Tre giorni improvvisati nella capitale ungherese, tre giorni di fine aprile in cui ho dovuto fare i conti con un tempo sbarazzino che mi ha dato sia momenti di gioia che un bel filo da torcere. Ho comunque cercato di mettere la spunta "Ci sono stata!" alle varie tappe che mi ero prefissata prima della partenza e ho potuto testare che tre giorni sono buoni per riuscire a vedere la maggior parte delle migliori attrazioni che offre la città di Budapest.
Milano Malpensa, ore 8:30. "Ready to take off!" e dopo un'ora e mezza sono a Budapest. E' la mia prima volta nell'Europa dell'est!
Me ne rendo conto già dallo stile delle prime case che riesco ad osservare dal finestrino dell'aereo a pochi minuti dall'atterraggio. Alcuni condomini grigi mastodontici a contrasto con tante casette marroni di due o tre piani al massimo, coi tetti a V rovesciata di un rosso scuro e consumato che spicca su tutto il panorama circostante.
Hostess ungheresi della WizzAir bellissime (e a scriverlo è una donna), atterraggio morbidissimo. La prima cosa da fare è comprare i biglietti per i mezzi pubblici, prendere l'autobus 200E che porta al capolinea della linea blu della metro per poi arrivare al cambio con la linea rossa e raggiungere l'hotel a Baross Ter.
Scesa dal bus, quando ho visto la stazione della metro così sporca e i convogli così vecchi sinceramente non ci volevo credere, non me l'aspettavo. Sarà che quando vai all'estero speri sempre di trovare di meglio rispetto a ciò che lasci. Arrivo alla fermata di cambio e prendo la linea rossa. Ah ecco, questa è decisamente migliore.
Arrivo in hotel, lascio il bagaglio e finalmente è ora di immergermi nella visita della capitale ungherese!
Il cielo è un po' velato, ma di minuto in minuto diventa sempre più sereno fino ad avere un sole così caldo che mi ha fatto pentire di essermi tenuta addosso il giubbotto. Prendo la metro e mi reco alla fermata di Gellert pensando che il Castello di Buda fosse proprio lì vicino. La mappa mi ha ingannato, la distanza era ben diversa. Camminando accaldata e con le bici che continuamente suonavano "drin drin!" per farmi spostare come se di posto per i pedoni ve ne fosse (vi giuro, dopo cinque minuti mi faceva innervosire quell'insistente "drin drin", ed io sono una persona tranquilla e paziente, ma qui mi sembrava che fosse in atto una concorrenza con Amsterdam e una gara di "drin drin"), ammiro finalmente il Castello di Buda!
Ci entro e comincio a salire in cima alla collina sia facendo i primi scalini sia usufruendo delle scale mobili e dell'ascensore, anche se in realtà avrei preferito di gran lunga farla a piedi godendomi il panorama che di volta in volta si guardava sempre da più in alto, ma erano tante le cose che avevo in programma da vedere per sfruttare in tutto e per tutto la giornata di bel tempo.
Ultimo piano. Wow, che panorama meraviglioso su tutta la città! Il sole faceva brillare come di luce propria il Ponte delle Catene ed il maestoso Parlamento Ungherese con la sua enorme cupola di ferro.
Tiro fuori dalla borsa il "bastone dei selfie" comprato pochi giorni prima, mentre la mia fedele reflex Canon stava già facendo il suo lavoro, e comincio a scattare selfie con Budapest a più non posso! Ah, non vi ho detto una cosa: il meteo non prometteva affatto bene, quindi questi momenti di calore e di luce sembrano un miracolo, devo approfittarne subito. E momento "maniche corte" fu.
Poco più avanti, alla fine della piazza del castello, attraverso l'arcata e mi ritrovo così nel piazzale da dove arrivano coloro che salgono con la funicolare (ecco dov'era!) e dove si trova il palazzo con le due guardie immobili. Proprio mentre sto per scattare un selfie con loro noto dall'inquadratura che si stanno muovendo! Evvai, sono arrivata senza saperlo nel momento in cui devono scambiarsi di posto! Vi giuro, è troppo divertente vedere il cambio della guardia, non dovete perdervelo.
