L'India non smette mai di stupire e, nonostante io e mio marito siamo al nostro quarto viaggio in questo luogo dalle mille contraddizioni, continuerò a pensare di tornare ancora e ancora. Non nascondo che alla fine del nostro viaggio sia io che mio marito pensiamo sempre che non ci sarà una prossima volta ma in realtà non esiste solo il mal d'Africa, c'è anche il mal d'India. aggiungo anche che pratico e insegno Yoga da più di 20 anni e non nascondo che nutro alcuni dubbi su come questa meravigliosa disciplina si stia evolvendo. Comunque sia, il percorso che ho intrapreso e la volontà di acquisire sempre nuovi stimoli e conoscenze, mi riportano qui per confrontarmi anche con tradizioni di yoga diverse dalla tradizione che pratico e insegno.
Partenza in orario da Roma Fiumicino con Lufthansa e scalo a Monaco previsto di circa due ore. Peccato che l'aereo in arrivo da Boston sia arrivato con più di tre in ritardo e, di conseguenza, la nostra partenza ha avuto un notevole slittamento orario. Saremmo dovuti arrivare a Delhi alle 23:45 ora locale e invece alle 4:30 eravamo fuori dall'aeroporto con il taxi prenotato dall'albergo ad aspettarci. L'ostello/albergo, essenziale e abbastanza pulito (siamo sempre in India), scelto anche in base alle recensioni di molti italiani soddisfatti, lo abbiamo confermato anche per l'ultima notte del nostro viaggio. Quindi, poche ore di sonno e poi colazione organizzata da noi nella nostra camera con caffè grazie all'elettrica Bialetti e qualche biscotto da intingere. Subito in piazza Connaught, vicino alla zona Paharganj dove abbiamo alloggiato, per cambiare i soldi in uno dei tanti uffici che ci sono, evitando le banche. Pranziamo lì accanto in un ottimo ristorante (Sagar Ratna) che abbiamo scelto come nostra base anche nei giorni successivi perché sempre insoddisfatti degli altri provati. Ottimo il masala dosa, il biriani, il pallak paneer e il masala cai (si legge ciai, tè speziato).
Eravamo già stati in passato a Delhi ma è una grande città per cui non eravamo riusciti a vedere tutto ciò che ci interessava. Questa volta, quindi, abbiamo dedicato parte del tempo per visitare altri luoghi. Mi sento di consigliare di recarsi al tempio del Loto (Lotus Temple), il Gurudwara Shri Bangla Sahib e, solo se si ha tempo, il Sarojini market. Abbiamo utilizzato spesso la metropolitana che arriva ovunque. Per chi non lo sapesse nella metropolitana di Delhi ci sono controlli come all'aeroporto, con il rullo sul quale far passare tutto ciò che si indossa. Visto che è sempre affollata e non è facile controllare i propri oggetti abbiamo escogitato un sistema efficace. Per prima passo io e mio marito tiene i nostri marsupi, terminato il mio controllo, mio marito ripone i marsupi sul nastro, guardati da me, e passa a sua volta il controllo.
Siamo partiti dall'Italia con due bagagli a mano da 8 kg in cui lo spazio è stato preso dal bauletto dei medicinali (a 60 anni sono indispensabili ma lo abbiamo fatto anche trenta anni fa quando abbiamo cominciato a viaggiare zaino in spalla), antizanzare, prese e cavi per i nostri dispositivi elettronici, la caffettiera elettrica, il caffè e a testa: 2 paia di pantaloni leggeri, 2 camicie leggere, 2 parei (un sopra e un sotto) per coprire eventuali lenzuola non convincenti dal punto di vista igienico, 2 leggerissimi asciugamani, indumenti intimi. L'idea, ovviamente, è stata quella di comprare l'occorrente a Delhi. Per gli acquisti, io amo le camicie indiane e i completi tre pezzi (camicia, pantaloni e sciarpa) usati dalle donne indiane, consiglio la fermata metropolitana di Karol Bagh e Connaught Place. In questi due luoghi e dintorni, è possibile trovare tutto ciò che serve. Oltre agli acquisti abbiamo dedicato parte della mattinata ad organizzare il nostro trasferimento a Rishikesh. Altro luogo interessante per noi è stata la visita all'ashram di Ramakrishna, vicinissimo al nostro albergo e alla fermata della metropolitana che porta lo stesso nome.
