La Giordania è tutto quello che non ti aspetti, è un posto dove ti sorprendi continuamente. È una notte solitaria nel deserto, una casa accogliente, è Jerash, il Wadi Rum ed è l’incanto di entrare a Petra.
Volo: Roma - Amman. Atterriamo in Giordania a tarda sera ormai, ci riposiamo e ci prepariamo per l'inizio di questo viaggio. Il giorno successivo lasciamo Amman e partiamo alla volta del CASTELLO DI AJLOUN, ristrutturato da pochissimo, per ammirare un'eccezionale esempio dell'architettura militare Arabo-islamica. Da qui Saladino nel 1189 intraprese la campagna contro i crociati alla riconquista della Terra Santa e fermatosi su questa altura costruì questa roccaforte. Inutile dirvi che questa fortezza è un posto molto affascinante, preferisco raccontarvi di come una donna araba col velo integrale si sia fatta fotografare con un garbo che nemmeno "noi occidentali" avremmo avuto.
Dopo pranzo ci dirigiamo in uno dei luoghi più belli di questo paese. Stupore, incanto e meraviglia: Jerash. Uno degli esempi della civiltà romana meglio conservati al mondo, originariamente tra le dieci grandi città romane in oriente, è stata soprannominata la Pompei dell'Est. Jerash è l'Arco di Adriano, i teatri, l'ippodromo, le chiese bizantine con i mosaici, i templi di Zeus ed Artemide, il Ninfeo e il Foro. Jerash è i suoi colonnati, le sue fontane, le sue terme. Jerash è le sue ombre, le caprette che brucano l'erba al calar del sole. Jerash è la città antica che si fonde con i cantieri di quella moderna.
Il nostro secondo giorno inizia con la chiesa greco-ortodossa di San Giorgio a Madaba che custodisce un tesoro cristiano senza eguali. Sulle rovine di una chiesa bizantina nel 1884 i nuovi costruttori trovarono un mosaico diverso dagli altri: era la più antica cartina della Palestina.
Proseguiamo verso il Monte Nebo, luogo dove si narra che sia sepolto Mosè e che da sempre i Francescani proteggono. Appena ristrutturato ed inaugurato, il Memoriale di Mosè offre una vista panoramica sulla Terra Promessa, mosaici perfettamente conservati risalenti al 530 a.C. e un monumento in bronzo che simboleggia tutta la sofferenza del Cristo. Qui si respira davvero un'aria sacra, non so se per la piccola chiesa in cima al nulla, per la visuale su Gerusalemme oppure per gli ulivi sulla collina, ma la sensazione che si ha è quella di intimità e di purezza.
Risaliamo in macchina e ci dirigiamo nel vicino villaggio di KHIRBET AL-MUKHAYYAT dove furono trovate molte antiche chiese romane, la cui principale è la chiesa di San Lot e San Procopio, sito citato anche nella Bibbia e nella stele di Mesha. E' suggestivo visitare questo luogo sopratutto perchè non ci troviamo in un mausoleo, in una chiesa o in un museo; ci troviamo in una casa privata. Un signore anziano ci apre quella che una volta era casa sua per poi aspettarci sull'uscio. Ammirati i mosaici e usciti, ci saluta e se ne torna a riposare. Anche questa è la Giordania.
Dopo i mosaici del Monte Nebo e della chiesa dei Santi Lot e Procopio siamo diretti verso quelli di Santo Stefano. Anche questa chiesa è adornata da uno splendido pavimento mosaicato con le maggiori città della regione: Gerusalemme, Nablus, Gaza, Amman. Qui non troviamo turisti a parte noi e il sito sembra un pò in abbandono, ma in realtà dal 2004 Umm al-Rasās è stato inserito nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO, e credetemi questo titolo lo merita tutto. Gli scavi non sono del tutto completati e la nuova struttura ricettiva fanno sperare che questo luogo avrà maggiore linfa vitale d'ora in poi.
Finalmente siamo a PETRA. Patrimonio dell'umanità dal 1985 e una delle sette meraviglie del mondo moderno (secondo solo alla Grande Muraglia), Petra è indescrivibile. Una maestosa città dei morti in cui tutti gli edifici che vedete sono tombe. Fu rivelata, nuovamente, al mondo nel 1812 da Johann Ludwig Burckhardt a cui era giunta voce che nei pressi del villaggio di Wadi Musa si trovavano, in una sorta di fortezza naturale, delle vestigia straordinarie. Fino a quel momento ci abitavano solo alcuni beduini e i visitatori erano banditi. Burckhardt dovette presentarsi vestito come un pellegrino arabo asserendo di voler sacrificare un agnello al profeta Aronne, la cui tomba si riteneva essere collocata al di là delle rovine e solo con questo espediente gli fu permesso di entrare.
Dopo tanto camminare il canyon si stringe e all'improvviso si apre davanti a noi il Tesoro, El Khasneh. È sconvolgente arrivare qui. La Sindrome di Stendhal? Elevatela all'ennesima potenza. El Khasneh è il gigantesco monumento funerario scavato nella roccia per cui tutti conosciamo Petra e una volta qui molti penseranno di aver avuto già la parte migliore, invece questo è solo un assaggio. Le tombe reali e il Monastero sono ancora più suggestive, ma non vi sveliamo altro.
Il nostro quarto giorno in Giordania inizia con la Piccola Petra, un sito archeologico a circa 14 km da Petra. Questa città venne fondata dai Nabatei per ospitare le carovane provenienti dall'Arabia e dall'Oriente. Come Petra anche questo sito fu "riscoperto" da Johann Ludwig Burckhardt, il quale però non gli dedicò particolare attenzione. Egli considerò Piccola Petra parte di Petra stessa e fu così identificata sino alla metà del secolo scorso.
Ora c'è il deserto, la sabbia rossa. C'è una jeep 4×4 che ti porta tra le distese del Wadi Rum, ci sono dei geroglifici incisi nella roccia, le dune da scalare e gli strapiombi per sentirti davvero in alto. Alla fine, come in un sogno, c'è anche un the alla menta. Come se non fosse già stato abbastanza bello, da qui si va verso il campo tendato per la notte. Io ho soggiornato nel Wadi Rum Luxury Camp, che consiglio davvero tantissimo per un'esperienza unica.
Dopo la notte passata sotto il più bel cielo stellato della mia vita, ci spostiamo verso Betania. Qui San Giovanni Battista battezzò Gesù. La Chiesa Cattolica ha riconosciuto senza dubbi che è questo uno dei luoghi più sacri della storia. Aperto ai visitatori da pochi anni, è stato protetto all'interno di una sorta di parco archeologico. Luogo senza fronzoli, molto intimo e dove realmente ci si sente in pace con se stessi. L'incanto finisce quando dalla parte israeliana del Giordano un massiccio gruppo di turisti inizia a scattarsi foto e farsi letteralmente il bagno.
Ultimo giorno dedicato al relax sul Mar Morto, dove respiriamo un'aria completamente diversa: grandi Resort, piscine e centri commerciali. Dire Mar Morto significa I FANGHI DEL MAR MORTO! Eh si, sono miracolosi, inutile negarlo! Prendi, spalmi, aspetti; e zaaac; una volta secco il fango si lava e ti senti liscia come un bambino. Nessuno scrub, crema o olio ha mai avuto un effetto così.