Dalle segnaletiche turistiche leggo che proseguendo dritto ci sono la Chiesa di Mattia e il Bastione dei Pescatori, che credevo fossero in un'altra collina più avanti. Continuo a passeggiare e noto da uno scorcio la Chiesa di Mattia e rimango letteralmente a bocca aperta! Che meraviglia, quel bianco baciato dal sole e quelle tegole colorate di arancio, verde e giallo che contrastano tutto lo stile lasciandoti incredula. E che dire del Bastione del Pescatori che si trova proprio vicino alla chiesa verso il Danubio? Un panorama incredibile che sembra voler giocare a nascondino tra le arcate dei Bastioni. Quanta gioia! La collina di Buda mi ha conquistato, mi ha rubato gli occhi.
E' passata da molto l'ora di pranzo, ma non ho affatto fame. Così decido di non perdere tempo e di andare subito verso l'Isola Margherita, che si trova proprio nel mezzo del Danubio, tra Buda e Pest. Prendo il taxi per far prima, mi dice che spenderò al massimo tra i 500 e i 1000 fiorini.
Dopo nemmeno dieci minuti di strada, tra l'altro trafficata, noto dal finestrino il Ponte Margherita e quindi penso di essere ormai arrivata. Il taxista sorpassa il ponte, va ancora avanti e poi avanti di nuovo. Cominciava a non tornarmi qualcosa. Mi decido quindi di chiedergli quanto manca e mi risponde: "Giusto due minuti.". Quando sono scesa ho capito tutto: mi aveva portata nella parte finale dell'isola, dove non c'era quasi nessuno! Tutto per avere 2300 fiorini invece di 1000. Se ne è approfittato, ci sono rimasta male. Ed oltre ai fiorini spesi in più, mi toccherà camminare un sacco per raggiungere la parte dell'isola con la chiesetta, le rovine, la fontana ed il Ponte Margherita. Però devo dire che in quel modo ho potuto vederla tutta l'isola, dalla fine all'inizio, con gli ungheresi presi a fare jogging o a passeggiare col proprio cane. E poi una valanga di biciclette! Per loro è il penultimo giorno della "Festa di Primavera" e tutta la città si è radunata al parco in bici. Bici e bici a fiumi. Pioggia a catinelle, festa rovinata. Ora ringrazio il giubbotto col cappuccio. Tutti di corsa a riparo nei bar, me compresa. Caffé, faccio smettere un po' la pioggia e poi comincio a curiosare tra le viette vicine. Mi ritrovo in una piazzetta con palloncini colorati sugli alberi e bancarelle dalle quali proveniva ogni tipo di profumo. Evvai, ecco finalmente davanti ai miei occhi l'autentico Kurtoskalacs, il dolce tipico ungherese! Scelgo quello al cocco. Mmmh, che bontà!
Dopo aver passeggiato tra negozietti e bancarelle e aver cenato con Goulash, pollo e patate dolci, è ora di rientrare in hotel. Le gambe e la schiena risentono della pesantezza della giornata intensa.
Domani è un altro giorno, a Budapest.
Mi sveglio abbastanza presto, ma la sala colazione è un campo di battaglia! Tutti i posti occupati, mi tocca aspettare. Finita la battaglia, esco dall'hotel e inizia un'altra guerra: quella col vento gelido! E' stato come uno schiaffo appena superato il portone dell'hotel.
Corro alla metro e raggiungo la zona del Ponte delle Catene, così sono abbastanza vicina al Parlamento dove ho la visita in italiano già prenotata online. Affronto il vento e la pioggia e decido comunque di farmi un giro sul Ponte delle Catene, devo poter dire "Ci sono stata!". Che gelo, questo tempaccio non dà tregua, incrocio diversi turisti italiani e tutti se ne lamentano. Proseguo la strada fino al Parlamento ungherese ed entro finalmente nella sala delle visite. Un cartello indica che tutti i biglietti sono esauriti e si invitano le persone a tornare due giorni dopo. Meno male che io invece decisi di acquistarli online qualche giorno prima!