Con il risciò raggiungiamo la stazione degli autobus Flixibus che abbiamo prenotato online, diretto a Rishikesh, costo circa 8 Euro a testa. Partenza in orario con una sola sosta alle 13:30 per andare in bagno e pranzare. Stazione di servizio pulita ed efficiente dove abbiamo apprezzato dei buoni vegetables noodles (a chi piacciono, si va sul sicuro!). Sorpresa! L'autobus non ci lascia in città ma in un punto della strada a circa 10 km da Rishikesh. Qui sono in attesa dei risciò e condividiamo con altre due persone il viaggio fino ai rispettivi alberghi per una somma di 125 rupie a testa. La nostra destinazione è lo Yoga Niketan Ashram dove abbiamo prenotato dall'Italia via mail sin da marzo. Ci interessava soggiornare in un ashram con vita semplice, pulito e con un programma quotidiano che comprendesse yoga e meditazione: lo abbiamo trovato. In realtà dovremmo ringraziare due ragazzi italiani che su YouTube hanno condiviso un video di questo luogo. Dopo varie ricerche, ci siamo convinti nella scelta. Arrivati e sistemati nella stanza semplice ma accogliente, spaziosa, con grande bagno privato, aria condizionata, pala al soffitto, balcone, filo per stendere i panni, disinfettiamo tutto come siamo abituati a fare in qualsiasi dei nostri viaggi. Doccia e, nonostante la stanchezza del viaggio (tante ore, molto caldo, sbalzi di temperatura continui, caos e confusione come sempre in India), facciamo un giro intorno. L'interno dell'ashram è verdeggiante, calmo con solo in lontananza i suoni frenetici dei miliardi di clacson dei vari mezzi di trasporto. Ovunque in India suonano sempre anche se non serve! Dietro i camion, addirittura, c'è scritto "Blow horn", suona forte. Cena con chapati e tali vegetariano (tutta la zona è vegetariana), buona e abbondante (i pasti e le attività sono incluse nel prezzo). È domenica e le attività dell'ashram sono sospese.
Purtroppo mi sono presa un bel raffreddore, tra aria condizionata e ventilatori ai quali non sono abituata, le escursioni termiche sono davvero esagerate. Non mi arrendo.
Premetto che tutte le attività proposte in questo ashram sono facoltative ma altamente consigliate. Il tocco della campana suonata a mano da una persona addetta a fare ciò, sveglia tutti alle 5 per partecipare alla meditazione mattutina dalle 5:15 alle 6:15. L'insegnante indiano parla in inglese non sempre comprensibile ma comunque piacevole e intuibile per chi come noi è avvezzo a meditare. Sono compresi alcuni mantra iniziali e finali che io conosco e provo a cantarli anche se li ho studiati con una intonazione leggermente diversa, altri semplicemente ascoltano. Non riesco a terminare la meditazione, non sto bene e torno in camera. Penso di stare meglio, dopo aver preso una Tachipirina e decido di partecipare alla pratica di yoga dalle 6:30 alle 7:45, tradizione diversa dalla nostra, più intensa, adatta a persone giovani e allenate, nonostante siamo allenati anche noi. Siamo pochi partecipanti e io che non sono in forma adatto alcune posizioni per evitare che il mio malessere e mal di testa aumentino. Sono costretta ad abbandonare, molto mortificata, la sala per rifugiarmi in camera. Resto qui per l'intera giornata, mio marito partecipa con soddisfazione alle attività.
