Viaggio lungo il litorale Nordestino alla scoperta di spiagge deserte ed incontaminate, parchi naturali, storia e cultura.
Questo itinerario esce dagli schemi del turismo convenzionale e va alla scoperta del territorio Nordestino più autentico. Base di partenza è la città di Natal nello stato di Rio Grande do Norte, il tratto interessato va dalla città di Touros, situata 85 km.a nord di Natal, a Recife, capitale del Pernambuco, seguendo il tracciato della BR 101, l'arteria di comunicazione litoranea del Brasile, gli stati toccati sono Rio Grande do Norte, Paraiba, Pernambuco, totale km.470 su asfalto in buone condizioni (non si tiene conto delle varie deviazioni ed estensioni) .
Questi tre stati sono una sintesi perfetta di tutto quello che si può visitare ed apprendere su storia e cultura del Nordest, non solo mare e spiagge, se pur meravigliose, ma anche città storiche, parchi naturali di grande interesse e la riserva indigena Potiguara, la più antica e popolosa, ma anche la più accessibile del Brasile. Il mezzo di trasporto ideale è sicuramente l'auto, che a Natal si può nolleggiare a buonissimi prezzi, lo sviluppo del viaggio consigliato e da noi scelto, è la formula andata e ritorno dividendo le mete sui due percorsi per non affrontare un'unica tratta di quasi 500 km. e per risparmiare un eventuale drop off dell'auto a noleggio.
Cambio ufficiale all'epoca 1 Euro - 3,9 R$
Avvertenza: se potete evitate di cambiare all'ufficio di cambio dell'aeroporto, ha tariffe di cambio pessime. Al primo piano dell'aeroporto,(area delle partenze) ci sono dei bancomat che accettano carte straniere.
Arrivo alle 19.30 a Natal con volo TAP Portugal da Bologna (durata totale ore 9,30 con scalo a Lisbona di 3 ore)
All'uscita dell'aeroporto di Natal i taxi autorizzati (con scritta Taxi Aeroporto Sao Gonçalo de Amarante) aspettano in fila i passeggeri, una addetta si occupa del pagamento, di ricevere i passeggeri e smistarli sui vari mezzi, il tragitto dall'aeroporto di Sao Gonçalo a Natal dura circa un'ora e costa R$ 100.
Passiamo la prima notte, come da programma, a Natal in località Ponta Negra, la spiaggia meglio attrezzata della città dal punto di vista delle strutture di accoglimento, la pousada che abbiamo scelto su Booking.com si chiama Azzurra, molto semplice ma pulita e con alcune camere con vista sul mare, costo R$ 150,00 con colazione.
Dopo la colazione ci mettiamo in moto per noleggiare un'auto per il nostro viaggio. troviamo un ottimo autonoleggio proprio a Pontanegra, si chiama Pavel e si trova sulla strada litoranea che va verso il centro di Natal. Strappiamo, contrattando, un buon contratto per un Gol abbastanza nuovo a 70 R$ al giorno per 18 giorni a kilometraggio illimitato, prendiamo l'auto, dopo aver sbrigato le formalità burocratiche, torniamo alla pousada carichiamo i bagagli e partiamo, destinazione Pititinga dove un'amica gestisce un piccolo B&B sul mare.
Pititinga è un minuscolo villaggio di pescatori ad una sessantina di km. a nord di Natal, è un luogo incantevole che si presta ad un paio di giorni di relax e ad un paio di escursioni interessanti. Pititinga fa parte dell'area di protezione ambientale della Costa dos Corais, chiamata anche il Caribe del Brasile. A poche miglia al largo della costa si trova una barriera corallina molto bella con banchi di corallo, acqua trasparente e una considerevole vita marina.
La prima escursione in loco sarà proprio alla barriera corallina, siamo fortunati perchè quando arriviamo a Pititinga la marea è bassa, condizione imprescindibile per raggiungere i banchi di corallo. Ci rechiamo quindi subito a Perobas, località dalla quale partono le piccole imbarcazioni per l'escursione. Dopo 40 minuti di navigazione tra le onde arriviamo ai banchi corallini, l'acqua si fa improvvisamente bassa e cristallina tanto da poter scendere dalla barca e poter camminare sulla sabbia tra i banchi di corallo. Ogni imbarcazione mettea disposizione dei passeggeri un kit di mascera e boccaglio per poter fare snorkelig ed osservare la flora e la fauna marine. Senza dubbio è un'escursione affascinante ed unica che consigliamo a tutti.
Avvertenza: Si possono effettuare escursioni ai banchi corallini anche dalla località di Maracajaù, più famosa di Perobas e per questo più frequentata, quindi se a Perobas le barche sono di piccolo cabotaggio e i turisti in numero molto limitato a Maracajaù le escursioni vengono fatte con catamarani da più di 100 posti e quindi vi troverete a nuotare assieme ad un sacco di gente che renderà l'esperienza un po' stressante.
La giornata è dedicata alla visita del Tao Paradise, che come fa intendere il nome è un piccolo paradiso in terra che pochi hanno la fortuna di conoscere.