Arriva la guida e ci avvisa che saremmo controllati come all'imbarco in aeroporto, che ci verranno consegnate le cuffie e che dovremmo salire 132 scalini. Bene. Inizia il percorso e si rimane già incantati da tutto: dai disegni color pastello delle vetrate, dagli affreschi, dalle arcate color oro e dai lunghi tappeti rossi. Interessante notare i sontuosi arredi ed i porta sigari numerati. Ammiriamo l'incantevole scalinata che porta verso la Sala della Cupola e poi quest'ultima che è l'unica zona non fotografabile. La sala ha 16 lati, un lato per ogni statua raffigurante un re ungherese, per l'appunto sedici in tutto. Al centro si trova la bellissima corona appartenuta a tutti i re ungheresi, custodita e protetta da un vetro antiproiettile e da due guardie che si cambiano di postazione ogni ora e proprio in quel momento mi è capitato di vederle in azione, mentre si scambiano la postazione girando attorno alla corona con lo sguardo incollato su di essa. Davvero bello da vedere!
Andiamo poi alla Sala della Seduta dove venivano effettuate le sedute della Camera e che viene comunque utilizzata tutt'oggi per congressi. Bellissima, sembra un teatro. Finisce la visita e la guida ci dice che era appena rientrata da Trieste, che lì c'era brutto tempo e che a quanto pare se l'è portato con sé fino a Budapest. Ecco, ora sappiamo tutti a chi dare la colpa!
Uscita dal Parlamento, prendo la metro per raggiungere la prossima destinazione per la quale ho messo in borsa il costume: le Terme di Szechenyi. Considerando che si trovano nel parco Varosliget, decido di scendere alla fermata Hosök Tere della linea gialla e, appena esco dalla stazione, mi aspetta una bella sorpresa: mi ritrovo davanti agli occhi l'immensa Piazza degli Eroi! E' davvero grandissima e ha di fronte la scritta "Budapest" con lettere alte due metri. Tutti lì a scatenarsi a suon di selfie!
Entro poi nel parco e noto verso destra il Castello di Varosliget. Sembra uno di quei castelli infestati dai fantasmi e l'inquietante Anonymous' Statue col brutto tempo ti mostra ancor di più un'atmosfera di mistero e di paura. Rientro poi nel parco e dopo una breve passeggiata mi ritrovo alle Terme di Szechenyi. Acquisto il biglietto, prendo l'asciugamano a noleggio ed entro negli spogliatoi femminili. C'è fissa una signora che spiega il funzionamento del braccialetto e degli armadietti. Mi cambio e vado alla ricerca delle vasche. Mi sembra un labirinto. Quando finalmente le trovo mi rendo conto che non c'era più spazio per nessuno! Tutte le vasche strapiene di gente immobile a mo' di soldatini di piombo, una cosa assurda! Regnava il caos e purtroppo anche una certa mancanza di igiene, ma il macabro dettaglio ve lo risparmio in questo diario di viaggio, ed è quest'ultimo che mi fa decidere di andarmene. Aveva davvero ragione quella signora in aereo che mi raccontò di un'amica della figlia che due giorni dopo essere stata lì riscontrò un'infezione alla pelle. Torno negli spogliatoi, mi lavo ed esco da quel posto zozzo che sarebbe da far chiudere finché non sarà pulito e disinfettato a dovere!
A quel punto decido di andare alla visita del quartiere ebraico. Purtroppo trovo la Sinagoga già chiusa, che peccato. Però che bella. Spio un po' dal cancello d'ingresso e poi dalla strada a sinistra noto ben visibile "L'albero della vita" del cortile interno, una scultura che raffigura un salice piangente dove su ogni fogliolina sono stati riportati i nomi delle vittime dell'olocausto. Davvero commovente.