Dopo una bella dormita, mi sento meglio e partecipo anche io alla meditazione e alla pratica di yoga. Usciamo dall' ashram e facciamo un giro sui ghat che sono a due passi. C'è come sempre molta gente ma meno che a Delhi e, per fortuna, solo i motorini, passano nella stretta via che dal parcheggio dei risciò di Ram Julia (200 metri circa di distanza dal nostro ashram) porta dall'altra parte del Gange. Compriamo ciò che ci occorre, acqua, carta igienica, fazzolettini, e scopriamo anche una pasticceria dove proviamo subito alcuni dolcetti. I nostri preferiti sono i coconut barfi. Torniamo per il pranzo che è dalle 12 alle 12:45. I pasti consistono in un "tali" semplice ma gustoso. Sia a pranzo che a cena: riso, un contorno di verdure cotte (melanzane o zucchine o peperoni o cetrioli), un sambar con legumi. La colazione è alle 8 con un cai, banane e riso biriani e la merenda è alle 16 con un cai. Dalle 16:30 alle 17:45 lezione molto intensa di hata yoga con un insegnante diverso dalla mattina. Dalle 18:15 alle 19:15 meditazione, anche questa volta l'insegnante non è lo stesso della mattina. Cena dalle 20 alle 21. Nessuna passeggiata post cena perché ancora non sono in forma. Ci godiamo il panorama da una delle panchine dell'ashram che si affacciano sul Gange proprio di fronte al più grande "Parmarth ashram" che andremo a visitare domani. Dalla nostra posizione privilegiata ci arrivano i canti dei numerosi fedeli induisti che sono ancora sui ghat per i loro rituali.
Andiamo poi in camera per goderci il silenzio dal nostro balcone sperando nelle poche ventate rinfrescanti della sera.
Dopo la meditazione e la pratica mattutina, attraversiamo il ponte Ram Julia e andiamo al Parmarth per informarci sia sulle attività giornaliere che propongono, sia per sapere a che ora c'è il rito del fuoco: Ganga Harti. Scopriamo così che la pratica di yoga della mattina è dalle 6 alle 6:45 e la meditazione dalle 7:15 alle 7:45 e sono gratuite. Invece il rito del fuoco, gratuito, è al tramonto intorno alle 17:30. Dopo aver pranzato presso l'efficiente e buon ristorante (canteen) del Parmarth andiamo a riposarci nella nostra stanza. Alle 17 torniamo al Parmarth per assistere al rito assicurandoci il posto privilegiato sui gradini accanto ai giovani ragazzi in tunica colore ocra che cantano. Il rito è davvero emozionante anche per noi che siamo di una religione diversa e percepiamo la partecipazione sentita e sincera dei partecipanti indiani. In particolare ci ha colpito il coinvolgimento che abbiamo notato in molti dei ragazzi del coro che non si sono mai fermati per più di un'ora e mezza.
Decidiamo di saltare la meditazione al nostro ashram per provare la pratica di yoga e di meditazione al Parmarth. L'insegnante indiana bella, semplice con il kurtis bianco, i pantaloni bianchi e la sua dupatta in organza bianca con disegni delicati, ci propone una lezione di ashtanga yoga bella intensa. È attenta a ciò che succede tra i praticanti e, di tanto in tanto, scende dalla posizione più in alto dove dimostra le sequenze di āsana, per dare suggerimenti. Ne usciamo soddisfatti anche se abbiamo dovuto fare alcuni adattamenti, convinti che determinate posizioni è meglio non farle perché troppo intense per noi. Al termine siamo andati a fare una colazione con un ottimo masala cai e pane tostato con burro e marmellata al ristorante del Parmarth e tornati in sala abbiamo scoperto che l'insegnante di yoga avrebbe guidato anche la meditazione. È andata molto bene anche questa pratica, con un momento finale molto intenso dal punto di vista emotivo, in quanto l'insegnante si è commossa con tanto di vere lacrime. È stato un bel momento di emozioni in circolo! Insegnante davvero brava.