Tao Paradise nasce nel 2014 dalla mente di Davide, Italiano trasferitosi in Brasile da anni. Nel suo esplorare luoghi perduti Davide ha scoperto un torrente di acqua cristallina tanto pura da poter essere bevuta, ha acquistato un terreno sul fiume ed ha creato un giardino tropicale nel quale sono perfettamente inserite alcune strutture in materiale ecologico dove i clienti possono ripararsi dal sole e a loro piacere entrare nelle acque del fiume per fare un bagno rivitalizzante o semplicemente camminare lungo il percorso tracciato dal fiume stesso tra i suoni della natura circostante. Alle 13 in punto tutti i clienti sono invitati nella struttura centrale, adibita a sala da pranzo, per degustare le prelibatezze gastronomiche preparate da Davide e dal suo team di cuochi. E' un'esperienza trascendentale che ci introduce ai sapori della cucina e degli ingredienti locali combinati con la sapienza e la classe della culinaria Italiana.
Per prenotare al Tao è necessario entrare in contatto con Davide al sito: http://www.taoparadise.com/
Davide vi manderà indicazioni anche su come raggiungere il Tao, cosa non semplicissima, ma che darà un tocco di emozione in più alla vostra giornata. Costo del Day Use 150 R$ compreso un aperitivo di benvenuto, il pranzo e l'utilizzo della struttura orario funzionamento 10.30 - 16.00.
I due giorni a Pititinga sono stati entusiasmanti e possiamo di certo dichiararci soddisfatti del primo impatto con il Nordest Brasiliano che, come è nelle nostre intenzioni, deve essere un'eplorazione di luoghi fuori dai circuiti convenzionali, che poche persone hanno la fortuna di visitare.
Al nostro risveglio siamo carichi e più che mai affamati e curiosi di vedere di più e così ci mettiamo subito in viaggio per la prossima tappa: Baia da Triçao, nello stato del Paraiba, sede dell'ultima riserva Indigena, quella della tribù Potiguara, e della riserva di preservazione ambientale delle foreste di mangrovie e del lamantino. Nei nostri piani abbiamo destinato a questa tappa tre giorni perchè ci sono parecchie cose da vedere e fare ed abbiamo deciso di saltare tutto il litorale sud del Rio Grande do Norte per poi fermarci in alcune delle sue spiagge al ritorno. Per arrivare a Baia da Traiçao da Pititinga si può prendere la BR 101 fino a Mamanguape (196 km.), è sicuramente il percorso più breve, ma corre una trentina di km. all'interno su un'autostrada monotona e poco interessante, allora decidiamo di concederci una piccola deviazione prendendo la RN 063 che da Natal-Ponta Negra corre parallela alla costa fino a Nisia Floresta passando per Pirangì do sul dove si trova il cajueiro più grande del mondo. Il cajueiro è la pianta del cajù, il frutto dal cui picciolo è ricavato l'anacardo e quello di Pirangì è un unica pianta che ha dato vita ad una piccola foresta di 8500 metri quadrati; è un luogo molto frequentato, ma vale sicuramente la pena di spezzare il viaggio e fare una sosta per vedere l'impressionante intreccio di rami e radici aeree generate da un unico ramoscello piantato da un pescatore nel 1888. L'itinerario prosegue poi lungo la costa passando bellissime spiagge di dune e falesie. Stop per il pranzo al ristorante Marina's Camarões. Ricavato da un'antica stazione ferroviaria in disuso (la stazione di Parary) si mangia su tavoli apparecchiati sulla pensilina affacciata sugli antichi binari. Il menù è vario e include piatti tipici regionali principalmente a base di gamberi (come suggerisce il nome Camarao in portoghese significa gambero), interessante anche l'arredo e la vasta raccolta di cachaça (il liquore prodotto dalla canna da zucchero). Nel tardo pomeriggio arriviamo a Baia da Traiçao per alloggiare alla pousada Lua Cheia (pousada B&B affacciata sul mare, dispone di camere a tema naturalistico pulite e ben mantenute con tutti i confort, semplice ed informale. Prezzo intorno ai 160 R$ con colazione. I proprietari, della pousada, che hanno anche l'autorizzazione per visitare la riserva, sono Italiani e ci introducono subito alla scoperta delle bellezze locali spiegandoci usi e costumi degli Indios che qui, come ovvio, si sono parzialmente adattati alla "civiltà" moderna, ma che tuttavia mantengono ancora molti degli aspetti culturali originari dei nativi.
I Potiguara si considerano una tribù guerriera e le cronache lo confermano perchè furono uno dei popoli nativi a resistere per più tempo alla colonizzazione Portoghese. La riserva, che circonda completamente la cittadina di Baia da Traiçao adagiata in una splendida insenatura sull'Atlantico, conta 32 villaggi sparsi su una quarantina di ettari di terra indigena dove si trovano anche spiagge incontaminate, sorgenti naturali e due aree di preservazione ambientale di foresta di mangrovia, una delle quali ospita anche il progetto "Peixe Boi" per la salvaguardia del lamantino di mare. Andiamo a dormire con la consapevolezza che domani comincerà una nuova avventura in un altro luogo fantastico e quasi inesplorato.
Il nostro primo giorno a Baia da Traiçao prevede un facile escursione a piedi sulla spiaggia fino al villaggio di pescatori di Coqueirinho.
