempo, all’epoca di Matera capitale della Cultura, e l’esito è stato sicuramente positivo. Oltre a Matera, ci siamo avventurati nella provincia di Potenza, e abbiamo maturato la convinzione che questa tanto bistrattata regione non merita il posto di ultima che le è stato per tanto tempo assegnato

  • Il viaggio è durato 6 Giorni
  • Budget speso Da 501€ a 1.000€
  • Ho viaggiato In coppia
  • Continenti visitati: Europa
  • Stati visitati: Italia
  • Viaggio fatto in estate
  • Scritto da fabrizio il 24/11/2023
Mostra tutte
  1. Giorno 1 - 26/08/2023

    Matera

    26 Agosto, Sabato. Partiamo di mattino alla volta di Civitanova Marche, per entrare in autostrada e percorrere la A14 in direzione sud. Fino a Foggia l’autostrada è scorrevole, poi la viabilità ordinaria non è delle migliori, ma il traffico è scarso, ed alla fine, dopo circa cinque ore e mezzo di viaggio eccoci a destinazione. Matera nuova non mi entusiasma per niente: avevo letto che durante gli anni cinquanta c’era stato un primo tentativo di modernizzazione, ma mi torna difficile apprezzare questo contesto urbano asettico. Contatto la proprietaria della struttura prenotata, che mi consiglia di parcheggiare dove trovo e di scendere ai Sassi a piedi, in quanto la zona è chiusa al traffico, e non mi sembra il vero di trovare subito un comodo parcheggio di fronte ad un negozio di antiquariato, ma non è oro tutto quello che luccica; chiedo ad un passante lumi sulla mia destinazione, e quello prima di tutto mi consiglia di togliermi di torno, in quanto i parcheggi sono ad uso dei soli residenti, e poi mi da due dritte per scendere al Sasso Barisano e parcheggiare nella via dove ha sede il complesso della Polizia, che è giusto a due passi dall’ingresso della ZTL. Lasciamo la macchina ed appena svoltato l’angolo ci appare imponente il convento di Sant’ Agostino, che ci lasciamo alla nostra sinistra dopo esserci fermati un’attimo a rimirare la bellezza da cartolina dei sassi, prima di giungere dopo circa duecento metri di discesa alla nostra sistemazione, una vecchia grotta adibita a struttura ricettiva, molto carina: proveremo l’ebbrezza di vivere due notti da cavernicoli ! Scaricati i bagagli vagabondiamo in questo posto surreale senza una meta precisa, fino a giungere alla parte superiore della collina per affacciarci al parapetto del Belvedere Luigi Guerricchio, da dove si domina la città vecchia e la dirimpettaia gravina. Ci fermiamo ora sotto un albero di carrube, in prossimità della chiesa di San Giovanni Battista, ed un signore del posto, molto loquace, ci illustra tutte le belle cose della città vecchia, spendendo due parole in più per la Madonna della Bruna, oggetto di venerazione da parte dei Materani, e della festa grandiosa a Lei dedicata a fine giugno, mi sembra di ricordare. Saliamo quindi al Duomo, la cattedrale della SS Maria della Bruna (appunto) e Sant’Eustachio per la visita, ed una panoramica dal punto più alto del borgo, quindi scendiamo per la cena. Si accendono le luci, e sembra di essere all’interno di un presepe a scala naturale, tanto è bello l’ambiente. Ceniamo sotto casa, esperienza positiva; mi aspettavo prezzi sensibilmente più bassi.

