Malesia. Bella bellissima incredibile. Davvero uno dei luoghi più belli mai visitati.
Da tempo il sogno nel cassetto era vedere le Grotte di Batu, così biglietti aerei in mano e via direzione Malaysia. Il volo è lungo, più di 10 ore e uno scale ma ne vale la pena - assolutamente.
Sono stata in Malesia per cinque giorni, escluso il viaggio. Forse ce ne sarebbero voluti altri, ma il colpo di fulmine è scoccato lo stesso.
Durante il mio viaggio nel Sud Est asiatico non potevo non vedere le Grotte di Batu e così sono passata subito da Kuala Lumpur.
Un pò per raggirare il caldo, un pò per evitare un ingorgo eccessivo di persone come prima tappa del giorno abbiamo deciso di visitare le Grotte di Batu. Incredibili. Maestose. Da togliere il fiato. Meta di turismo religioso, è uno dei più popolari santuari indù al di fuori dei confini indiani ed è dedicata a Murugan, divinità guerriera. Quando siamo arrivati davanti a questo arcobaleno di scale siamo rimasti impietriti per la loro bellezza. Il dio Murugan - nella sua gigantesca statua - ci guarda e noi lì a fissarlo attoniti per la sua magnificenza.
Quasi 300 scalini di tutti i colori a dividerci dai templi all'interno della grotta, ma in fondo non sono faticosi da salire. 5 minuti e siamo all'ingresso. Nessun biglietto da pagare, ci è richiesto soltanto di coprire le gambe con un pareo. (Se non ne avete uno pagando un ringgit potrete noleggiarlo.) Molti fedeli portano doni e si fanno benedire dai sacerdoti. E' bello assistere a questa processione, sembra quasi di farne parte. Anche se ciò che vi colpirà di più saranno i colori e le architetture.
Dopo di che ci siamo diretti al Royal Selangor Visitor Centre. Da una fabbrica di pelcro non mi aspettavo nulla, anzi. Non sarei nemmeno andata ma ordini superiori mi hanno portata qui. Metto le mani avanti, se decidete di visitare il Royal Selangor Visitor Centre fatelo con una guida, altrimenti la delusione è dietro l'angolo. Sarà difficile comprendere e apprezzare questo luogo se privi di una spiegazione.
Un centro che dal punto di vista architettonico è curato e di design. Dietro si denota un concept e delle idee forti. La Malesia già prima del periodo coloniale è stata un centro mondiale della produzione di stagno, peltro e latta. Il marchio più conosciuto è il Royal Selangor con sede a Kuala Lumpur, ma con uffici e negozi anche a Singapore, Shanghai, Londra, Toronto, Melbourne, Hong Kong e Tokyo. Spesso grandi aziende commissionano progetti al Royal Selangor come Veuve Clicquot Ponsardin, Dom Perignon, Krug, nonché clienti famosi, tra cui l'ex presidente americano Bill Clinton, Martha Stewart e Mel Gibson.
Dopo questa sosta ci spostiamo a Kuala Lumpur. Prima di partire mi avevano detto che la città non era niente di che. Anzi, piuttosto bruttina. Beh, saranno state le aspettative basse o il fatto che mi sorprendo sempre ma Kuala Lumpur mi ha lasciato positivamente soddisfatta.
Tappa obbligata: Torri Petronas. Le Petronas Twin Towers o Torri Petronas sono le due torri gemelle alte 452 metri che imperano sulla città di Kuala Lumpur. Costruite negli anni '90 sul progetto dell'argentino César Pelli sono diventate immediatamente il simbolo economico della Malesia. A renderle ancora più impressionanti è lo Skybridge, il passaggio che a 171 metri di altezza unisce i due edifici. Ogni torre è disegnata secondo uno schema geometrico comune, come avviene nella tradizione dell'architettura islamica. Due quadrati, simbolo del mondo materiale, ruotati e sovrapposti a formare una stella inscritta in un cerchio che evoca il simbolo dell'Islam.
Totalmente di altre dimensioni è il Central Market. Un numero spropositato di piccoli negozi di ogni genere. Dalla piccola bottega con artigianato malese, al negozio di vestiti thai fino ai souvenir cinesi. La maggior parte dei miei acquisti li ho fatti qua. In Malesia i prezzi sono davvero bassi e qui ho trovato oggettistica adorabile di tutti i tipi.
Dal Mercato a piedi abbiamo raggiunto Piazza Indipendenza, camminando si vede una parte di Kuala Lumpur molto bella. Curata e moderna. La piazza è carina e se anche a voi hanno detto "Kuala Lumpur è piuttosto bruttina" sarà una piacevole sorpresa.
Per il mio secondo giorno in Malesia sono approdata a Penang. Se dovessi scegliere il mio posto preferito in malesia, ecco, sarebbe questo.
Penang, nello specifico Georgetown, è la città UNESCO famosa a livello mondiale per la sua incredibile street art. Chi viene in Malesia non può non visitare i suoi tesori. Installazioni e murales si, ma anche templi e quartieri dal carattere ancora fortemente tipico. Prima di partire avevo fatto i compiti e sapevo cosa cercare. Conoscevo la sua fama nel mondo della street art. Sapevo già che mi sarebbe piaciuta ma poi esserci fisicamente è un altro conto. Girare per le strade di Georgetown è stata un'esperienza che vorrei assolutamente ripetere.