Prendiamo un risciò e ci rechiamo al Triveni ghat di Rishikesh sud, tanti fedeli a bagnarsi nel Gange, ci sediamo anche noi sui gradini con i piedi in acqua e restiamo per un bel po' ad osservare con grande curiosità le abitudini così diverse dalle nostre degli indiani. Facciamo poi un giro al mercato che sta proprio lì e dove c'è qualsiasi tipo di mercanzia ad ottimi prezzi. Approfittiamo anche di prendere un cai marsala con qualche dolcetto in una pasticceria molto frequentata. La consigliamo per la bontà dei prodotti e per la gentilezza del proprietario. Rishikesh sud è un delirio di persone, auto, risciò e scooter! Da scappare subito nella quiete dell'ashram!
Dopo le attività mattutine, affittiamo uno scooter per 400 rupie per l'intera giornata e raggiungiamo in quest'ordine i luoghi di maggiore interesse: le grotte tra cui Vashishta Gufa, le cascate, il tempio Kunjapuri Camps.
La routine quotidiana può sembrare noiosa ai più ma penso che qualche volta un periodo di distacco dalla vita a cui siamo abituati, anche breve, sia necessario. Rimettere ordine nella mente e favorire così una ripresa psicofisica è salutare. La giornata di oggi la trascorriamo nel nostro ashram partecipando alle attività proposte, compresa la meditazione serale con la candela (tatraka) che già in passato avevamo avuto l'occasione di sperimentare. Anche la pratica di yoga pomeridiana è una bella sorpresa con un nuovo insegnante giovane, seduto a terra tra i praticanti, attento alle difficoltà di ognuno, empatico. Prepariamo anche le valigie perché per due giorni andremo a visitare Haridwar (una delle sette città sacre dell'India). Abbiamo modificato il nostro viaggio rispetto all'idea iniziale decidendo di saltare la tappa che avremmo voluto fare a Kalka e a Shimla, località collinare. Resteremo a Rishikesh al ritorno da Haridwar. Questo cambiamento è sorto dalla necessità di dover fare un viaggio in treno lungo e stancante e, viste le condizioni di salute di entrambi (raffreddore e qualche linea fi febbre), ci siamo convinti ad andare più piano. Resteremo a Rishikesh nel nostro ashram diversi giorni in più del programma iniziale. Intanto domani mattina partiamo per Haridwar.
Oggi è domenica, non ci sono le attività quotidiane se non il 'karma yoga": la pulizia della propria stanza (noi l'abbiamo fatta tutti i giorni), e dalla sala di meditazione. Dopo la colazione quindi ci prepariamo e andiamo a prendere proprio davanti all'uscita dell'ashram dalla parte di Ram Julia, il taxi collettivo che in circa un'ora e 150 rupie a testa ci ha portati ad Haridwar. L'arrivo è su una strada principale dove abbiamo preso un altro risciò per raggiungere l'albergo (Krishna Ji). Piacevolmente sorpresi dall'ordine, la pulizia e la gentilezza del proprietario, abbiamo verificato che anche la stanza era perfetta. Un bel terrazzo con il ristorante dove abbiamo fatto colazione nei due giorni di permanenza hanno fatto la loro parte. Posati i bagagli, usciamo nonostante il caldo asfissiante del primo pomeriggio, attraversiamo il mercato la cui strada porta al gaht principale Har Ki Pauri. C'è una moltitudine impressionante di gente, ferventi devoti induisti che si muovono in massa, scooter e risciò che suonano continuamente spesso senza motivo. Il frastuono e il caos ci mettono a dura prova. Ci fermiamo a pranzare in un ristorante che sembra un più pulito degli altri e mangiamo bene: parantha paneer per mio marito e masala dosa per me, entrambi buoni. Arrivati al gaht Har Ki Pauri rimaniamo esterrefatti, è indescrivibile! Persone di ogni ceto sociale, di ogni età, accomunati dalla voglia di bagnarsi nel sacro Gange. Restiamo un bel po' seduti su uno degli scalini a scattare foto e a osservare lo spettacolo. Ci muoviamo perché stanchi per l'eccessiva confusione e torniamo in albergo percorrendo faticosamente Upper Road estremamente affollata di persone urlanti, di scooter e risciò che suonano all'impazzata nel tentativo di passare senza troppo preoccuparsi di chi è davanti a loro. La doccia purificatrice, il silenzio della stanza, la pulizia, il letto comodissimo, ci rimettono in sesto. Usciamo per cenare su Upper Road ma la cena da Ciotiwala, menzionato in molte guide turistiche, è davvero insoddisfacente e di scarsa qualità. Torniamo stanchi in albergo.