  2. Giorno 2 - 27/08/2023

    Matera

    27 Agosto, Domenica. Dopo colazione iniziamo la visita vera e propria: scendiamo al sasso caveoso, dove fa la sua bella figura l’imponente Chiesa di San Pietro, e risaliamo per la visita della Casa Grotta di vico Solitario, esempio nudo e crudo di come si viveva qui fino al 1957, uomini e bestie a farsi compagnia. A poca distanza è interessante vedere la “neviera”, la cavità dove, alternando paglia e ghiaccio, si ponevano le basi e le condizioni per conservare a lungo gli alimenti, un prototipo di frigorifero naturale “fai da te”. Seguendo un percorso prestabilito ci rechiamo ora alle chiese rupestri, San Pietro in Monterrone e la cripta di Sant’Andrea, la chiesa di Santa Lucia alle Malve e la Madonna de Idris, quest’ultima elevata su uno sperone roccioso. Gli interni sono abbastanza scarni e male in arnese, ad onor del vero, ma mettono in risalto la volontà dell’uomo ad edificare anche scavando nelle viscere della terra. A questo punto superiamo la chiesa di San Pietro Caveoso e lasciamo la parte più abitata per salire in una zona abbastanza trascurata, dove però visitiamo la Casa Grotta Casalnuovo, a mio avviso più interessante della precedente: una abitazione scavata su tre livelli, dimora, stalla e cantina, a scendere. Una bella foto d’epoca mostra un mulo che transita dalla porta di ingresso scendendo le scale che lo condurranno al proprio giaciglio al livello sottostante. Gli ambienti sono originali, e salta agli occhi il decoro nel quale viveva questa gente. Risaliamo ora alla parte pianeggiante della città, con le sue piazze e le comode vie per raggiungere via Ridola e visitare le Chiese del Purgatorio e di Santa Chiara, e soprattutto Il Museo Archeologico Nazionale, con la sua collezione interminabile di reperti della Magna Grecia (ingresso 5,00 euro). Per me è una visita imperdibile. Per riordinare le idee ci sediamo ad uno dei tavoli dei bar di fronte al museo per un caffè, quindi torniamo a San Pietro Caveoso e terminiamo la visita delle chiese rupestri scendendo negli ipogei. La sera ceniamo in un buon ristorante, ma che non soddisfa appieno le mie aspettative. Ci apprestiamo a trascorrere la seconda notte in grotta, esperienza sicuramente istruttiva e simpatica, ma che consiglio solo per un paio di volte, non più. Gli ambienti originari di queste stanze sono stati stravolti con l’introduzione dei bagni, che nonostante tutti i vari aeratori possibili, non ce fanno a smaltire l’umidità che si crea con il solo scorrere dell’acqua ed il ristagno di quel poco che rimane nella doccia, per esempio. Nella nostra camera era presente anche un deumidificatore, ma nonostante ciò sulle lenzuola avvertivi un senso di umido.

  3. Giorno 3 - 28/08/2023

    Venosa

    28 Agosto, Lunedì. La mattina dopo la colazione (cappuccino e “tette delle monache”) consumata in un bel bar – pasticceria nei pressi della Fontana Ferdinandea facciamo due passi in attesa della visita guidata al Palombaro Lungo, enorme cisterna sotterranea che per secoli ha garantito la riserva idrica della città, e riscoperta in tempi relativamente recenti. Rimango allibito quando la guida ci informa che siamo proprio sotto la piazza, e che sopra le nostre teste transitano gli autobus: sul soffitto nessun segno di armatura o rinforzo in cemento armato. Non ricordo la capacità di questa grandiosa opera di ingegneria, ma credo parliamo di alcuni milioni di litri. Terminata la visita ci concediamo una ultima foto davanti alla fontana Ferdinandea, quindi dopo un caffè, lasciamo Matera, destinazione l’altra provincia. Giungiamo a Venosa alle 13,30 circa e prendiamo possesso del graziosissimo appartamento sito nel caratteristico largo San Filippo, a due passi dal castello, quindi raggiungiamo i portici di piazza Umberto per uno spuntino veloce al Bar (non proprio economico) e ci addentriamo nel centro storico, dove subito incontriamo la piazza Orazio Flacco, con la omonima statua del poeta a darci il benvenuto. Tutta questa parte della città è tappezzata di vetrinette che riportano brani delle sue odi, in latino e relativa traduzione in italiano. Scendiamo lungo il vicolo e ci ritroviamo nella piazza del Municipio (bel palazzo d’epoca, sulla destra) dove ci imbattiamo nella Cattedrale di Sant’Andrea, sulla sinistra. Bella e grandiosa; notiamo la presenza di una cripta, e chiediamo al sagrestano (o presunto tale) se è possibile visitarla: ci accende le luci e ci spiega la presenza di un Cristo Morto di una confraternita e la tomba marmorea di una nobildonna. Scendiamo dalla scala di sinistra, e quando riemergiamo da quella di destra, ci ritroviamo davanti il sagrestano con una scatola che reca scritta la dicitura “offerte”… Di questo Duomo sono particolarmente apprezzabili il campanile ed una appendice ottagonale nella parte posteriore, che contiene una Cappella. Proseguiamo nel nostro percorso incontrando sulla sinistra la fontana di San Marco (tenuta molto, ma molto male) con gli attigui lavatoi pubblici, per terminare il nostro itinerario alla chiesa di San Rocco, il Santo Patrono della città, che segna il termine del centro abitato, in corrispondenza del parco archeologico, al quale si accede dal chiostro posteriore della chiesa (orario 9,00 – 13,30). Rientrando verso il centro in un vicolo (qui si chiamano “vico”) laterale incontriamo la casa di Orazio (solo esterni), e ci soffermiamo ancora alla Fontana del Leone e di fronte al bel portale di palazzo Dardes, del 1600. Raggiunta nuovamente piazza Umberto varchiamo il ponte sul fossato per entrare nel castello e visitare il museo archeologico (5,00 euro). La visita esterna del castello richiede poco tempo, in quanto gran parte è chiusa al pubblico o transennata per lavori, ma il museo, collocato nelle sale interne, merita del tempo. Si segue un percorso cronologico ben illustrato da esaustive didascalie, e giochi di luci mettono a risalto particolari di un mosaico e del frontone di un tempio. Terminata la visita facciamo il giro della piazza, dove all’ingresso possiamo ammirare la bella fontana Angioina, quindi ci prepariamo per la cena. La scelta (azzeccata) cade sulla locanda Oraziana, tipica cucina tradizionale; antipasto di otto portate ed un piatto di orecchiette che in due facciamo fatica a finire. Prezzo più che onesto. Facciamo due passi (per pietà dello stomaco) in piazza, con tutti i tavoli occupati da una folla di gente che si gode il tepore di fine estate.

