Durante un mio viaggio a Dubrovnik mi sono ritagliato un paio di giorni per andare a visitare Kotor, la terza città del Montenegro. Conosciuta e visitata da pochi italiani, è stata una grande scoperta: una cittadina circondata da mura con scorci incantevoli, turisti tranquilli e un'atmosfera fuori dal tempo, dove l'ovest incontra l'est. Insomma, una gemma dell'Adriatico con un nome italiano - Cattaro - che rivela la grande influenza veneziana che ancora si può leggere sulle insegne dei negozi. Incastonata in un luogo unico al mondo - le Bocche di Cattaro - è meravigliosa e da scoprire prima che i turisti comincino ad affollarla. Seguimi che ti racconto cosa vedere a Kotor!
Pochi chilometri separano Dubrovnik dal confine e filano lisci come l'olio.
Alzata la sbarra della dogana si giunge in un paese e si nota subito la differenza: l'ordine e la pulizia sono un ricordo. Forse la pioggia che sta cadendo mi fa vedere le cose peggio di come sono, ma ci sono cartelloni abbattuti, sterpaglie e case decrepite coi vetri rotti; tutto è molto spartano e desolatamente abbandonato a se stesso. È chiaro che il Montenegro è una repubblica giovane e ha tante priorità prima di dare un valore estetico alle strade, soprattutto al confine; ma è evidente il contrasto con Dubrovnik, dove ogni pietra è a posto. Molti oleandri in fiore però rallegrano la vista e arrivato a Herceg Novi (Castelnuovo) spunta il mare sulla destra, ma con questo grigiore non è granché.
Passato un piccolo rilievo l'itinerario diventa fantastico: la strada segue la forma sinuosa della costa. Abbiamo raggiunto le Bocche di Cattaro, un papillon con tre triangoli d'acqua che si stringono e quasi si toccano; un miracolo della natura questo fiordo! Per la larghezza (o meglio dire strettezza) ricorda il Lago di Como. La pioggia che smette aiuta ad apprezzare la bellezza; perciò ogni tanto mi fermo sul tragitto (dove possibile) per fotografare i panorami: addirittura un'enorme nave da crociera passa nello stretto! Una meraviglia eccezionale, anche per le alte montagne a ridosso del mare che fanno da sfondo alle coltivazioni di frutti di mare e ai paesini sparsi qua a là.
Alcuni paesi sono tristi, altri invece piccole gemme, come Perast (Perasto in veneziano), posto proprio dove le Bocche si stringono; merita assolutamente una sosta. Subito l'attenzione viene rapita dalle due piccole isole in mezzo al mare: in una c'è un monastero, l'altra una chiesa con la cupola celeste meravigliosa; già guidando lungo il mare è impossibile non notarle!
Perast invece è graziosa: le case in pietra si specchiano sull'acqua, con un piccolo porticciolo che ti accoglie; sullo sfondo spicca un campanile affusolato in stile veneziano. Sembra di stare fuori dal tempo, perché tutti passeggiano tranquilli sulla strada chiusa al traffico; qui non c'è fretta e anche io mi fermo a pranzare tranquillo.
Finalmente sbuca un raggio di sole, mentre passeggio sul lungomare; poco dopo si apre improvvisamente un enorme cantiere con molti operai anche il sabato pomeriggio. Sono entrato in un altro mondo girato l'angolo? In realtà si alternano case da ristrutturare a case molto curate coi fiori, qualcuna semi abbandonata e altre - soprattutto dietro - abbandonate o sventrate, come esplose! Uno scenario con molti contrasti: belle auto si alternato a macchine vecchie, splendidi ristoranti e bar sul mare pieni di turisti dove godersi i panorami a posti scadenti o con finestre bruciate... Ma i tanti cantieri dimostrano che è vivo, che vuole puntare sul turismo e quindi può solo migliorare. I turisti intanto già lo popolano, come dimostrano gli yacht nel mare.
Non sono fortunato: le due chiese presenti sono chiuse. Così torno all'auto e riprendo la via, ammirando il panorama dall'alto di Perast: una torretta in primo piano, poi i tetti rossi e il campanile veneziano e sul mare le due meravigliose isole... che vista!