Trekking alla spiaggia di Coqueirinho
Quando si accede al mare dalla Ponta das Trinceiras, dove si trova la Pousada Lua Cheia, ci si trova dinnanzi ad una lingua di sabbia bianca ricoperta da palme da cocco che si protende verso l'Oceano, la vista è fantastica e si perde in direzione sud per chilometri seguendo il profilo sinuoso della spiaggia bagnata dalle onde, all'orizzonte spiccano le sagome scure delle palme di Coqueirinho ad 8 chilometri di distanza. La camminata viene organizzata seguendo gli orari della marea, che in questa regione varia da 0 a 2.6 metri. La marea di questa mattina è 0.1, tra le più basse dell'anno, e ci permette di ammirare la spiaggia di Prainha nella sua estensione massima. Cominciamo a camminare in direzione sud tenendo come punto di riferimento una coppia di palme che svettano solitarie tra le dune di sabbia chiamate Romeo e Giulietta, dopo poche centinaia di metri usciamo dall'area edificata della città per trovarci in un ambiente naturale di incredibile bellezza composto da dune di sabbia bianca e palme da cocco, volgendo lo sguardo ad est si può vedere chiaramente la Ilha da Croa, una piccola spiaggia formatasi tra la barriera di recife (vedi il post monumenti geologici del Paraiba) come se fosse un atollo in mezzo al mare.
Dopo circa 4 chilometri raggiungiamo e superiamo una punta e davanti a noi si apre la meravigliosa baia di Coqueirinho, un'insenatura a forma di mezza luna che si estende per 3 chilometri, completamente deserta, il mare qui è calmo e la bassa marea lascia scoperta una secca che collega la spiaggia alla barriera di recife che qui dista alcune centinaia di metri, la percorriamo tutta e raggiungiamo il piccolo villaggio di Coqueirinho abitato da pochi indios Potiguara che si dedicano alla raccolta delle vongole. Il villaggio è composto da due file di case ai lati di una strada di sabbia, unica via di collegamento con la città, alla fine della strada si trova la piccola chiesa di Nossa Senhora dos Navegantes dove ogni anno viene portata la statua della santa protettrice, custodita a Baia da Traiçao, la processione è un evento importante che riunisce tutti gli abitanti della regione che affollano le coloratissime barche dei pescatori che sfilano da Baia fino a Coqueirinho dove viene celebrata una messa ed un rito propriziatorio con offerte di fiori e cibo al mare e a Yemanjá, l' Orishá protettrice del mare e dei navigatori del sincretismo afro-brasiliano. Dalla chiesa la nostra camminata continua fino alla foce del Rio Sinibù dove incontriamo alcuni abitanti locali intenti a raccogliere le vongole che da qui vengono poi accumulate nelle case per poi essere bollite e sgusciate. Dopo un bagno rinfrescante nel fiume ci attende una sosta in un piccolo ristorantino sul mare dove è stato organizzato un succulento pranzo a base di ostriche, gamberi e aratù, un piccolo granchio dalla carne saporita che popola il recife, non c'è modo migliore per coronare una giornata di cammino, naturalmente accompagnando il tutto con una buona cerveja Skol.
La sera è d'obbligo un aperitivo a base di Caipirinha, crostini e bruschetta sul terrazzo fronte mare della pousada, chiacchierando con i proprietari.
Oggi è il giorno della riserva e degli Indios, il percorso preparato dallo staff del Lua Cheia prevede una giornata a bordo della Kombi vintage della pousada in direzione nord, nord-ovest.
L'escursione al settore nord della riserva Potiguara è un viaggio alla scoperta della storia e della cultura dei nativi Brasiliani, allo stesso tempo è l'occasione per visitare alcuni luoghi di grande valore ambientale che sono parte della riserva ed elementi integranti dell'ecosistema costiero di questa regione del Brasile. Baia da Traiçao è un microcosmo che racchiude biodiversità uniche e quel che resta di una cultura antica, rara testimonianza di un popolo in pericolo di estinzione.
Si parte subito dopo colazione in direzione della Praia (spiaggia in Italiano) do Forte, una spiaggia di falesia molto nota tra i surfisti locali.
La falesia di Praia do Forte è l'ingresso settentrionale della riserva indigena, qui termina il territorio del municipio di Baia da Traiçao e comincia la terra Potiguara. Baia da Traiçao è l'unico municipio Brasiliano che si trova all'interno di una riserva indigena che è anche la più antica e la più popolosa del Brasile. Il forte Portoghese non esiste più perchè non era una struttura difensiva, ma era più un punto strategico di controllo del traffico marittimo, dalla sua posizione dominante sull'Oceano era possibile osservare i movimenti delle varie flotte che nel xiv e xv secolo percorrevano queste acque, Inglesi, Francesi, Spagnoli e poi ancora i corsari protagonisti di storie avventurose e fantastiche. Oggi a testimonianza del passato rimangono tre cannoni che recano ancora il sigillo della casa reale di Portogallo. Nel sito opera un'associazione di donne Potiguara che si occupa del mantenimento e della pulizia e talvolta organizza un Torè (danza rituale Tupì) all'interno di un'Oca (casa in lingua Tupì), a lato dell'edificio le donne Potiguara hanno organizzato un orto officinale dove coltivano le piante medicinali che sono alla base dell'arte curativa dei Pajè, gli sciamani che ancora oggi operano nella comunità indigena.
