Nel nostro errare per il Sertao paraibano abbiamo scoperto un'altra piccola meraviglia di questa terra apparentemente arida, in realtà grande dispensatrice di sorprese piacevoli.
La regione di Picuì offre al viaggiatore diverse attrazioni sia dal punto di vista naturalistico che da quello storico. Miniere abbandonate da esplorare (sempre con l'ausilio di una guida), miniere di quarzo a cielo aperto ancora in funzione dove i Garimpeiros (i minatori brasiliani) lavorano per estrarre il cristallo e siti archeologici con incisioni e pitture rupestri risalenti a migliaia di anni or sono.
Nostro accompagnatore, uomo di grande competenza, ex garimpeiro e grande conoscitore della regione, della natura e della storia è stato Edson Calado di cui lasciamo il profilo FB per chi volesse contattarlo.
https://www.facebook.com/edson.calado.92 (rigorosamente in Portoghese)
PICUI' LA TERRA DELLA TURMALINA
Picuì è solo un puntino insignificante nella cartina del Paraiba, una piccola e sonnolenta cittadina situata nel bel mezzo del Sertao paraibano, nulla farebbe pensare che un luogo così sperduto possa avere qualche motivo di interesse turistico, ma il bello del Paraiba è proprio l'imprevedibilità e le sorprese che i suoi luoghi a volte regalano. Capita così di imbattersi in posti come questo, a me è successo per puro caso attraversando la regione per andare da Campina Grande, seconda città del Paraiba per importanza, a Natal, capitale del Rio Grande do Norte. Il viaggio imponeva una sosta per dormire e l'unica opzione possibile nel raggio di 100 km. era proprio Picuì; così trovai una pousada molto semplice ma pulita dove passare la notte ed un ristorantino che sfoggiava orgogliosamente l'insegna sulla strada con la scritta "a melhor carne do sol do Brasil".
Mi sedetti al tavolo ed un giovane cameriere si avvicinò quasi timidamente per prendere l'ordinazione. Chiesi cosa avesse di speciale la loro carne do sol (è bene spiegare che si tratta di una carne bovina che viene esposta in locali privi di umidità per essiccare lentamente), il garçon mi guardò con una nota di disappunto ed ingoiando saliva, ancora intimidito dal mio aspetto da gringo, mi rispose che Picuì è famosa per il festival della carne di sol che si tiene tutti gli anni ed il ristorante è rinomato in tutta la regione. Ordinai una porzione di carne all'istante ed il ragazzo si precipitò sorridente verso la cucina aprendo con tutta la sua forza la porta saloon. Una volta sciolto il ghiaccio il cameriere si fermò a chiacchierare raccontandomi che in città esiste una guida che conosce i percorsi della regione e mi potrebbe accompagnare anche all'interno delle vecchie miniere di turmalina oggi in disuso, mi diede il telefono della guida pagai il conto ed andai a dormire.
Il giorno seguente, fatte le telefonate necessarie mi trovavo sul pick up di Edson pronto ad esplorare il Sertao e le sue meraviglie segrete. Passai due giorni con Edson che mi accompagnò lungo i percorsi della regione sertaneja dove si ha sempre la sensazione di essere gli unici esseri umani sulla terra, a far svanire questo stato d'animo di solitudine ecco apparire di tanto in tanto una piccola casa con la sua cisterna conica bianca dove si raccoglie l'acqua piovana durante i pochi giorni di pioggia dell'anno. Elemento prezioso l'acqua nel Sertao, l'acqua che manca per mesi e quando fa la sua comparsa trasforma in pochi attimi il deserto in un giardino fiorito, questa è una delle meraviglie che la natura, tanto aspra ma così fenomenale, riesce a dispensare con tanta saggezza.
Picuì è entrata nelle cronache grazie alla scoperta di una vena di turmalina, una pietra dura che in questa regione assume caratteristiche di colorazione e purezza straordinaria, tanto da trasformarla in una delle pietre più pregiate esistenti, con valutazioni eccezionali sui mercati internazionali. Le miniere di turmalina paraiba si trovano in cima ad un altipiano che domina la città ed è possibile visitarne un breve tratto, Edson ha lavorato per anni nelle miniere quindi per lui non ci sono segreti qui e allora si mette a raccontare la sua esperienza di Garimpeiro (minatore) e mi mostra ogni piccola vena di pietra dura della miniera, turmalina non se ne trova più, mi dice, ma ci sono grandi miniere a cielo aperto di quarzo e si offre di portarmi a visitarle il giorno successivo assieme alla riserva naturale di Olho Dágua das Onças, un'area protetta di flora locale ed al sito archeologico di Cachoeira do Pedro dove si trovano una serie di bassorilievi preistorici scolpiti nelle rocce di un canyon.