Riparto: manca una dozzina di chilometri a Kotor. Giusto il tempo di seguire la strada che procede parallela al mare. A anticiparla Dobrota, cittadina senza pretese ormai fusa con Kotor che si affaccia sul mare, dove qualcuno prende il (poco) sole; da qui in 5 minuti a piedi sono davanti alla mura di Kotor... me le aspettavo molto più alte! Infatti Cattaro è diventata patrimonio Unesco proprio per le fortificazioni veneziane; superato il ponte sul fiume Scurda si vede bene la cinta muraria, che sarà alta 7-8 metri, con la tonda Torre della Campana a proteggere quel lato. Proseguendo per 100 metri, si arriva alla Porta Marina; qui di fronte il porto con l'attracco delle navi da crociera. Prendo la mappa e entro.
La porta è piuttosto stretta per poi spalancarsi nella Piazza d'Armi con la Torre dell'Orologio, quadrata e tozza; gli infissi delle case della piazza sono tutti verdi e si stagliano sui muri chiari dei palazzi, splendidi e curati.
L'atmosfera è fantastica: ai tavolini la gente è già seduta a chiacchierare; altri passeggiano tranquilli, come in una qualsiasi destinazione vacanziera. Io proseguo dal lato della Torre, dove è disegnata un'altra piazzetta allungata con altri ristoranti: sul fondo una casa color crema coi finestroni nel tetto che mi ricordano Vienna. Lo scorcio è davvero stupendo: insomma, di palazzi decadenti qui nessuna traccia!
Tante viuzze strette partono da qui: io prendo quella di destra che si infila tra i palazzi finché si apre un'altra piazzetta - Piazza della Farina (Trg od Brasna) - dove lo splendido Palazzo Pima fa da cornice ai tavoli apparecchiati nel mezzo; pure qui una foto è d'obbligo! Seguo il flusso delle persone; dopo pochi passi... che sorpresa! Ecco di fronte i due campanili della Cattedrale cattolica di San Trifone, con una bandiera montenegrina che pende dal palazzo di destra; siamo nel cuore di Kotor, Piazza San Trifone (Pjaca Sv Tripuna). Anche questa piazza ha tavoli dei ristoranti sparsi che rendono l'atmosfera pittoresca.
Pensandoci bene... Kotor è tutta così! Un grande triangolo circondato dalle mura tornato a risplendere dopo il grave terremoto del 1979; ora le viuzze, piazzette e case in pietra sono magnifiche e tranquille, anche perché le auto stanno fuori. Perciò la gente passeggia calma, come i tanti gatti che si vedono girare o sonnecchiare tra le vie: gli hanno persino dedicato il Cats Museum!
La Cattedrale adesso è chiusa, quindi decido di vedere l'angolino sud della città. Costeggio la chiesa e giro a destra sulla via che passa sotto la montagna; in poco incontro un'altra minuscola piazza, forse la piazza più bella di tutte: Piazza delle Erbe (Trg od Salate) che non ha edifici particolari, ma conserva un'atmosfera senza tempo e popolare; c'è una fontanella e alcuni gradini per sedersi e riposarsi, ammirandone la bellezza. Continuando a camminare su via Ulica 2 - più ampia delle altre - si giunge al monastero francescano e poi alla Porta Gurdić che è stretta e alta; sembra più che altro un'uscita secondaria; all'esterno un fossato riflette le forme del circolare bastione Gurdić che difende questo angolo delle mura.
Torno sui miei passi. La via ha qualche negozietto e un bar, dove bevo un drink. Poi percorro via Ulica 2, al di sotto delle montagne, tra le case in pietra. Passata l'abside della cattedrale si sfiora il vecchio carcere sulla destra; poi una piazzetta con una fontanella: domina il bianco chiaro della pietra e non passa nessuno. Poco più avanti la strada sale un po' e si incontrano alcuni rari gradini che annunciano una parte della città un po' diroccata, con alcuni gatti che la fanno da padrone su un muro. Dritti non si può più andare: a destra la strada sale verso la montagna, quindi scendo verso la piazzetta sottostante, passando un arco tra le case; la deliziosa Collegiata di Santa Maria è al centro, con attorno alberi e panchine. È uno degli angoli verdi di Kotor ed è popolato da famiglie, forse attratte dai tanti gatti randagi che vivono qui e che sfamano. Il campanile è quadrato come nella Cattedrale. Accanto c'è la terza porta della città, la Porta Nord, che si affaccia sul fiume Scurda con le mura che si integrano perfettamente nella roccia della montagna; da fuori sul portale scolpito si vede benissimo il Leone di San Marco.
