Nel cuore del Baden-Wüttemberg c'è una città che forse non molti italiani conoscono. Probabilmente viene un po' offuscata dalla fama delle vicine Stoccarda e Francoforte, ma indubbiamente merita di essere visitata se ci si trova in questa zona della Germania. È Heidelberg, conosciuta anche perché ospita una delle colonie americane più grande d'Europa. Io l'ho visitata forse nel periodo migliore, l'estate.
Sono a Heidelberg da poco, meno di un giorno. Sono venuta in questa città con l'idea di un posto da favola, letteralmente, e a quanto pare le mie aspettative non sono state disattese. È conosciuta come una delle città più romantiche della Germania e man mano che ci si avventura alla sua scoperta si capisce facilmente anche perché: tramonti e passeggiate sembrano stare lì apposta per le coppiette. Per non parlare del fatto che tutto sembra essere uscito da una favola dei fratelli Grimm.
Tutti quelli che incontro mi dicono: "Hai gia visto la Philosopherweg"? Rispondo che ancora no, ma lo farò subito: è la prima tappa del mio viaggio. Letteralmente "Philosopherweg" vuol dire "via dei filosofi": pare che questa passeggiata sia stata d'ispirazione a molti intellettuali.
Venendo da Bismarkplatz, si oltrepassa il ponte Theodor Heuss sopra il Neckar, il fiume che attraversa Heidelberg e poi, subito a destra, si imbocca una ripida salita: ci siamo. Per fortuna viaggio leggera e sono allenata, perché questa salita è una bella sfida. Lungo la strada si incontra la sede della Facoltà di Fisica e Astronomia dell'Università di Heidelberg, la più antica della Germania e tuttora molto prestigiosa. Continuo a camminare e continuo a salire: sembra non finire mai. Finalmente arrivo al Giardino dei filosofi, dove un tripudio di verde e fiori colorati mi convince subito che questa fatica ne sia valsa la pena. Una sosta è d'obbligo: devo riprendere fiato, ma soprattutto voglio godermi la vista del centro storico della città che c'è sotto di me e identificare i luoghi di maggior interesse indicati sul cartellone che ho trovato qui.
Ora che mi sono ripresa ho due possibilità: posso scendere verso la città o proseguire e vedere dove porta la strada. Per quanto mi riguarda la risposta è ovvia: proseguo! Mi ritrovo a percorrere un sentiero che attraversa il bosco. Non mi stupirei se adesso vedessi sbucare un folletto da qualche parte. Cammino, cammino e incontro sul mio percorso una torre con scala a chiocciola. Salgo, arrivo in cima e potrei restare quassù per sempre. Davanti a me c'è una panoramica della città che non ha nulla a che vedere con la precedente. Da qui si vede davvero tutto il centro; lo sguardo può spaziare e il senso di libertà che provo adesso è indescrivibile. E con la persona giusta sarebbe uno dei posti più romantici del mondo. Purtroppo, però, non posso rimanere qui in eterno: ripercorro la scala a chiocciola e riprendo il mio cammino.
Sembra che sia arrivata alla fine del mio percorso: il posto ha assunto all'improvviso una veste un po' più turistica. Qui infatti, c'è un teatro- arena voluto da Hitler nel 1934, dove formare il nuovo uomo tedesco. Pare che, però, non sia mai stato utilizzato.
È giunta l'ora di tornare. Ripercorro il sentiero dell'andata a ritroso fino al Giardino dei filosofi, dove avevo incontrato il bivio. Per andare in città prendo il percorso che, con una lunga ma piacevole scalinata, mi porta direttamente davanti alla porta della città, patrimonio dell'UNESCO.
Per la cena mi lascio tentare da una birreria con i tralci di luppolo che decorano il soffitto, che incontro appena passata la porta della città. Non posso che prendere birra e wurst. Ahimé, è vero che la cucina tedesca non è fra le migliori.
Su Heidelberg troneggia un castello e oggi è il giorno giusto per andare a visitarlo.
Passo velocemente per la via principale del centro (gli darò la giusta attenzione al ritorno) e arrivo a Kornmarkt, da cui parte la funicolare che sale al castello. Anche questa è una bella salita ripida. Il trenino mi lascia proprio all'entrata del cortile interno del castello. Qui c'è la biglietteria e le guide accolgono i turisti per i tour guidati. Mi unisco al mio gruppo e mi avvio verso l'entrata del castello: la visita comincia.
Il castello venne edificato tra il 1400 e il 1620 e per questo non ha una struttura unitaria: elementi gotici si uniscono a quelli rinascimentali e barocchi. È molto bello e molto grande, anche se la cosa più sorprendente è la vista di cui si gode da qui: tutta Heidelberg è ai miei piedi!