L'accesso al canyon della cachoeira (cascata) do Pedro avviene attraverso la proprietà di Dona Adriana, una cordiale signora che ci accoglie sorridente offrendoci un bicchiere d'acqua, la casa dove abita è costruita con legno e fango essiccato e nel cortile scorrazzano alcuni cani che giocano rincorrendosi. Dalla casa un lastrone roccioso si estende in discesa verso un punto dove l'arido Sertao lascia spazio ad una fitta macchia di Caatinga, la tipica vegetazione del Sertao, intuiamo che in quel punto deve esserci dell'acqua ed infatti arriviamo, dopo alcune decine di minuti, al letto di un fiume, ora secco, ma che, come ci spiega Edson, durante la breve stagione delle piogge si riempie d'acqua e forma alcune piscine proprio nel punto in cui ci troviamo. Seguiamo Edson che comincia ad arrampicarsi sulle rocce attraverso una fenditura che man mano si fa sempre più stretta e dopo poco arriviamo all'imboccatura del canyon. Edson si ferma e ci chiama per mostrarci una cosa, è solo quando ci avviciniamo a lui che notiamo che le rocce che ci circondano sono coperte di incisioni, disegni geometrici ed altri simboli apparentemente senza significato. Edson spiega che sono la testimonianza lasciata dagli antichi abitanti della regione antenati della tribù dei Carirì, un gruppo indigeno oggi estinto. La cosa che lascia perplessi è che le incisioni sono sicuramente una forma di comunicazione, una sorta di testo scritto ed è noto che nessuna tribù indigena del Brasile avesse sviluppato la scrittura o comunque una forma comunicativa, se pur primitiva. Ad ogni modo il luogo è meraviglioso e circondato di una aurea di mistero e misticismo infatti come dice Edson probabilmente era un luogo sacro dove si svolgevano cerimonie religiose e forse funebri.
Torniamo alla macchina per proseguire il nostro itinerario di visita, prossima tappa le miniere di turmalina abbandonate che si trovano in cima alle colline a sud della città. Con l'auto affrontiamo una strada sterrata che sale con ampi tornanti per una ventina di km fino a giungere ad un cancello di legno che delimita l'ingresso di una proprietà, entriamo ed Edson ci fa fermare in uno spiazzo, da qui proseguiamo a piedi, ci dice. Imbocchiamo un sentiero che si inoltra nella caatinga tra un tripudio di piante grasse e non solo, Bromelie, Mandacarù, Umbuzeiros e Pau d'Arco, sono solo alcune delle piante che incontriamo sul nostro percorso. Arriviamo, dopo una ventina di minuti, in un punto panoramico da cui si può vedere la città e la valle sottostante, una piccola chiesa dalle pareti bianche marca il luogo più alto della regione, all'interno la chiesa è decorata da decine di ex voto lasciati dai fedeli che ogni mese si recano qui in pellegrinaggio.
Superata la chiesa entriamo in un'altra proprietà recintata ed arriviamo ad una costruzione in mattoni che fu probabilmente un deposito di attrezzature al lato del quale si trova un argano completamente arrugginito ed in disuso fissato al bordo di una grande fenditura del terreno. Dobbiamo scendere lì, dice Edson afferrando la fune fissata all'argano e sporgendosi sulla fenditura. Lo vediamo scendere nella semioscurità fino a non distinguere più la sua figura e all'improvviso ricompare illuminato dalla luce di una torcia, il pozzo è profondo solo una decina di metri e la discesa non è verticale ma dolce seguendo il profilo di alcuni grandi massi che formano una sorta di scalinata naturale. Scendiamo anche noi e raggiungiamo la nostra guida fino alla base della fenditura, quando arriviamo Edson dirige il fascio di luce della torcia verso un tunnel che scende nelle viscere della terra e comincia a percorrerlo spiegandoci che lui ha lavorato lì per anni, quando la vena di turmalina era ancora attiva e ci mostra alcuni residui di cristallo ancora presenti nella roccia. Camminare in quel luogo abbandonato con i racconti di Edson ci fa rivivere la sua esperienza di garimpeiro e le difficoltà ed i pericoli che poteva comportare quella vita dura e faticosa, siamo solo noi e la roccia viva ad una trentina di metri sotto terra, per un momento un brivido ci percorre la schiena, ma poi dobbiamo ringraziare Edson per la fantastica esperienza.
Si è fatta l'ora di tornare prima che faccia scuro, ripercorriamo il sentiero e rientriamo a Picuì per una bella doccia rinfrescante ed una cena in un piccolo ristorante del centro.
Oggi ci recheremo ad un altro sito archeologico situato nel mezzo della caatinga. Percorriamo la statale verso sud per alcuni km per entrare in uno sterrato che ci conduce ad un altopiano roccioso, da qui proseguiamo a piedi lungo un sentiero in salita tra rocce e piante di bromelia in fiore fino ad arrivare ad una grande roccia isolata che assomiglia ad un enorme piatto conficcato a 45° nel terreno, l'effetto visivo è impressionante e man mano che ci avviciniamo si amplifica sempre più. Arrivati alla base della roccia, che probabilmente era un rifugio preistorico, vediamo una sequenza di pitture rosse sulla parete. Sono figure umane ed animali, una scena di caccia di antichi abitanti, quando probabilmente il Sertao era ricco di acqua e vegetazione.
Edson ci ricorda come, durante la breve stagione delle piogge, la natura si risvegli e posti come questo, ora aridi ed arsi dal sole cocente, si trasformino in giardini di piante esotiche con fiorire di orchidee ed altri fiori tropicali in ogni direzione. Ma io penso che il Sertao ha un fascino speciale soprattutto nel periodo secco quando ci si meraviglia di scorgere comunque la vita, là dove non te lo aspetteresti mai.
Torniamo verso Picuì per visitare le miniere a cielo aperto di quarzo ed i luoghi dove per anni gli abitanti della città hanno estratto minerali strategici come il tantalio che ha un'infinità di applicazioni nel settore militare, tanto che l'esercito Americano, durante la II guerra mondiale, trasferì a Picuì dei consulenti per organizzare il lavoro e lo sfruttamento delle miniere locali. La "Casa de Pedra" è un bunker scavato nella roccia, una specie di cavò, dove erano custoditi i minerali estratti.
Termina così l'ultimo giorno di visita a Picuì e non possiamo andarcene senza aver assaporato di nuovo la mitica carne de sol locale, naturalmente assieme al nostro amico Edson grande guida ed esperto del luogo.