Proseguo passeggiando a caso. Noto nelle insegne di alcuni negozi lo stemma della stella ebraica, e sento davvero vicini quegli anni e quei racconti di terrore. Entro in un vicolo che mi incuriosisce, in cui tutto sembra lasciato lì per caso e trascurato. I muri sono pieni di scritte e di etichette varie, e mentre cammino riscontro oggetti strani come un agglomerato di cavi, una vespa scassata e poi eccolo, il Simpla Kert! Ora ho capito: questa è la zona dei famosi pub in rovina! Peccato che non c'era nessuno, in effetti non era ancora l'orario giusto, altrimenti sarei entrata a visitarlo, l'avevo già visto in alcune foto su Instagram e mi aveva incuriosito.
E' ora di cena, passeggio per scegliere il ristorante, mangio e poi prendo la metro per tornare subito in hotel non sentendomi purtroppo in gran forma a causa del pessimo tempo che mi ha dato filo da torcere per tutta la giornata. Spero che domani si starà meglio.
Ultimo giorno a Budapest. Come vola il tempo. Il cielo è nuvoloso, ma non piove, ed il vento si è calmato.
Mancano ancora tre tappe nella mia lista e voglio vederle di sicuro prima di recuperare il bagaglio lasciato nel deposito dell'hotel per poi andare in aeroporto e tornare a casa.
Prima tappa del giorno: il Mercato Centrale Coperto di Budapest. Arrivo alla fermata di Fovam Ter e me lo ritrovo subito davanti agli occhi. Dalla facciata sembra un museo.
Appena entro da quel grande portone in ferro battuto mi sento catapultata appieno nella quotidianità budapestiana: donne anziane ben vestite che comprano frutta e verdura fresca e che scelgono il miglior pane del giorno; turisti che ammirano tutti i banchi uno ad uno, scattano fotografie e gustano i prodotti tipici che il mercato ha da offrire in quantità! Paprika ovunque. Al piano superiore invece c'è chi si fa preparare un Langos e chi acquista souvenirs di ogni tipo. Io mi sono innamorata di una scatoletta in legno che riporta un disegno del Parlamento e la scritta Budapest in tricolore, con all'interno un carillon che suona una dolce e nostalgica musichetta ungherese. Amo i carillon.
Uscita dal Mercato vado a fare una passeggiata nella famosa via degli acquisti, la Vaci Utca, e cammino tra negozi e bancarelle. Mangio il secondo Kurtoskalacs, l'ultimo prima di rientrare in Italia. Dovrò aspettare la Fiera dell'Artigianato per mangiarlo di nuovo e di certo non sarà la stessa cosa, quindi me lo gusto per bene, caldo caldo, seduta su di una panchina della Vaci Utca godendomi l'atmosfera della via.
Decido poi di prendere il tram numero 2 che percorre il lungofiume e scendo al capolinea, dove si trova il Parlamento Ungherese. Gli do l'ultimo saluto e mi dirigo verso la riva del Danubio, dove so che mi aspetta il momento più contemplativo e toccante: il Monumento delle Scarpe.
Si tratta di un'opera particolare, composta da 60 scarpe in bronzo messe in fila sulla riva del fiume, create per ricordare il dramma che vide l'uccisione degli ebrei ad opera del Partito delle Croci Frecciate che collaborava con i nazisti. Proprio in quel punto vennero messi in fila uomini, donne e bambini, gli fu ordinato di togliersi le scarpe, e poi vennero fucilati. Guardare quelle scarpe è difficile, è un pugno nello stomaco. Sono diversi i turisti che come me contemplano quel luogo con le lacrime agli occhi. C'è chi dice una preghiera, chi lascia fiori.
Proseguo poi la passeggiata sulle sponde del Danubio ammirando le colline di Buda che si illuminano sempre di più, in quanto le nuvole si stanno a poco a poco dileguando graziandomi degli ultimi momenti budapestiani con un po' di luce naturale in più.
Fisso tutto il panorama con un po' di amaro in bocca per tutte le cose che non sono riuscita a vedere e per come non abbia potuto godere appieno della città per colpa di quel tempaccio. Vado in aeroporto. Nel portafoglio ho ancora quale moneta di fiorini ungheresi e nelle tasche alcuni biglietti dei mezzi pubblici usati.