Magica Sardegna

Aprile è il mese ideale per scoprire le favolose coste della Sardegna, quando ancora non ci sono troppi turisti ad affollare le sue spiagge immacolate. Noi abbiamo deciso per una vacanza in totale libertà, viaggiando e dormendo sulla nostra vettura che da tempo abbiamo modificato in un attrezzato mezzo furgonato con tutti i comfort.

  • Il viaggio è durato 8 Giorni
  • Budget speso Da 251€ a 500€
  • Ho viaggiato In coppia
  • Continenti visitati: Europa
  • Stati visitati: Italia
  • Viaggio fatto in primavera
  • Scritto da ormesulmondo il 23/02/2017
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  1. Giorno 1

    Da Olbia a Sa Foxi Manna (345 km)
    Sbarchiamo ad Olbia piuttosto riposati, nonostante avessimo scelto il più economico passaggio ponte. La maggior parte dei passeggeri che sceglie questa opzione si sistema dove capita, lungo i corridoi della nave con sacchi a pelo e materassi improvvisati.
    Non appena tocchiamo orientiamo la nostra bussola verso il sud, giungendo in breve alla splendida spiaggia di Cala Gonone. Il clima mite e la quasi totale assenza di turisti ci consente di trascorrere qui un paio d'ore di piacevole relax.

    La strada che attraversa il Parco Nazionale del Gennargentu è deserta, spettacolare e molto panoramica. Procediamo spediti verso la marina di Tertenia e il golfo di Sarrala. A circa tre chilometri dalla costa prendiamo il bivio per la spiaggia di Sa Foxi Manna. E' questa una zona della Sardegna ancora molto naturale e selvaggia, con poche strutture e quindi poco sfruttata dal turismo. Dopo qualche difficoltà nel trovare una sistemazione per la nostra vettura, ci fermiamo per la notte in un piccolo porticciolo a ridosso di una zona militare.

  2. Giorno 2

    Sa Foxi Manna - Pula (200 km)
    Lasciamo all'alba la spiaggia di Sa Foxi Manna percorrendo la panoramica strada litoranea verso Olia Speciosa. Qui si incontrano i primi "spot" ideali per gli appassionati di kitesurf. Ho con me tutta l'attrezzatura e non vedo l'ora di fare qualche uscita in mare.
    Nei pressi di Villasimius non possiamo ignorare la bellissima spiaggia di Capo Carbonara. Oggi il vento entra di maestrale ed è molto rafficato. Esco comunque per una mezzora circa, poi devo desistere alle forti raffiche ad oltre 30 nodi.

    Nei pressi dello stagno di Cagliari, in località La Maddalena (spiaggia di Maramura) segnalo un'altro spot interessante. Il vento in questa zona sembra un termico ed è molto più costante di quello trovato a Capo Carbonara. E' tardi ormai e così ci fermiamo solo il tempo di ammirare qualche evoluzione per proseguire in direzione di Pula.

  3. Giorno 3

    Pula - Chia (83 km)
    Nel comune di Pula si trovano le rovine della città punica di Nora che vi consigliamo di visitare. Ci dirigiamo verso la Torre di Chia da cui si gode uno splendido panorama sulla baia. Lasciamo l'auto in un grande parcheggio e con le nostre mountain bike seguiamo un sentiero sterrato che attraversa una folta vegetazione tipica mediterranea circondata da rocce con le forme più strane, dovute all'azione degli agenti atmosferici. In breve raggiungiamo il faro di Capo Spartivento da dove si può godere di un'ottima vista della Baia di Chia verso est, e della costa di Teulada verso ovest. Ci fermiamo per il pranzo alla spiaggia di Malfatano, splendida insenatura dove decideremo di pernottare con il nostro mezzo furgonato.