Dalla piazzetta parte l'altra via principale della città: Ulica 1. Passando di fronte a bar e negozi si raggiunge Piazza San Luca, con la Chiesa di San Nicola sulla destra con una grande bandiera serba che sventola sulla facciata; le due torrette sono circolari: difatti questa è la principale chiesa ortodossa, dallo stile semplice della facciata e soprattutto all'interno, in cui dominano le icone e la luce. I montenegrini sono al 90% di fede ortodossa: lo testimonia l'altra chiesa nella piazza: la Chiesa di San Luca, molto più piccola e antica, con una grande croce e tantissime icone dipinte sul legno; mi colpisce molto l'altare (che sembra un armadio) dipinto con variopinti santi. L'edificio è antichissimo, del 1195!
Tornati sulla via, negozietti di souvenir che vendono di tutto (uno è bellissimo con le imposte coloratissime!) e altri con lampade e tappeti di gusto orientale; poi un angolo meraviglioso: davanti ad un delizioso hotel c'è la Chiesa francescana di Santa Chiara, dalla facciata povera in cui spicca un piccolo rosone: lo stile barocco interno ha forte sapore veneziano, ma con qualche immagine dai tratti orientali.
Proseguendo si incontra una piazza sulla sinistra con un grande albero nel centro: qui c'è il Cats Museum! Ancora pochi metri e siamo di nuovo nella grande piazza principale, che si apre improvvisa tra i palazzi stretti con il lungo Palazzo Ducale a far da sfondo ai tavoli dei ristoranti.
A parole sembra molto, ma in realtà Kotor è piccola e in un paio di ore si gira tutta. Io l'ho percorsa più volte, passando tra le vie con la luce che scendeva e le luci che si accendevano, spargendo un'atmosfera magica. È proprio quando cala la luce che Kotor è più bella! Per godermela mi prendo una zuppa di pesce in piazza, con le note di una violinista che accompagnano la cena.
Un ultimo giro con l'ora blu che esalta la bellezza delle piazze e poi posso finalmente andare a riposarmi: domani sarà un'altra giornata intensa!
Esco a fare colazione; in Montenegro è più difficile trovare il cappuccino, perciò mi accontento di una spremuta. Mentre mi incammino verso Kotor il sole bacia la spiaggia e colora le acque del fiume Scurda di verde intenso. Varcata la Porta Marina, la Torre dell'Orologio risplende sullo sfondo azzurro del cielo, con le alte montagne alle spalle; proprio lì vado oggi, perché Kotor ha mura cittadine che si diramano sul colle San Giovanni che domina la città: ieri non le avevo notate, perché si confondono con la pietra. Queste sono le articolate fortificazioni veneziane diventate Patrimonio Unesco, cominciate a costruire già nel IX secolo e poi riadattate fino al XIXesimo!
Per accedervi ci sono 2 strade che salgono tra le case, nei pressi delle porte nord e sud. Io vado alla Porta Nord e prendo la via che sale sotto l'arco che avevo osservato ieri. I gradini arrivano presto e salgono ripidi, tra ortensie e panni stesi; in un angolo sta il controllore, che rilascia i biglietti e la mappa per proseguire. Altri pochi passi e si possono dominare i tetti rossi di Kotor, tra cui spuntano le guglie tonde della chiesa di San Nicola.
Il primo tratto è forse il più bello. Passo dopo passo la città diventa più piccola, allontanandosi come se si salisse su un ascensore; ma sono le gambe a fare fatica! La salita ha sempre una buona pendenza, ma è stata sistemata da poco e quindi i gradini sulla destra facilitano l'ascesa. Con le gambe fresche e il sole della mattina che si nasconde dietro al monte, si arriva presto al bastione di San Rocco, abbandonato: la vegetazione assale i pochi muri rimasti, ma è un fantastico balcone sopra Kotor. Passata un'altra piccola fortificazione, la fatica comincia a farsi sentire: pensare che siamo solo al bivio che si ricongiunge all'altra entrata!