  4. Giorno 4 - 29/08/2023

    Melfi

    29 Agosto, Martedì. Questa mattina il cielo è plumbeo e non promette niente di buono, grosse nuvole si stanno addensando sopra il borgo, ma decidiamo comunque di uscire per la visita alla zona archeologica, che raggiungiamo dopo una già nota e breve passeggiata di quindici minuti. Il tempo non promette nulla di buono, ma tentiamo. Acquisto un biglietto cumulativo a carattere regionale per 7,00 euro, ed entriamo nella’area, dove ammiriamo i bei mosaici dei pavimenti delle terme, giusto nel momento che cominciano a cadere le prime goccioline di pioggia. Raggiungiamo velocemente la gigantesca e maestosa cattedrale incompiuta (manca totalmente la copertura, e non oso pensare alla magnificenza una volta fosse stata terminata), ma dobbiamo fare una visita veloce perché ora è acqua vera. Usciamo dagli scavi e ci rifugiamo nel Santuario della SS Trinità, unita ma non comunicante con la Cattedrale, e trascorriamo una mezz’ora al coperto. La chiesa è molto bella ed in penombra, con affreschi e reliquie di Santi e le tombe di Roberto il Guiscardo con i fratelli, e della consorte. Una cripta collocata sotto l’altare conserva il cippo del martirio dei Santi Senatore, Viatore, Cassiodoro e Adominata, mentre sotto il pavimento ricostruito e rinforzato in epoca recente compaiono resti di mosaici di una precedente costruzione. Usciamo dalla chiesa e torniamo presso la nostra sistemazione, dove prendiamo i K-Way e ci dirigiamo lungo la via Appia per visitare la chiesa della Madonna della Grazia, antico monastero ancora oggi utilizzato dalla curia per ospitare i pellegrini. La chiesa è molto semplice, il monastero non è visitabile, quindi ci gustiamo solo la vista dell’edificio e rientriamo, facendo tappa alla pasticceria Zucchero d’Oro per un caffè ed una tipica pastarella di Venosa, ottima. In piazza Umberto troviamo la Chiesa del Purgatorio aperta, quindi entriamo. Il tempo non migliora, saliamo in macchina e ci trasferiamo a Melfi per non perdere la giornata. Arriviamo che diluvia, ma fortunatamente ci infiliamo nell’imponente castello normanno, dove visitiamo il museo. Il biglietto è compreso nel cumulativo fatto a Venosa, ed il posto merita, anche se è malinconicamente sprovvisto di visitatori. Al piano terra, in una sala dietro la biglietteria è collocato il sarcofago di Rapolla, in marmo dell’Anatolia, simbolo di opulenza e di potenza, mentre salendo i vari livelli si segue in cronologia il passare del tempo. Molto belli i corredi di due tombe dei primi secoli, mentre all’ultimo piano (il più bello), fra i tanti, trovano gloria una serie di vasi recuperati dal reparto dei Carabinieri addetto alla salvaguardia dei beni culturali. Scesi nel cortile visitiamo la Cappella della famiglia Doria, che ottenne il feudo dall’imperatore Carlo V come premio per i servigi a Lui dedicati, e si notano alcune modifiche apportate al castello durante i periodi angioino ed aragonese. Usciti dal castello ha smesso di piovere, quindi ci soffermiamo un attimo di fronte al torrione dell’orologio e scendiamo alla piazza del Tribunale dove troviamo un comodo parcheggio gratuito, e ci inoltriamo nei vicoli per la visita della città. Scendiamo fino alla piazza del Municipio, poi prendiamo a sinistra e visitiamo la chiesa di Santa Maria ad Nives, per raggiungere successivamente il centro, dove troneggia la Cattedrale di Santa Maria Assunta, che ha appena riaperto per il pomeriggio, e l’attiguo Vescovado. Il Duomo è in stile barocco, molto bella a sinistra un’icona bizantina della Madonna con bambino, e nel transetto a destra un enorme reliquiario con la statua di Sant’Alessandro. A questo punto rientriamo a Venosa. Anche questa sera ceniamo alla Locanda Oraziana: due primi (ravioli al baccalà con peperone crusco), un assortimento di formaggi con contorno, acqua, vino ed un amaro; ottimo rapporto qualità/prezzo.