Il tour guidato termina con la visita alla cappella e di un'esposizione di vari oggetti di corte. Da qui si può proseguire da soli.
Uno dei simboli della città è la Große Fass, "la grande botte". Si tratta, appunto, di una botte, all'epoca la più grande del mondo. È talmente grande che non riesco a fotografarla per intero. C'è anche l'immagine di un omino: è Perkeo, il custode della botte. Il suo nome deriva, leggenda narra, dal fatto che all'offerta di un bicchiere di vino lui rispondesse sempre: "Perche no?". Sempre secondo la leggenda, il medico gli ordinò di bere un bicchiere d'acqua, cosa che Perkeo non aveva mai fatto in vita sua. Tanto bastò a ucciderlo.
Infine visito il Deutsche Apothekenmuseum, dove sono esposti strumenti da farmacista, droghe, erbe e cosmetici.
Ora che ho visitato tutto il castello posso tranquillamente tornare alla funicolare: il centro mi aspetta.
La Altstadt è un luogo che brulica di turisti. Qui difficilmente si trovano heidelberghensi purosangue, ma è comunque una zona da non perdere. Ritornando in Kornplatz, vado verso sinistra, in Marktplatz, dove c'è il municipio e la cattedrale gotica Heiliggeistkirche. In Marktplatz i locali allestiscono i tavoli per i clienti e tutto è un gran vociare. Cerco un po' di silenzio nella cattedrale. Inizialmente l'interno di questa chiesa era diviso: da una parte si svolgeva il rito cattolico, dall'altro quello protestante. In seguito, dopo la Riforma, prese il sopravvento il Protestantesimo e la chiesa divenne totalmente protestante. Perciò non mi stupisce il fatto che, al contrario delle nostre chiese, sia alquanto spoglia.
Esco dalla cattedrale e mi incammino per l'affollatissima Hauptstrasse. Diversi negozi mi tentano: vendono souvenirs di Heidelberg, gelaterie che studiano alla perfezione non solo la ricetta dei propri gelati, ma anche la loro presentazione (in una addirittura compongono un fiore sul cono con i gusti dei gelati), storiche birrerie una volta frequentate da studenti, ora da turisti. Attraverso Universitätplatz, dove c'è l'Ateneo dell'Università, e infine eccomi in uno degli snodi principali della città, Bismarkplatz. Stanca per la lunga giornata decido di chiudere in bellezza andando a sedermi sul prato del Neckarwiese, sulle sponde del Neckar, mangiando un gelato a cui non ho saputo resistere.
Ho letto sulla guida che durante una visita a Heidelberg non può mancare il giro in battello sul Neckar. Si parte dal molo di fronte alla Stadthalle per prendere il battello della Weisse Flotte. Navigando, navigando, la barca sfila davanti piccoli borghi sulle sponde del fiume e infine eccomi a Neckarsteinach, il paese dei quattro castelli. Mi faccio dare informazioni su come visitarli e mi dicono che solo due sono accessibili, perché gli altri due sono di proprietà privata. Vengo indirizzata verso le due rocche visitabili: Hinterburg e Burg Schadeck. Per raggiungerli mi aspetta una bella passeggiata nel bosco. Tutto questo contatto con la natura mi rende felice e mi fa sentire un po' Cappuccetto Rosso.
Arrivata alla prima delle due, mi trovo davanti un'alta torre. Salgo.
La struttura in sé potrà lasciare un po' delusi per la sua modestia, ma il panorama è la vera attrazione. Continuo il mio cammino nel bosco e raggiungo la seconda torre, direi forse un po' meglio conservata dell'altra. Ad ogni modo anche qui il vero spettacolo è ciò che si vede fuori dalla finestra.
Per tornare al battello devo percorrere la stessa strada dell'andata. Non ho fretta, quindi me la prendo con calma, godendomi i suoni e i profumi della foresta. Per tutto il percorso mi ci sono volute alcune ore.
Salgo nuovamente a bordo del battello della Weisse Flotte. In barca trovo più piacevole stare sul ponte che al coperto, perciò mi sistemo a un tavolino all'aperto. Si parte. Mi godo il rientro ammirando la sponda destra, poi la sinistra con i loro boschi verdi puntellati ogni tanto dai paesini.
Sbarcata a Heidelberg, prima di tornare a casa, mi concedo un'ultima passeggiata per le vie del centro. Questa sera bancarelle che vendono brezel, panini con wurst e birra occupano tutta Universitätplatz. Trovo anche chi vende gioielli, pietre ornamentali e altri accessori. In giro c'è aria di festa. Heidelberg mi saluta così.
E con questo si concludono i miei tre giorni a Heidelberg, una città ricca di storia che non tutti conoscono, ma che vale assolutamente la pena visitare.