Usciamo dall'albergo con calma dopo aver fatto colazione in terrazza. Il proprietario, senza che noi glielo chiedessimo, ci presta un ombrello perché pioviggina. Ripercorriamo il mercato per acquistare qualche oggetto (2 vassoi rotondi di rame e una borsa di tela arancione con il disegno di Shiva) visti il giorno precedente, caratteristici del luogo. Usciamo dal mercato per passeggiare lungo il Gange attraversando un ponte su cui c'è un "OM" gigante. Qui la passeggiata è piacevole, tira un venticello rinfrescante e c'è meno caos, più pulizia. Ci sediamo sui gradini lungo il fiume ad osservare ciò che c'è intorno. La pioggia sembra darci una tregua.
Proseguiamo la passeggiata e ritorniamo senza volerlo su Upper Road e pranziamo, mangiando molto bene, in un ristorante annesso ad un hotel. Riprendiamo la passeggiata per acquistare, in un negozio super fornito, delle camicie (Kurtis) complete di pantaloni e sciarpa che avevo visto appena arrivati. Ottimo acquisto ad un buon prezzo, belle fantasie e buon cotone. Il temporale ci costringe a tornare in albergo ma ci fa anche piacere ritrovare un po' di tranquillità con un buon masala cai sul terrazzo, al coperto questa volta. Purtroppo abbiamo dovuto rinunciare alla visita ai due templi super consigliati in collina per le condizioni meteo.
Con un risciò raggiungiamo il punto di partenza (la stazione centrale questa volta), per prendere un risciò condiviso per tornare a Ram Julia a Rishikesh. Il traffico è notevolmente aumentato e ci mettiamo più tempo rispetto all'andata. È con piacere che riprendiamo la vita semplice, genuina e ordinata che evidentemente in questo momento è per noi necessaria. Scandita dalla campana delle 5, delle 8, delle 12, delle 16 e infine delle 20.
Pur stando nell'ashram non ci siamo fatti mancare alcune coccole, qualche dolcetto comprato in una pasticceria dall'altro lato del Gange, il massaggio ayurvedico a Laxman Julia, passeggiate serali sulla riva del Gange.
Dopo le attività mattutine prendiamo un risciò per andare nella parte sud di Rishikesh e visitare il Triveni ghat. Bella passeggiata, ancora poca gente, aria fresca dal Gange. Saltano agli occhi gli abiti multicolore delle donne e le magliette arancioni con i simboli di Shiva degli uomini, soprattutto ragazzi. Facciamo un giro per il mercato e attratti dall'odore, entriamo in una pasticceria dove pranziamo con dei panzerotti di pasta sfoglia ripieni di formaggio, caldi e buonissimi. Compriamo, tra l'assortimento che c'è, qualche dolcetto tra cui il milk cake, il nostro preferito.
Anche oggi dopo le attività ci rechiamo a Laxman Julia per il nostro meraviglioso massaggio e al ritorno ci fermiamo nella "canteen" del Parmarth per pranzare saltando il pasto dell'ashram.