Dall'alto del forte si gode di una vista panoramica di grande bellezza che abbraccia l'insenatura dove si trova Baia da Traiçao e le spiagge di falesie a nord della città.
Lo scenario offerto dalle falesie di Baia da Traiçao è qualcosa di unico, questo tratto di 12 km. è considerato parte del patrimonio geo-monumentale del Paraiba, sia per la sua perfetta conservazione sia per la colorazione dell'arenaria che abbraccia una vasta gamma di sfumature, dal bianco, al giallo, arancione e rosso. Un sentiero percorre tutto il tratto di falesia fino alla Barra di Camaratuba sviluppandosi parte in cima alle rocce e parte sulla spiaggia sottostante. Un accesso nella località Alto do Tambà-Giz Branco permette di avere una panoramica completa delle falesie di grande impatto paesaggistico.
Tappa successiva Barra di Camaratuba, bella spiaggia adatta per il surf dove abbiamo fatto un bagno alla foce del fiume e pranzato nel ristorante Camaratuba a base di pesce e macaixera (manioca) fritta, ottimo cibo e prezzo più che ragionevole.
Proseguendo il tour si passa per il villaggio di Sao Francisco, il villaggio della riserva considerato il più puro, in termini di razza indigena. Qui si svolge tutti gli anni in aprile il grande ritrovo degli abitanti dei 32 villaggi che formano la Terra Potiguara che per l'occasione celebrano un grande rituale religioso danzando il Torè, danza tipica dei Tupì e qui vive Fatima, l'unica Pajè donna della comunità, riconosciuta da tutti come grande sciamana e curandeira, Fatima ci accoglie nella sua modesta casa e prepara un pranzo tipico Potiguara a base di pesce, gamberi, vongole, tapioca, fagioli ed altre prelibatezze, è un pranzo rustico realizzato nell'aia della casa dove scorrazzano una moltitudine di bambine e alcuni animali domestici, ma è un'esperienza unica per chi vuole toccare con mano lo stile di vita di questa gente meraviglios. Fatima e la sua famiglia accompagnano il pranzo suonando e cantando le canzoni del rituale indigeno e raccontando le storie e le leggende locali. A richiesta il figlio di Fatima realizza pitture corporali con il Genipapu, la polpa di un frutto da cui viene prodotto un colorante nero che rimane impresso una decina di giorni.
Nel pomeriggio raggiungiamo la sorgente del Rio Gozo, luogo di natura incontaminata, è una polla sorgiva dove l'acqua sgorga dal sottosuolo a formare un piccolo torrente dalle acque limpide e gelate, per arrivare alla sorgente si percorre un brevissimo tratto di foresta atlantica passando anche per le case della piccola comunità locale di Indios, custodi del luogo; è un posto incantato e pieno di fascino dove è bello fermarsi e ascoltare i suoni della vita che ci circonda ed è dovunque e respirare l'aria pura filtrata dalla vegetazione della foresta.
da non perdere un bagno nel fiume poco a valle della sorgente in mezzo alla foresta in una piscina di acqua fresca e cristallina.
Rientriamo quasi al calar del sole in pousada e dopo una doccia rilassante siamo pronti per la cena, stasera si mangia sul mare, nel ristorante di Catia, una simpatica signora che assieme al marito Juquinha prepara ottimi piatti a base di gamberi e molluschi, agosto è anche stagione di aragosta e come si fa a non aprofittarne??!
Ultimo giorno a Baia da Traiçao, i nostri anfitrioni e guide hanno organizzato il tour nella riserva del lamantino.
Questa escursione è realizzata in giornata e parte da Baia da Traiçao per arrivare al villaggio Potiguara di Camurupim dove ci si imbarca per la visita alle aree di preservazione ambientali della foresta di mangrovie e del lamantino. Le imbarcazioni che ci trasporteranno sono di piccolo cabotaggio e con motore a pescaggio minimo, le uniche che hanno il permesso ufficiale del ministero dell'ambiente per percorrere questo tratto di fiume. Ogni barca carica al massimo 8 passeggeri e possiede giubotti salvagente e banchi di seduta abbastanza comodi. Lungo il percorso sono previste diverse fermate in punti di interesse storico e naturalistico. Una volta giunti alla foce del Rio Mamanguape si andrà alla ricerca del Lamantino (qui chiamato Peixe Boi), il mammifero vive in regime di completa libertà e perfettamente inserito nel suo habitat naturale, in caso di avvistamento bisogna quindi seguire alcune regole fondamentali per salvaguardarne la sopravvivenza come non toccarlo e non dargli cibo. Bisogna oltremodo sottolineare che, proprio per la sua condizione non è garantito il suo avvistamento.
Il villaggio di Camurupim è uno dei 32 che compongono la riserva degli Indios Potiguara ed è localizzato sul fiume Sinibù in una cornice naturale di grande bellezza e valore ecologico. La comunità locale è dedita alla raccolta delle vongole che si trovano in grande quantità alla foce del fiume.Le vongole vengono pulite dalle donne del villaggio per essere vendute al mercato di Baia da Traiçao ed i gusci ornano le entrate delle case, i bar sul fiume ed addirittura tratti della strada che conduce al villaggio. Il piccolo porto fluviale dove ci si imbarca per l'escursione è un luogo incantevole dove il tempo sembra essersi fermato, nei piccoli ristoranti affacciati sul fiume si possono degustare piatti tipici della regione a base di pesce, gamberi e naturalmente vongole.