  4. Giorno 4

    Chia - Isola di San Pietro (94 km)
    In tarda mattinata abbiamo raggiunto il porto di Calasetta in attesa del traghetto che in circa 40 minuti ci porterà sull'Isola di San Pietro.
    Sbarchiamo a Carloforte (Isola di San Pietro), l'unico centro abitato dell'isola. Quest'ultima fu fondata da una colonia di pescatori liguri provenienti da Tabarka, un'isola al largo della Tunisia.
    L'origine ligure dei suoi abitanti la si può riscontrare nel dialetto, nelle tradizioni, nei costumi, nell'urbanistica del paese, come si può notare visitando il suo centro storico.
    Lasciamo la nostra auto nei pressi del porto e in bicicletta ci dirigiamo verso le "colonne", poste tra la spiaggia della Bobba ed il Lucchese. Si tratta di due faraglioni di roccia emergenti dal mare, proprio di fronte alla costa dell'Isola di Sant'Antioco.

    Nel tardo pomeriggio raggiungiamo la spiaggia detta La Caletta, situata sulla costa a occidente dell'isola. Il nome della regione è antichissimo e deriva dal fatto che la cala era base d'appoggio per gli antichi navigatori Fenici, Punici e Romani che la utilizzavano per spalmare di pece le loro navi per impermeabilizzarle.
    In serata ci sistemiamo con l'auto nei pressi del Faro di Capo Sandalo, il faro più occidentale d'Italia. E' situato sulla Punta di Capo Sandalo in una delle zone più incontaminate dell'isola, dove tra l'altro è presente un'oasi protetta della Lipu (in quest'area migra il falco del Madagascar). Un sentiero in discrete condizioni consente di scendere fino al mare. E da qui assistiamo ad un tramonto meraviglioso.

  5. Giorno 5

    Isola di San Pietro- Scivu (200 km)

    Siamo diretti verso la spiaggia della Tonnara che è raggiungibile percorrendo la strada bianca che dall'abitato di Calasetta scende verso Punta Maggiore. Il percorso è molto panoramico è merita sicuramente un giro in mountain bike.
    Percorriamo la panoramica SP 83 che passa per Fontanamare e Nebida. Lungo il tragitto della "panoramica", strada di accesso che corre lungo la scoscesa costa rocciosa, è possibile sostare nelle piazzole e ammirare l'ineguagliabile bellezza della costa più antica d'Europa. Da qui è possibile ammirare un gruppo di faraglioni che si ergono dal mare in tutta la loro maestosità, tra cui il famoso "Pan di zucchero" che con i suoi 133 metri di altezza è lo scoglio più alto d'Europa. Un ambiente mozzafiato unico al mondo!
    La spiaggia di Scivu fa parte di uno dei litorali più belli della costa, poco conosciuto e difficile da raggiungere, affascinante e suggestivo per via della natura praticamente intatta nella quale è immerso e della mancanza di qualsiasi tipo di insediamento nelle sue vicinanze. La spiaggia è lunga circa tre chilometri e tagliata in due da un piccolo tratto di scogliera, paradiso dei pescatori. E' costituita da sabbia finissima definita "parlante", per via del sordo rumore che si può udire camminandoci.
    L'atmosfera è splendida in qualsiasi momento della giornata, e in qualsiasi periodo, in estate come in inverno; il momento più seducente è al tramonto quando, sotto l'effetto del sole calante, la sabbia, le pareti di arenaria circostanti ed il mare si tingono di rosso.

  6. Giorno 6

    Scivu - Porto Mandriola (164 km)
    Raggiungiamo Piscinas percorrendo la strada che da Arbus passa attraverso gli antichi borghi minerari di Ingurtosu e Naracauli e si conclude con sette chilometri di strada sterrata lungo il rivolo d'acqua del Rio Naracauli.
    Ingurtosu è stata, insieme a Montevecchio, sede di una delle più importanti miniere dalla Sardegna. La miniera iniziò la sua attività nel 1855 e all'inizio del XX secolo raggiunse la massima espansione. Nel villaggio minerario si trovava il palazzo della direzione, chiamato "Il castello", costruito verso il 1870 in stile neo-medievale ad imitazione di un palazzo tedesco.