Cominciano le scalinate a zigzag, che consentono di guardare dall'alto gli altri turisti che salgono; nonostante sia segnato come percorso facile, i gradini sentono il peso del tempo, ma è sicuro. Qualche cipresso accompagna la salita per raggiungere la deliziosa Chiesa della Madonna della Salute; l'interno è semplice ma splendido, con un altare barocco e il soffitto dipinto con le stelle, mentre i tendaggi rossi danno un tocco di colore. Dal piccolo sagrato si ha una bellissima vista su Kotor e sul mare sulla destra che si insinua tra le montagne; del resto abbiam già salito 100 metri in altezza! Un venditore d'acqua fa affari, ma io ho una bottiglia: mai dimenticarsela!
Oltrepassando la chiesa c'è il punto più bello di Kotor, la foto da realizzare assolutamente in città: il piccolo campanile che spunta dalla vegetazione e le Bocche di Cattaro sullo sfondo, coi tetti della città in basso; con qualcuno che ammira il panorama lo scatto è perfetto!
C'è ancora molto da salire, con il campanile che diventa sempre più piccolo fino a sparire; da qui però si apprezza perfettamente la forma triangolare di Kotor.
Mentre la vegetazione si dirada e il caldo si fa sentire, le gambe diventano legnose: le soste per bere o riposarsi aumentano. Finalmente raggiungo la Piccola Fortezza sul crinale della montagna, dove le fortificazioni scendono ripide e possenti fino alla Porta Nord in città; difatti le mura formano un anello di 4,5 km, circondando Kotor dal basso e dall'alto. In questo punto però sono malridotte e pericolose quindi non si può accedere. Va detto che non ci sono controllori e perciò chi vuole andare in cerca di guai ha terreno fertilissimo!
Da qui la cartina dice che ci sono due itinerari per il Castello di San Giovanni: in realtà uno sembra pericoloso e si perde nella vegetazione; non ci sono indicazioni e tra altri turisti attoniti prendo l'altro percorso, che costeggia le mura esterne sul crinale, segnalato dalla mappa ad alto rischio. Invece i gradini sono ben messi e spesso si sale riparati dall'alto muro che congiunge le fortezze; anzi, un percorso a serpentina qui consente di fare belle foto. Dalla fortezza Renier la vista è fantastica: più che su Kotor, che ormai è un puntino rosso ai piedi, sulle Bocche di Cattaro, bellissime da qui. Uno scenario da Trono di Spade! Le fortificazioni invece sono malridotte e meriterebbero un restauro, almeno per pulirle dalla vegetazione.
All'improvviso compare la porta del Castello di San Giovanni: nato come fortezza illirica, è stato modificato nei secoli, compreso il Novecento quando fu adattato come bunker; difatti il primo ambiente è in cemento armato, cadente a pezzi e vuoto. Evidentemente il luogo è strategico. Poi si torna alle antiche fortificazioni decadenti: edifici scoperchiati, muri irregolari, erbacce che crescono... Va detto però che non c'è la sensazione di pericolo: anzi, tanti giovani sono arrivati fin qui e ridono e bevono tranquilli. Il punto privilegiato è uno spiazzo da cui si gode una vista fantastica sul mare e sulle spelacchiate montagne circostanti e dove sventola la bandiera montenegrina; una bella ricompensa dopo 45 minuti di salita!
Non c'è altro: è pure difficile trovare un posto dove sedersi. Visto che la giornata sarà lunga, mi godo l'ultimo panorama e poi scendo. Operazione non semplice, bisogna stare attenti a dove mettere i piedi nei 25 minuti della discesa. Gentilmente mi sposto quando incontro qualcuno che sale con la faccia sconvolta dalla fatica. Però le bande di giapponesi e russi, anche di una certa età, salgono impavide; ma com'è che a Kotor ci sono pochissimi italiani ed è pieno di giapponesi?!