  5. Giorno 5 - 30/08/2023

    Satriano, Tricarico, Pietragalla

    30 Agosto, Mercoledì. Oggi programmiamo la visita di alcuni borghi caratteristici della Lucania, quindi lasciamo Venosa e ci dirigiamo lungo la direttrice Melfi – Potenza in direzione di Satriano, la città dei murales, qualcosa meno di 100 km di viaggio rallentato da limiti di velocità assurdi (in alcuni tratti di strada a quattro corsie vige il limite di 60 Km/h) e continui lavori in corso, con la presenza della Polizia Stradale che fa il suo mestiere. Alla fine si giunge a destinazione, ed il cartello di benvenuto è tutto un programma: “moderate la velocità, in questo paese i bambini giocano ancora in strada”. Troviamo posto in un comodo parcheggio nel belvedere lungo via Trieste, la strada che scende al nucleo originario, ed iniziamo a prendere dimestichezza con i murales che adornano le pareti delle case. Ogni singola persona che incontriamo ci da il buongiorno lei per prima, cosa alquanto rara di questi tempi, ma che ci da il polso dell’educazione che regna in questo posto. Raggiungiamo l’info point turistico collocato sotto la piazza della caserma dei carabinieri, ed una signora ci dona una mappa illustrandoci un percorso e dandoci alcune informazioni sul luogo. In lontananza, su un colle in direzione nord –est si intravedono i resti di una torre, il luogo d’origine dell’insediamento urbano; storia e tradizione si mischiano, e la leggenda narra che la principessa signora del castello, non corrisposta dalla persona di cui si era invaghita diede alle fiamme tutto il nucleo abitato, disperdendo gli abitanti. Parte di loro scesero da un versante del colle fondando Tito, e parte lungo il versante opposto fondando Satriano. Il percorso parte dalla piazza, dove si può scaricare la App che permette, inquadrando gli appositi Q-code, di interpretare i singoli murales, circa 150, che trattano vari temi, come ecologia, migrazione, fede, arti e mestieri. Costeggiando il bel palazzo del municipio, attraversandolo e transitando da un arco si percorre la via dedicata al pittore Giovanni De Gregorio, il miglior talento della Basilicata, con i relativi dipinti e la statua collocata alla fine nella piazzetta del teatro; si risale poi fino alla chiesa di San Pietro Apostolo e si ripercorre via Trieste che è la via che conta il maggior numero di murali. Superato il belvedere con il parcheggio si devia a sinistra per giungere alla chiesa della Madonna della Natività, la cui statua uscì indenne dal crollo dell’edificio nel 1814. La chiesa è stata ricostruita, con la campana miracolosa che suonando allontanava le calamità naturali salvaguardando i raccolti. Da qui si ha una eccellente vista sulla valle e sulle colline circostanti. Facciamo una sosta in un negozio di prodotti bio per acquistare i famosi peperoni cruschi, quindi lasciamo il borgo in direzione Tricarico (nel Materano, una sessantina di Km), paese arroccato sulla vetta di un alto colle che conserva i resti della civiltà arabo – normanna. Percorriamo la strada basentana fra continui limiti e restringimenti di carreggiata e giungiamo alla cittadella alle 12,30 circa; rinfrancati dal fatto che il castello è aperto con orario continuato fino alle 17,00 (indicazione in internet) ci permettiamo uno spuntino veloce con focaccia locale, quindi saliamo al Palazzo