La campana suonata a mano alle 5 è sempre puntuale. Non sono mattiniera nella mia quotidianità ma qui alzarmi così presto per recarmi nella sala di meditazione mi rende gioiosa fin dal risveglio. La pratica di yoga svolta quindici minuti dopo la meditazione è di una tradizione diversa da quella che seguo. Non mi convince ciò che viene proposto. Penso che provare in prima persona le lezioni di yoga di altri insegnanti (rinomati e con curricula importante), è sempre costruttivo. Mi dispiace solo per mio marito che avendo un problema ad un ginocchio non può fare molte delle posizioni indicate dall'insegnante il quale non si preoccupa minimamente di proporgli gli adeguati adattamenti. Dopo la colazione andiamo a Rishikesh sud, ci serve una piccola valigia (sapevo fin dalla partenza che al ritorno sarebbe stata necessaria). Acquistiamo una cabine bag a 1400 rupie, circa 15 €. Il traffico oggi (sabato) è particolarmente intenso e il risciò è in fila con tutti gli altri per rientrare a Ram Julia. La festa induista è ancora nel vivo e la gente che arriva e che parte è tantissima. Ci hanno raccontato che vengono a piedi percorrendo anche 300 km per poter venire qui a bagnarsi nel Gange.
È il nostro ultimo giorno all'ashram ed è anche domenica, le attività non ci sono se non la pulizia della sala di yoga e della propria stanza. Siamo in pochissimi, fa molto caldo e ce la prendiamo con comodo. Decidiamo dopo la colazione di sistemare le valigie e poi andiamo a fare la nostra pratica nella sala tutta per noi. Trascorriamo la giornata alternando momenti di lettura condivisa (leggiamo sempre un libro insieme: uno ascolta e l'altro legge ad alta voce e viceversa), ad altri momenti di lettura individuale, passeggiata e giretto verso il Parmarth per il solito ottimo masala cai.
Il taxi è puntuale, ci accompagnerà per 1200 rupie in aeroporto a metà strada tra Rishikesh e Deradun. Il volo è diretto ad Amritsar con scalo a Delhi. Amritsar è la città dei Sikh con il Golden Temple, era in programma sin dall'Italia e inizialmente pensavamo di utilizzare il treno notturno ma il costo del volo con la compagnia aerea Vistara di 137€ per due persone, ci ha convinti a scegliere questa opzione più comoda. Appena arrivati in aeroporto andiamo a fare il check in perché dobbiamo imbarcare una delle valigie. Cominciano le perlustrazioni dettagliate, arroganti e maleducate da parte del personale di Vistara, la compagnia aerea. Ci fanno aprire tutto, pesare e ripesare i nostri bagagli costringendoci ad inviare una delle due valigie da cabina, senza un reale motivo. Non finisce qui, il personale militare addetto al controllo dei bagagli, apre di nuovo l'unica valigia rimasta con noi e i due marsupi. Il volo, per fortuna, va bene e ci viene offerto anche uno snack nonostante la durata del viaggio sia di un'ora scarsa. A Delhi ancora un'avventura spiacevole. Per andare a prendere il volo per Amritsar bisogna rifare i controlli e qui: panico! Nessuno rispetta la fila, è un vero arrembaggio! Con molta fatica, impressionati da ciò che ci stava capitando tra spinte, urla e il dover controllare i nostri bagagli (1 marsupio a testa, i cellulari, il tablet, il kindle e la valigia) in quel putiferio. Una ragazza con il suo fidanzato ci hanno dato una mano per accaparrarci la scatola di plastica per riporre gli oggetti che vanno sotto il nastro mentre noi eravamo da tutt'altra parte e, quindi non riuscivamo a controllarli). Quando, finalmente, ci perquisiscono, ritroviamo tutto ma ci svuotano letteralmente i marsupi e riaprono per l'ennesima volta la valigia. Ovviamente, siamo di nuovo gli unici ad avere questo trattamento speciale! L'arrivo ad Amritsar è stato puntuale e con un taxi preso direttamente all'ufficio dell'aeroporto per 700 rupie raggiungiamo il nostro albergo. Rimaniamo delusi delle condizioni pietose della strada in cui si trova, sembra a dir poco una discarica. L'albergo lo abbiamo scelto con cura anche in base ai giudizi positivi di altri italiani. In realtà l'albergo in sé si è rivelato abbastanza pulito ma con finestre aimé non apribili e il condizionatore con un rumore da aereoplano. Per la cena ci siamo dovuti accontentare dell'unico ristorante, per fortuna accettabile, vicino all'albergo.