Il primo impatto con la riserva è già esaltante e passa per la foresta di mangrovie del Rio Sinibù. Anche se in apparenza l'intrico di radici ed alberi della foresta di mangrovie può sembrare tutto uguale qui convive un grande numero di specie di mangrovie differenti che si distinguono per aspetto e colorazione. Le mangrovie sono altamente specializzate per potere sopportare e anzi utilizzare a proprio beneficio l'acqua salmastra delle lagune costiere, o salata del mare. L'eccesso di sale viene poi eliminato mediante ghiandole poste sulle foglie che essudano acqua salata.
Una volta raggiunta la foce del Sinibù lo scenario cambia completamente e l'intrico di vegetazione lascia spazio ai grandi spazi e subito ci appare una enorme banco di sabbia emerso il luogo viene chiamato dagli Indios "Incontro delle acque", perchè qui si mischiano l'acqua salata del mare e quella dolce del fiume, con la bassa marea si crea una secca dove gli abitanti di Camurupim e del vicino villaggio di Coqueirinho ogni giorno raccolgono quintali di vongole, affondando le mani nella sabbia ritraendole ogni volta con decine di molluschi. Il raccolto viene poi trasportato al villaggio su piccole canoe a remi.
La barca prosegue verso il mare aperto in direzione di una barriera rocciosa posta a qualche centinaio di metri dalla riva. La barriera rocciosa che corre parallela alla costa proprio di fronte al villaggio di Coqueirinho in realtà si estende per migliaia di km. ed arriva, quasi senza interruzioni, fino allo stato di Bahia. Si tratta di una antica barriera corallina oggi in parte emersa e quindi estinta. Durante la bassa marea è possibile salire su questa lingua rocciosa, larga alcune decine di metri e camminare sul conglomerato che la compone, fatto di migliaia di sassi arrotondati per l'effetto erosivo delle onde. Da questo punto si possono avvistare le tartarughe di mare (principalmente la tartaruga de Pente) nuotare in mare aperto tra le onde. La salita sulle rocce prevede il superamento di una paretina di circa due metri abbastanza semplice. Una volta sulle rocce raccomandiamo di seguire scrupolosamente le istruzioni della guida su come e dove camminare.
Ci stiamo avvicinando sempre più al snatuario ecologico del lamantino, situato alla foce del Rio Mamanguape, ma prima la barca si ferma alla spiaggia di Barra de Mamanguape, dalla quale 30 Km. di spiagge deserte si susseguono a Lucena, ultima propaggine dell'area metropolitana di Joao Pessoa, capitale del Paraiba. Si arriva alla spiaggia dal Paradiso delle tartarughe ed in lontananza già si scorge il panorama di grande impatto di questo tratto di litorale formato da spiagge di dune e falesie. La barca si ferma sulla battigia di fronte ad una grande piscina naturale con acqua calma e trasparente che invita ad un bagno rinfrescante nella solitudine più completa accompagnato dai soli suoni della natura circostante. Barra de Mamanguape è una spiaggia di riproduzione per le tartarughe che a centinaia popolano questo tratto di mare ed è protetta dall'IBAMA, il ministero dell'ambiente brasiliano. Da qui parte una lunga lingua di sabbia bianca che separa il Rio Mamanguape dal mare.
Ripartiti giungiamo finalmente alla foce del Mamanguape e dopo alcuni minuti di ricerca ed osservazione lo vediamo, il lamantino è a poche decine di metri di distanza, le nostre guide cominciano a battere le mani sulla superfice del mare per richiamare la sua attenzione e incredibilmente lui si avvicina senza timore, passa due volte sotto la barca poi con uno sbuffo emerge con la testa e ci fissa per alcuni secondi, lo show dura più di dieci minuti e ci lascia strabigliati e pieni di emozione come non avremmo mai immaginato, il lamantino è un animale docile e curioso oggi protetto ma fino a pochi anni fa cacciato per la sua carne tanto da metterlo a rischio di estinzione. Il progetto Peixe Boi sta recuperando vari esemplari in tutto il Brasile inserendoli nell'habitat di questo parco che, a quanto pare, è uno dei più adatti alla sopravvivenza e riproduzione dei grandi mammiferi.
Giornata spettacolare che ci lascia quasi a bocca aperta per la bellezza dei luoghi e lo spirito che anima gli abitanti del luogo, ma anche le nostre guide che qui sembrano aver trovato un equilibrio ideale tra uomo e natura.
A sera siamo ospiti loro a cena, sarà pesce al forno con contorno di patate e podori gratinati e da buoni Italiani una bella bottiglia di vino, Bianco naturalmente.
Oggi dobbiamo lasciare Baia da Traiçao e lo facciamo con un velo di tristezza anche se con il cuore e gli occhi pieni di felicità e visioni paradisiache, ma è tempo di andare, andare verso nuove avventure e nuovi luoghi. La tappa odierna è ricca di storia in una città antica ricca di monumenti e dichiarata Patrimonio dell'Umanità, Olinda la bella, con i suoi vicoli e le case color pastello, con le sue chiese espressione superba del Barocco portoghese, i Repentistas, cantori di strada che con uno sguardo compongono una canzone raccontando la vostra vita e, indovinate, il più delle volte si avvicinano alla realtà.