È un mistero; ci penso mentre raggiungo la città, passando tra le vie e raggiungendo la Cattedrale di San Trifone. Col cielo azzurro sullo sfondo è bellissima! L'entrata è a pagamento; ti sorprende per la tantissima luce e le alte colonne in pietra, anche se non è molto grande. Uno splendido pulpito in legno sulla sinistra, ma l'attenzione va subito verso l'altare al ciborio scolpito; davvero meraviglioso! Sullo sfondo una pala preziosa coi santi, che rimanda alla Pala d'Oro di Venezia, mentre sulle pareti intonacate ci sono (poche) tracce d'affresco; ce ne altre sotto gli archi tra le colonne della navata, tra cui una Madonna dipinta in stile bizantino. C'è pure un piccolo museo con oggetti liturgici e icone, che vedo per salire al terrazzo della chiesa, tra i due campanili, per una bella vista sulla piazza e sul rosone. L'aspetto spoglio deriva probabilmente dal terremoto del 1979 che ha profondamente colpito Kotor: se ci sono pochi turisti, ma gli edifici sono tirati a lucido è dovuto ai lavori di ricostruzione. Se non lo sai però nemmeno te ne accorgi!
Guardo l'orologio: 12:00h, devo affrettarmi. Prendo un pezzo di pizza (ottima) in una viuzza e torno all'ostello: ho appuntamento per un giro in motoscafo nelle Bocche di Cattaro. Il bello di un alloggio "giovane" sono le iniziative che organizza!
L'attracco è proprio di fronte: un gruppo di americani si mette sulla punta, io comodo a poppa. Prendiamo il largo e ammiro l'anello di mura sopra Kotor... pensare che ero lassù poco fa! Le case basse coi tetti rossi intervallate dalle chiome degli alberi si susseguono sul lungomare ai piedi delle montagne spelacchiate; ogni tanto sbuca qualche chiesa, come quella di Sant'Elia a Dobrota - direttamente sul mare - o le due ravvicinate sull'altro lato.
Dopo essersi allontanato lentamente da Kotor, il comandante chiede se siamo pronti: poi alza la musica a palla e parte a tutta velocità! Mi attacco alle sbarre del motoscafo, anche se il mare liscio della baia non provoca sussulti. Così scatto qualche foto ai paesi che si affacciano, stando attento agli spruzzi d'acqua. Qui la baia si allarga e il comandante segue la linea di costa a sinistra.
Poco dopo, si delinea Perast col suo inconfondibile campanile; in mezzo alle Bocche di Cattaro le due isolette: prima l'isola di San Giorgio, poi la Madonna delle Rocce. Ma non sono la nostra meta: rallentiamo e superiamo un'antica chiesa in pietra sulla sinistra, costruita proprio dove le Bocche di Cattaro quasi si toccano. Prendiamo la via per il mare aperto: è uno stretto corridoio di 2 km, con tantissimo verde sui monti; si chiude con la penisola di Josice che quasi sbarra la strada, una chiesa in cima e bella una spiaggia attrezzata sulla costa.
Il mare di nuovo si spalanca e compaiono due cittadine; sulla sinistra Tivat, importante località turistica per ricchi... la Montecarlo del posto! A destra invece Bijela con tante case, brutti hotel e un porto industriale. Gli sfrecciamo accanto e sfioriamo 3-4 paesi ormai fusi tra loro e cresciuti velocemente senza criterio; parecchi edifici in costruzione: a volte anche interi nuovi quartieri!
Tenendo la destra raggiungiamo la fine delle Bocche di Cattaro: davanti in lontananza c'è Castelnuovo ed il confine croato; noi però aggiriamo un promontorio roccioso per uscire in mare aperto. Lo si capisce bene anche dalle spanciate del motoscafo: oltre alle onde delle imbarcazioni bisogna stare attenti anche a quelle marine, per cui mi attacco forte! Davanti alla distesa blu c'è una tonda isoletta con un forte militare; idem sulla terraferma con la Fortezza Arza costruita sulle rocce; si vede che Tito non si sentiva molto al sicuro! Gli scatto una foto tra gli schizzi d'acqua.