L'uscita dall'albergo di giorno è quasi peggio della sera ma superiamo, come sempre, questa sgradevole sensazione e con un risciò per 50 rupie andiamo a visitare il Golden Temple. Rimaniamo letteralmente senza parole di fronte alla bellezza di questo santuario Sikh, non descrivo in queste righe la storia perché online c'è tutto ma mi soffermo sulle nostre emozioni. Intanto è tutto molto ben organizzato, si lasciano le scarpe fuori gratuitamente, si riceve un gettone per la restituzione, si attraversa la piccola piscina che lava i piedi prima di entrare e dove ci sono i Sikh addetti al controllo (ci hanno chiesto di aprire lo zainetto). Un vero tuffo al cuore dopo questo passaggio, la scalinata da cui si scende per arrivare al tempio d'oro, ci permette di vedere tutto l'insieme e di scattare qualche foto anche se non si potrebbe (ma tutti lo fanno). Per fortuna è ancora presto, sono circa le nove del mattino e c'è poca gente. La devozione dei presenti mi tocca personalmente e un ragazzo di circa 10/11 con il suo bel turbante in testa e il camice bianco anni si avvicina chiedendo se siamo italiani e alla nostra affermazione positiva ci dice con orgoglio; "anch'io sono italiano!" Con difficoltà trattengo le lacrime. Si avvicinano anche la sorellina e i suoi genitori, tutti loro parlano bene l'italiano e dopo aver vissuto 12 anni nella nostra stessa piccola città a sud di Roma (!!!!), da due anni si sono trasferiti qualche km ancora più a sud. Dopo i saluti, non sono più riuscita a trattenere le lacrime e anche per un bel po'! Mi ha fatto tanta tenerezza, sono un'insegnante di scuola secondaria di primo grado della pianura pontina dove molti dei miei studenti e le loro famiglie provengono da questa parte dell'India e, purtroppo, non sono trattati benissimo dai compagni di classe, nonostante gli sforzi e il lavoro sull'inclusione di noi docenti.
Dopo aver fatto il giro intorno al laghetto del tempio, ci siamo seduti per un'ora circa ad osservare le persone e a catturare qualche immagine che rimarrà indelebile nella nostra memoria.
Usciti dal tempio abbiamo acquistato i biglietti dell'autobus "Hop in hop out" per 350 rupie a testa (gli autobus rossi a due piani scoperti superiormente sono ben visibili nella piazza prima di arrivare al Golden Temple), per andare al confine di Wagah-Attari tra India e Pakistan dove tutti i giorni da oltre 70 anni, i militari fanno una sorta di spettacolo teatrale al cambio della guardia. Lo consigliamo, è una festa molto carina da vedere. Con il passare del tempo è diventata anche un’attrazione per i turisti stranieri. Migliaia di persone si ritrovano ai due lati del confine per assistere a un “quasi scontro” tra i soldati dei due paesi che si conclude con una stretta di mano tra i militari. Torniamo in città verso le 20:30 e dopo aver cenato, torniamo in albergo.
Consiglio di visitare anche: Jallianwala Bagh, Shri Durgiana Temple, Gurudwara Bir Baba Budha Sahib.
Ieri, nella piazza antistante il Golden Temple, abbiamo contrattato per 700 rupie (200 come acconto) il passaggio dal nostro albergo all'aeroporto. La pioggia è insistente sin dalla notte e la strada antistante il nostro albergo è impraticabile, allagata, maleodorante tanto che il tassista, puntuale e gentilissimo, per agevolare la nostra entrata nell'auto fa una manovra in retromarcia sfiorando le porte dell'albergo. In aeroporto i controlli della compagnia Vistara sono meno fiscali del volo da Deradun e tutto fila liscio. A Delhi ci aspetta il tassista prenotato tramite il nostro albergo (abbiamo riconfermato lo stesso dei primi giorni di questo viaggio) sempre per 700 rupie. Sistemata la stanza e disinfettata come sempre, andiamo in risciò a Connaught Place per gli ultimi acquisti. In metropolitana abbiamo raggiunto Karol Bagh per recarci in un negozio di spezie (Roopak) che ci piace molto e dove, ogni volta che veniamo a Delhi, compriamo qualcosa. Torniamo in albergo per una doccia rinfrescante e per mangiare due manghi acquistati in Main Bazar vicino al nostro albergo (zona Pahrganj). Per cena torniamo ancora una volta in un ristorante di una catena (Sagar Ratna) dove il cibo pur essendo molto speziato ha un equilibrio più accettabile per i nostri palati, il personale è molto gentile, professionale e l'igiene sembra essere buona.