La storia
Nel 1534, Duarte Coelho Pereira, alla vista del promontorio appena scoperto esclamò: che splendida ambientazione per una città, dopo due anni sorse, al posto del piccolo paesino di nome Marim, Olinda che divenne nel 1537 la prima capitale della Nova Luzitânia (odierno Pernambuco).
Iniziarono le esportazioni di legname e le ricche coltivazioni di canna da zucchero che fecero prosperare i colonizzatori portoghesi i quali disputarono con la Corte Portoghese il lusso e l'ostentazione abbellendo la città con chiese e palazzi signorili.
Nel 1630 gli Olandesi riuscirono a strappare queste terre ai residenti e vi si stabilirono fino al 1654. Olinda venne distrutta nel corso delle battaglie e incendiata, la capitale fu quindi spostata a Recife in attesa delle ristrutturazioni. Gli Olandesi furono infine scacciati dai coltivatori che non vedevano di buon occhio gli invasori protestanti e che ricostruirono quasi tutta la città.
Nel frattempo Recife diventava sempre più importante e per Olinda iniziava, con i primi anni del 1700, un lungo e inesorabile declino.
Solitamente piena di guide turistiche, alcune messe a disposizione dall'ufficio turistico gratuitamente (guias mirins), giovani apprendisti, riconoscibili dalla maglia gialla. Le guide professioniste le troverete in Praça do Carmo vicino alla fermata degli autobus.
Capitando in città di domenica non avrete bisogno di ingaggiarle perché troverete la città deserta e riuscirete a passeggiare in tranquillità, gli altri giorni praticamente vi obbligheranno, con la loro insistenza, ad assumerli pur di non essere assillati durante tutto il tragitto.
La parte storica è visitabile in una giornata, ma Olinda merita una sosta di almeno due giorni, bisogna dormirci almeno una notte per passeggiare con calma tra le stradine illuminate e godersi l'atmosfera coloniale.
Le due vocazioni dei Brasiliani apparentemente in conflitto, quella religiosa e quella della follia carnevalesca, convivono ad Olinda in maniera evidente ampiamente rappresentate dalle dozzine di chiese e dalle tante scuole di samba, axé e club carnevaleschi che sono sparsi per la città.
La visita
Per la visita alla città si parte da Praça do Carmo dove si incontra subito l'Igreja Nossa Senhora do Carmo del 1580, in cima ad una collinetta la scalinata laterale porta all'entrata. Fu la prima chiesa dell'ordine dei Carmelitani costruita in Brasile e possiede una bella facciata coloniale con colonne; l'altare ha tre nicchie con immagini barocche. Si prosegue quindi per Rua São Francisco fino al Convento São Francisco del 1585, il complesso oltre al convento è composto dall'Igreja de Nossa Senhora das Neves e le Cappelle de São Roque e Sant'Anna. Magnifica la Sacrestia ed il chiostro con azulejos portoghesi. Il convento francescano è il più antico del Brasile. L'altare fu dipinto con un miscuglio di sangue di bue, olio di balena e buccia di banane. La chiesa fu incendiata dagli olandesi nel 1631 e ricostruita nel XVII secolo (orario dal lun. al sab. dalle 7 alle 11.30).
Da qui inizia il percorso in salita, svoltando a sinistra in Rua Bispo Coutinho sulla collina c'è il Seminário de Olinda del 1575 e l'Igreja Nossa Senhora da Graça del 1552 che essendo posizionati nel punto più alto offrono una splendida vista sulla città. Il complesso che fu costruito ispirandosi alla chiesa di São Roque a Lisbona è la migliore testimonianza d'architettura gesuitica del Paese (orario dalle 14.30 alle 16). Proseguendo poi in Rua Bispo Coutinho si sale all'Alto da Sé dove si ha immediatamente di fronte il panorama più bello d'Olinda e l'Igreja de São Salvador do Mundo (Igreja da Sé), prima parrocchia del Brasile. Fu all'inizio solo una piccola cappella di gesso fatta costruire da Duarte Coelho, il reggente della Capitania, il quale scelse la posizione perché strategica nell'avvistamento dei nemici. Venne quindi eretta una costruzione tutta in legno fino al 1548 quando iniziò la costruzione della Chiesa Matriz in muratura con tre navate e le varie cappelle ai lati. Durante l'invasione olandese divenne un tempio protestante, successivamente incendiata dagli stessi invasori fu ricostruita nel 1676 ed elevata a Cattedrale dal Vescovato di Olinda. Entrando troverete in fondo sulla destra un passaggio che porta ad un terrazzo laterale dal quale vedrete un altro bellissimo panorama. Vi sarà possibile riprendere fiato nella piazzetta, dove troverete ristorantini improvvisati nei quali è possibile assaggiare la tapioca e il formaggio abbrustolito e dove troverete anche un bar e un mercato d'artigianato. Qui avrete la possibilità di ascoltare i repentistas ovvero i cantautori tipici del Nordest ed in particolare del Pernambuco.