Il motoscafo continua la sua corsa costeggiando le pareti rocciose, scolpite dalla natura. Sulla destra l'immenso mare azzurro ci divide dall'Italia; c'è il basso Abruzzo di là! Pochi minuti e siamo a destinazione: la meravigliosa Grotta Azzurra (Plava spilja in serbo); le rocce esaltano il colore cristallino del mare che riflettono il forte sole: ora che ci siamo fermati si sente! La piccola fessura di fronte nasconde un'apertura più ampia sulla destra: il comandante entra adagio. Si passa dalla luce massima a minima, con l'azzurro che domina nella grotta. Infatti i raggi del sole si irradiano nelle acque, consentendo di vedere bene. Un altro motoscafo è fermo all'interno e una dozzina di persone fanno il bagno. Mi tuffo anche io! L'acqua è perfetta: nuotare in questa piscina naturale è fantastico! Le barche oscillano per le onde e così esco all'aria aperta: col sole che scalda si nuota meglio. Questo bagno tra le pareti alte di roccia e il colore intenso del mare lo ricorderò per sempre!
Proseguendo in motoscafo si arriverebbe a Budva, altra gemma montenegrina. Noi però torniamo indietro; il comandante riprende la sua corsa a folle velocità: ho incontrato il Valentino Rossi di Kotor?
Percorso identico: ritorniamo nelle Bocche di Cattaro; ma facciamo una sosta davanti a un'apertura nella roccia... sembra l'entrata di una base di Star Wars! Non ci sono andato lontano: era un nascondiglio segreto per i sottomarini nucleari sovietici che Tito ospitava! Il comandante ci entra lento: qualche graffito e bottiglia rivelano che non è totalmente abbandonato. Ce ne sono 3-4 sulla costa: per fortuna sono stati inutili!
Superando ancora lo stretto corridoio naturale, sbuchiamo di fronte alle due isolette regine delle Bocche di Cattaro. Impossibile non ammirarle quando si passa vicino! I cipressi dell'isola di San Giorgio (Sveti Djordje) la rendono misteriosa, con le mura del monastero benedettino a custodirne i segreti. Ma tutti gli sguardi vanno alle cupole celesti del Santuario della Madonna dello Scalpello (Gospa od Skrpjela detto anche Madonna delle Rocce) sull'altra isola. Vederlo da qui, con Perast alle spalle, è bellissimo! Si può visitare e quindi attracchiamo.
Il comandante spiega che l'isola è artificiale: era un semplice scoglio, ingrandito gettandoci pietre o facendo affondare vecchie navi; l'usanza di lanciare sassi al ritorno da un viaggio era ben augurante ed è in uso ancora oggi. La chiesa quattrocentesca è stata rifatta nel '700 in stile barocco, con lo slanciato campanile e la cupola celeste. L'interno contiene 68 dipinti di Tripo Cocoglia e piatti in argento che illustrano lo sviluppo dell'arte marinara nelle Bocche di Cattaro; sull'altare un Tiepolo. Poi ho fatto il giro dell'isoletta, tra turisti che fotografano e giovani abbracciati; un piccolo museo, un bar, il faro...e basta. Ma senza dubbio è uno degli angoli più pittoreschi del Montenegro!
Non riesco a staccargli gli occhi allontanandomi in barca; passiamo Perast e rientriamo. Il tempo per un mega hamburger e coca media per 2,50E e riprendo l'auto; le dolci ondulazioni della strada litoranea mi accompagnano: sono davvero soddisfatto di questo viaggio a Kotor!
Spero di aver mostrato cosa vedere a Kotor. Sebbene sia una cittadina di 22.000 abitanti, è una gemma del Mar Adriatico da visitare con calma. Bisogna assaporarne l'atmosfera serena; osservarne i gatti che riposano; ammirarne lo stile che è riuscito a conservarsi senza brutture (almeno nel centro storico) e quel mix di gusto occidentale e orientale, dove i souvenir si affiancano ai tappeti persiani. Insomma, bisogna godersela senza fretta passeggiando tra le vie o seduti ai tavolini all'aperto.
Ma non c'è tempo da perdere: è da scoprire prima che i turisti comincino ad affollarla come succede nelle località della Croazia o della Puglia. Questo gioiello non rimarrà nascosto per molto!