Ducale (chiuso) per rimirare il paesaggio sottostante e da lì raggiungiamo la chiesa di San Francesco posta sul lato opposto della piazza. La chiesa è abbastanza spartana, ma con un pregevole altare di travertino di chiaro stampo normanno sul lato destro. Proseguiamo il cammino lungo gli stretti vicoli e aggirando le mura del convento arriviamo all’ingresso della fortezza, dove svetta la maestosa torre di guardia. Sorpresa: chiusura alle tredici e riapertura alle 17,00 ! Dopo le doverose imprecazioni di rito non ci resta altro da fare che leggere le apposite didascalie e visitare la piccola chiesetta di Santa Croce, nella piazza antistante adibita a parcheggio, quindi torniamo in piazza per concederci un caffè e visionare l’edicola eretta in memoria del poeta Rocco Scotellaro. Tricarico è una cittadina di notevoli dimensioni, ma merita una visita il solo centro storico, a mio personalissimo avviso, quindi decidiamo di non sprecare tempo in attesa dell’apertura del complesso e riprendiamo l’auto per fare il percorso a ritroso, destinazione Pietragalla. L’attrazione principale di questo centro sono i Palmenti, un complesso di cisterne semi sommerse nel terreno dove, grazie alla temperatura ed umidità costanti, venivano stipate le uve e trasformate in mosto, per la successiva produzione di vino (sicuramente di qualità eccelsa e senza solfiti, mi viene da pensare). Attraversiamo il paese, e superato il cimitero troviamo l’area sulla destra, parcheggiando a sinistra in un apposito spazio in fase di ultimazione. È un posto che merita una visita, tanto è particolare. Alcune strutture sono crollate, altre sono in fase di restauro, e altre sono chiuse, cosa che fa pensare che siano ancora in uso (l’unica pigiatura possibile in queste vasche è quella arcaica, con i piedi!). Torniamo nel centro del paese e raggiungiamo la sommità del borgo, nel centro storico, e devo dire che l’architettura è da cartolina: tante piccole, strette e lunghe scale che passando in mezzo e sotto alle abitazioni portano in cima, dove il punto di riferimento è la chiesa di San Nicola di Bari (chiusa). Trascorriamo una mezz’ora ad osservare archi, volte, portoni e cornicioni, quindi torniamo a Venosa. Questa sera per cena dobbiamo trovarci un locale, in quanto la locanda è chiusa per riposo settimanale. In base alle recensioni di Trip Advisor la scelta cade su un ristorante poco distante, scelta infelice: effetto scenico di grande impatto, porzioni risicate e prezzi decisamente fuori controllo.

  6. Giorno 6 - 31/08/2023

    Venosa

    31 Agosto, Giovedì. Siamo all’epilogo. Una volta preparati armi e bagagli abbandoniamo il centro storico ed usciamo per la città alla ricerca di qualche prodotto da portarci a casa. Per prima cosa facciamo colazione all’Arciere Rosso, ottima pasticceria stracolma di avventori, poi cerchiamo e troviamo una pasta fresca dove acquistiamo orecchiette, cavatelli e strozzapreti, tanto per gradire.
    Al forno successivo una bella pagnotta di farina di semola con tanto di stemma di Venosa, poi un salto dall’ortolano per i classici peperoncini “a cornetto”. In ultimo facciamo una puntata alla Cantina di Venosa, per una serie di vini locali, due tipi di bianco, rosato e rosso, fra il quale spicca sua maestà l’Aglianico del Vulture.

Lasciati ispirare, guarda altri diari di viaggio