Proseguendo su questa strada s'incontra il Museo de Arte Sacra de Pernambuco, situato in un antico palazzo già Camera del Senato poi Palazzo Arcivescovile del 1676, ricostruito anch'esso dopo l'invasione olandese contiene una grande raccolta di arte religiosa tra cui un Presepio Nordestino con il Gesù Bambino che dorme su di un'amaca e con Giuseppe e Maria neri e alcune tra le più belle opere di Mestre Vitalino e Severino Veieira (orario dalle 8 alle 12.45). Dopo circa 100 mt svoltando a destra c'è l'Igraja Nossa Senhora da Conceição del 1569, abbandonata nel periodo olandese fu poi ricostruita e utilizzata come centro di protezione delle donne abbandonate. La principale attrazione è l'immagine barocca della Nossa Senhora da Conceição, pittura in oro poggiata su di un piedistallo con sculture d'angeli, in cima una grande corona d'argento. Dal terrazzo del convento si ha una bella vista dell'Orto Botanico Del Rei, il secondo giardino botanico del Brasile per importanza. Ritornando sulla Rua Bispo Coutinho prendendo Ladeira da Misericórdia si trova l'Igreja Nossa Senhora da Luz e Santa Casa da Misericórdia del 1540, anch'essa incendiata dagli olandesi e ricostruita nel 1654. All'interno un bel pulpito, nei pressi una scuola di Missionari (orario dalle 11.45 alle 12.30 e dalle 18 alle 18.30). Svoltando a destra sulla Rua Saldanha Marino si arriva alla bell'Igreja Nossa Senhora do Amparo del 1550, la chiesa dedicata ai musicisti. All'interno si trova il laboratorio di restauro delle opere d'arte d'Olinda, inoltre sono stati scoperti da poco, dietro un pannello di legno, alcuni azulejos portoghesi con immagini barocche di grande importanza. Guardandosi attorno, questa zona offre bei palazzi con finestre, porte e soprattutto grondaie molto caratteristiche. Le famose bicas (fontane) di Olinda (São Pedro, Rosário e Quatro Cantos), si trovano quasi tutte nella zona dei Quatro Cantos, costruite nella prima metà del secolo XIV servivano per raccogliere l'acqua delle scarse sorgenti in quel periodo merce davvero rara, pultroppo sono ora in degrado.
Da Rua Saldanha Marino si torna sulla Rua do Amparo, evitate di proseguire oltre alla Casa dos Bonecos perché da lì inizia la favela. Al civico 59 si trova il Museu do Mamulengo, il mamelungo è l'antico teatro delle marionette e la collezione ne raccoglie ben 300. Possiede inoltre una bella sala video e un'esposizione fotografica (ora chiuso per restauro; di solito orario dal mar. al ven. dalle 9 alle 18; sab 10/18; dom. 11/19; chiuso lun.).
Sia su Rua do Amparo che in Praça João Alfredo, meritano attenzione due begli edifici in stile moresco, entrambi gli esemplari sono del XVII secolo e hanno la tettoia chiusa con graticcio di legno pregiato lavorato con intarsi.
Raggiunta Rua 13 de Maio si può visitare il Museu de Arte Contemporânea, la costruzione del 1764, era una ex prigione della Diocesi per uomini e donne accusati di delitti contro la religione cattolica. Adesso è sede di mostre ed esposizione per gli artisti brasiliani. Si trovano interessanti opere di Rodrigues e Portinari (orario dalle 9 alle 17). Finita la Rua 13 de Maio ci si trova ad un incrocio con Rua Bernardo Veira de Melo e Rua São Bento. Prendendo a sinistra si arriva al Mercado da Ribeira, antico mercato degli schiavi, costruito alla fine del XVII secolo, restaurato e utilizzato come mercato d'artigianato con varie gallerie d'arte e officine d'intagliatori (orario dal lun.al sab. dalle 9 alle 18). Sempre da Rua 13 de Maio parte Rua Boa Hora con l'Igreja da Boa Hora del 1807, non di particolare interesse. Tornando sulla Rua São Bento si incontra l'imponente Mosteiro de São Bento del 1582, in stile rococò è il secondo monastero benedettino costruito in Brasile con un bell'altare in legno di cedro rivestito in oro e un pulpito finemente intagliato, il tutto è alto 14 mt e pesa 14 tonnellate, recentemente restauranto con un lavoro durato ben 7 mesi, fu anche esposto al Museo Guggenhein di New York. Troverete una cosa curiosa, in fondo alla navata, all'esterno è stato posizionato un Cristo con le spalle rivolte all'entrata e il viso rivolto all'altare, la cosa davvero insolita ha come spiegazione il fatto che la statua fu posta in quel modo per gli schiavi ai quali era vietato entrare in chiesa (orario dalle 9 alle 11 e dalle 14 alle17); tutti i giorni alle 17,30 si può assistere alla messa con canti gregoriani. Poco oltre si trova il Palácio dos Governadores, costruito nel XVII secolo era l'antico Palazzo dell'Assemblea Costituente, oggi ospita la sede del Poder Esecutivo, interessante l'illuminazione originale con antichi lampioni.