Dopo due biscottini e un buon caffè italiano con la nostra caffettiera elettrica, sempre con noi in tutti i viaggi, concordiamo con il proprietario del nostro albergo per poche rupie la possibilità di mantenere la stanza fino alle 21:30 per poi andare in aeroporto. Decidiamo, quindi di andare in metropolitana (a due passi da dove alloggiamo) a Lodi Garden. Ci eravamo già stati in uno dei viaggi passati ma ne vale sempre la pena. Passeggiare nel verde, sedersi su una panchina, prendere un po' di fresco, lontani dal caos del traffico, lontani anche dall'inquinamento acustico, è sempre piacevole. Ci rilassiamo , scattiamo un po' di foto, restiamo in ascolto dei tanti uccellini presenti, osserviamo divertiti i piccoli scoiattoli che abitano questo parco.
In zona c'è il Khan market e decidiamo di andare a visitarlo ma è molto deludente, pochi negozi molto costosi, mercato per persone benestanti che a noi non interessa affatto. Riprendiamo la metropolitana e andiamo a Chandni Chowk, una delle strade che porta al Red Fort (quest'ultimo non lo visitiamo perché già visto più volte nei viaggi precedenti). Questa via ci sembra migliorata dal punto di vista del caos, rispetto all'ultima volta ma forse è solo perché non è l'ora di punta. Mangiamo con piacere un panino senza ombra di spezie da MC (ebbene sì!). E pensare che a noi le spezie piacciono molto e che quando invitiamo i nostri amici a pranzo o a cena, dobbiamo limitarci, eppure qui in India la quantità è troppa anche per noi. Compriamo due manghi prima di andare in albergo e dopo un breve riposo proviamo a fare le valigie. Con una pazienza e attenzione certosina, mio marito riesce a fare entrare tutto nelle tre valigie a disposizione caricando con gli oggetti più pesanti il bagaglio che manderemo in stiva (oggetti che abbiamo comprato, scegliendo con cura, nei vari luoghi di questo viaggio). Per i bagagli a mano abbiamo a disposizione 8 kg a testa come nel viaggio di andata. Usciamo per la nostra ultima cena indiana rimanendo su Main Bazar, concludendo con un deludente gelato.
Il tassista procurato dal proprietario dell'albergo arriva puntuale e ci porta in aeroporto sempre per 700 rupie. I controlli delle valigie questa volta sono più veloci e meno fiscali e scopriamo subito che il nostro aereo Lufthansa con scalo a Monaco partirà alle 3 am anziché alle 1:20 am. In realtà siamo poi partiti alle 3:30 e abbiamo fatto una corsa a Monaco per prendere il nostro aereo per Roma ma ci siamo riusciti per pochi minuti. Siamo arrivati puntuali a a Roma Fiumicino alle 10:15 ma abbiamo atteso invano la nostra piccola, nuova valigia. Siamo rientrati in attesa del volo successivo, come consigliatoci dalla gentilissima signora dell'ufficio Lost and found" ma purtroppo non è arrivato. Speriamo nei prossimi giorni di ricevere una telefonata dall'aeroporto che ci dica che lo hanno spedito al nostro indirizzo di casa, come concordato.
P.s.: la valigia è arrivata dopo quattro giorni con un corriere direttamente a casa.