    Le immense dune, che si estendono per più di un chilometro nell'entroterra sulla foce del Rio Piscinas, sono uno spettacolo unico in tutta la Sardegna che sono valse a questa località l'appellativo di "Sahara Sardo". Le altissime dune, le più alte in Europa, raggiungono anche il centinaio di metri di altezza e occupano una superficie in continuo divenire sotto l'azione degli agenti atmosferici e, soprattutto, del forte maestrale. L'unica costruzione presente è un ex-deposito della ferrovia mineraria trasformato in un albergo unico ed esclusivo. Hotel Le Dune, aperto tutto l'anno.

    Ci dirigiamo a Nord passando da Torre di Flumentorgiu e raggiungendo la bella Oristano, le cui numerose chiese meritano una sosta. Proseguendo a San Giovanni di Sinis finalmente incontro un vento termico meraviglioso che mi consente una splendida uscita in kitesurf, proprio a ridosso della città fenicio - punica di Tharros, una delle aree archeologiche più importanti della Sardegna. Per la notte ci sistemiamo a Porto Mandriola (Putzu Iddu) direttamente sulla spiaggia.

  7. Giorno 7

    Porto Mandriola - Capo Comino (200 km)
    Giungiamo a S'Archittu di Santa Caterina nella regione costiera del Montiferru. La sua scogliera è articolata in promontori e cale spettacolari ed è l'mmagine simbolo della zona. Essendo vicino al mare e a pochi metri da una piccola baia è meta ogni anno di un gran numero di appassionati di tuffi che si sfidano al volo d'angelo più bello dalla punta dell'arco.

    Per rientrare ad Olbia dobbiamo attraversare da costa a costa la regione. Una prima tappa per il pranzo la facciamo sulle rive del lago Omodeo, nella regione del Barigadu. Si tratta di uno dei bacini artificiali più grandi d'Italia. Ad Ulà Tirso, l'imponente diga di Santa Chiara sbarra il corso del fiume. Ai tempi della sua costruzione, la diga fu considerata un'opera ciclopica, mentre il bacino che si formò ebbe a lungo il primato di più grande lago artificiale d' Europa.

    Nel primo pomeriggio raggiungiamo la spiaggia di Osalla dove un'enorme pineta di pini mediterranei chiude l'arenile alle nostre spalle, per una lunghezza di alcuni chilometri e grossi pini si spingono fin sulla sabbia. Un posto idilliaco per trascorrere la giornata. Verso sera ci sistemiamo presso la spiaggia di Capo Comino, caratterizzata da sabbia fine e bianca, circondata da rocce rosa e dune sabbiose con bassi cespugli di ginepro. Il colore dell'acqua varia dal turchese al blu cobalto.

  8. Giorno 8

    Capo Comino - Olbia (70 km)
    Nell'ultimo giorno a nostra disposizione trascorriamo la mattinata in placido relax sulla spiaggia di Capo Comino. Dopo pranzo ci dirigiamo verso la spiaggia di Santa Lucia e poi a Cala d'Ambra, situata ad est dell'abitato di San Teodoro, a ridosso del colle di Lu Casteddu. Si tratta di una spiaggia piccola e raccolta, frequentata soprattutto dai turisti per il suo ambiente gradevole e riposante. Più tardi raggiungiamo la splendida spiaggia di Brandinchi, con lo sfondo della Tavolara. Le sue acque cristalline le valgono il soprannome di Tahiti. Il posto è splendido e, nonostante l'acqua fredda decido di fare un bagno con la muta estiva a maniche corte.

    Lasciare l'isola lascia una sensazione di vuoto, di perdita. E' qualcosa che ti prende lo stomaco e non ti vuole far partire. E' un pò come il mal d'Africa dei grandi viaggiatori del passato. Una sensazione ancestrale che di sicuro ci costringerà a tornare...

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