Il primo giorno lo abbiamo dedicato ai templi. Di buona leva ci siamo diretti al Kek Lok Si. Ingresso al tempio gratuito mentre la funicolare costa RM 4 andata e ritorno. È il tempio più importante di Penang. Gode di una posizione panoramica incredibile sulle colline. La sua caratteristica bellezza sta nelle pagode, nei tempietti e nelle statue colorate. Si estende su una superficie molto grande ed è sviluppata su due livelli. In quello superiore c'è un'enorme statua bronzea di 30 metri della dea della misericordia Kuan Yin.
Io ho avuto la fortuna di visitarla durante il periodo del Capodanno Cinese, se potete fatelo anche voi. Il tempio era ancora più bello e si respirava tutta la magia di questo momento magico.
Dopo di che: Wat Dhammikarama + Wat Chaiyamangalaram. Uno di fronte all'altro. Il Dhammikarama è uno dei templi più sorprendenti di Penang, poco pubblicizzato e visitato ma sicuramente meritevole di una visita. Un momento di fuga dal resto del mondo, una pace che solo chi lo visita può comprendere. Il Wat Chaiyamangalaram è posizionato proprio di fronte al Dhammikarama, a circa 3 km dal centro di Georgetown. È famoso per ospitare un'immensa statua del Buddha sdraiato di 33 metri di lunghezza, interamente in oro placcato, che ricorda il Budda del Wat Pho di Bangkok.
Ingresso al tempio gratuito ed è necessario entrare scalzi.
Ultima visita della giornata: Clan Getty. Nella zona di Weld Quay. I Clan Jetty sono un insieme di tipiche case su palafitte nell'antico porticciolo. Qua vivono le famiglie dei clan cinesi arrivati a Penang nel secolo scorso e ci sono piccole botteghe di souvenir. Per proteggerle dalla distruzione per fare spazio a costruzioni avveniristiche è inervenuta l'UNESCO.
Secondo giorno a Penang, avremmo potuto fare di fretta ma la città merita tempo. E' bello anche solo fermarsi per un pranzo tipico o per un the. Fermarci una notte è stata una scelta azzeccata.
Abbiamo dedicato questa giornata a LITTLE INDIA e CAMPBELL STREET. Regni di street art e street food.
Da assaggiare: char kway teow (noodles di riso piatti saltati con verdure e carne), laksa (zuppa di noodles piccante con gamberi e mille altri ingredienti), kue dadar kulung (un cilindro di pancake di pandan e cocco ripieno di zucchero) e coconut ice cream servito in metà noce di cocco con gelato al cocco, cubetti di gelatina di cocco e altri ingredienti che si possono scegliere sul posto.
Camminando per il centro di George Town si incontrano un numero imprecisato di murales e installazioni artistiche. I graffiti che colorano la città si trovano un po' ovunque. La zona in cui si concentrano quelli più fotografati è tra Lebuh Armenian e Lebuh Chulia. I più famosi sono quelli dell'artista lituano Ernest Zacharevic che ha realizzato una serie di murales combinati ad installazioni ispirandosi alla vita di tutti giorni dei malesi e usando le persone normali come modelli.
Come saluto a Penang abbiamo scelto di visitare il Rainbow Skywalk and Observatory Deck che offre una vista a volo d'uccello di tutta la città. E' nel punto più alto di George Town, sul tetto della torre Komtar. L'esperienza è stata quella di camminare in aria a 249 m di altezza. L'Osservatorio al 65esimo piano dispone anche di una passerella di vetro che consente di guardare tutto quello che avviene di sotto.
Giorno 4: Langkawi. Il Paradiso della Malesia.
Spiagge sabbiose, risaie, tanta natura incontaminata e una funivia in cima al mondo. Il turismo qua dilaga ma non ci si accorge nemmeno di essere così in tanti. Il motivo di questo affollamento? E' un'isola duty-free, un paradiso anche per lo shopping. Ma al di là dei negozi, Langkawi rimane un'isola rurale tipicamente malesiana, fatta di piccoli villaggi, bufali acquatici e mangrovie.
Dopo tre giorni di viaggio un pò di relax ci serviva, così siamo andati al mare. Essere a Langkawi e non andare in spiaggia sarebbe stato un vero errore. Abbiamo steso il nostro telo sulla sabbia di Chenang. Acqua pulita e trasparente. Sabbia morbida e bianca. Un albero a fare ombra. Poco, pochissimo ma perfetto. La spiaggia è super-attrezzata. Bar, chioschi, sdraio da noleggiare e sport acquatici. Girando l'angolo negozi, un mall e l'acquario dell'isola.
Per questo ultimo giorno a Langkawi abbiamo deciso di goderci il panorama con il Langkawi Sky Bridge. E' un ponte pedonale completato nel 2005. Si trova a 660 metri sul livello del mare, al culmine del Gunung Mat Chinchang. E' raggiungibile tramite la funivia e una volta scesi chi vuole può prendere l'ascensore (code assurde e di una lentezza biblica) oppure può scegliere di percorrere qualche scalino. Io ho optato per le scale. Rapide, indolori e soprattutto senza fila. Lungo 125 metri e largo circa 2. Unisce due colline. È progettato per creare una prospettiva mutevole e sinuosa. Pannelli di acciaio e cemento posti sopra una capriata triangolare capovolta, sospesi e tenuti insieme soltanto da otto cavi e un singolo pilone di 81,5 metri.
Nel pomeriggio siamo tornati in spiaggia. Ultimo sole prima di tornare in Italia al freddo di Febbraio. Per questa giornata abbiamo scelto Pantai Kok. Sabbia bianca e fine con due isole artificiali che completano il panorama. Vicina è la Marina dove ci si può imbarcare e circumnavigare l'isola per vedere le mangrovie.