In Praça Varadouro si trova il Mercado Eufrásio Barbosa situato in una vecchia fabbrica di dolci fondata nel 1865 e trasformato nel 1979 in mercato con annesso teatro. All'interno si trovano negozi d'artigianato anche se non di particolare interesse (orario dal lun. al sab. dalle 9 alle 19; dom. 15/19).
Fuori dal centro storico si trovano l'Igreja do Monte, del 1586, con annesso il convento benedettino. All'interno del convento si trova un negozietto con vendita di biscotti e liquori, prodotti dai monaci, inoltre l'Igreja do Rosario, con a fianco la fonte (Bica do Rosario), una delle prime chiese del Brasile a permettere l'accesso agli schiavi di colore e l'Igreja de São João del 1580, quest'ultima fu l'unica chiesa a non essere incendiata dagli Olandesi e fu la prima chiesa benedettina del Brasile, da qui iniziano le sfilate di Carnevale.
La zona moderna si estende alle spalle della vecchia città, andando verso nord, non vale davvero la pena visitarla, ma almeno bisogna riconoscere che non deturpa in nessun modo il bel panorama.
Eira, Beira, Tribeira piccolo BOX
Guardando i tetti di alcune case di Olinda noterete una particolarità: alcuni hanno tre file di tegole ornamentali che indicavano che il proprietario della casa era un uomo molto ricco ossia possedeva terra (eira), denaro (beira) e potere (tribeira). Tanto che, un detto popolare, per specificare la miseria assoluta di una persona, diceva che era "Sem eira nem beira".
Repentistas
I repentistas (da repente ossia repentino/immediato) del Nordest brasiliano sono davvero incredibili. Li troverete per le strade di Olinda o sulle spiagge del Pernambuco e del Sergipe. Quasi tutti semi-analfabeti cantano accompagnati solitamente da chitarre o violini su una base musicale molto semplice, quasi monotona, improvvisando storie di uomini famosi o semplicemente guardando la faccia e l'abbigliamento dei turisti che si trovano sulla loro strada. Il turista diventa, nelle loro storie, quasi sempre, dottore o dottoressa e l'immaginazione e la fantasia che dimostrano, inventandosi le rime, lascia increduli. Vengono spesso ingaggiati in feste o matrimoni, si svolge addirittura il Festival Internazionale dei Trovadores e Repentistas, dove si incontrano decine di questi cantastorie che si lanciano in sfide musicali della durata di ore che a volte diventano notti intere, duelli veri e propri. Se non volete la serenata basta un cenno, ma almeno una volta provate ad ascoltarli, se capite un pò il brasiliano vi divertirete moltissimo.
Punti panoramici e fotografia
Ogni angolo, vicolo e piazza della città possono essere motivo dell'attenzione di un appassionato di fotografia, ma la parte più spettacolare si trova di sicuro nella zona alta intorno all'Igreja da Sé. Da questo punto si godono bellissime viste sui principali monumenti cittadini che contrastano con il blu intenso del mare ed il verde della vegetazione circostante, dal terrazzo situato sul lato sinistro dell'Igreja da Sé si ha un'ottima visione del Convento de São Francisco e dalla strada che porta sempre a questa chiesa è possibile vedere gli edifici colorati d'Olinda e sullo sfondo i grattacieli di Recife. Anche dalla collina in cima a Rua Bispo Coutinho sul patio del Seminario si ha un'ottimo panorama. Guardando a Sud si vedono: il porto, Recife, la spiaggia di Ponta D'el Chifre e un pezzo del fiume Beberiche il tutto immerso nel verde. In ladeira da Misericórdia si ha un altro bello scorcio della città con le bianche case e i Quatro Cantos seguiti dalla spiaggia, dal fiume e da Recife; a est l'Oceano Atlântico e la città alta tra il verde dei palmeti e gli alberi da frutta.
Comincia il nostro viaggio di ritorno verso Natal, subito dopo aver fatto un'abbondante colazione (a proposito la nostra pousada Alto Astral è una pousada semplice e con camere coloratissime, niente di che, ma è una buona opzione ad olinda, dove gli alloggi buoni sono carissimi e quelli economici sono tuguri. Se potete scegliete una delle due camere all'ultimo piano che hanno un terrazzino in comune che si affaccia su una bella vista del centro storico, prezzo intorno ai 180 R$ con colazione a seconda della stagione può variare anche considerevolmente), carichiamo l'auto e partiamo, destinazione l'Interior ed il Sertao, la zona semiarida situata ad un centinaio di km. dalla costa e ricca di cultura e storia e di bellezze naturali. Riprendiamo la BR101 in direzione nord-Natal ed arrivati a Joao Pessoa tagliamo verso l'interno verso Campina Grande (BR230) Dopo circa ottanta km. incrociamo la PB79, è la strada che porta ad Areia, ma noi ci concediamo un'estensione di poche decine di km. per visitare il sito archeologico di Pedra do Ingà, una pietra con incisioni misteriose che fa discutere la comunità degli archeologi da anni. La Pedra do Inga è un monumento archeologico costituito da una roccia lunga 50 metri ed alta 3 con incisioni i cui significati sono ancora sconosciuti. In questa serie sono scolpite diverse figure, che suggeriscono la rappresentazione di animali, frutti, umani e costellazioni come Orione. Il termine "itacoatiara" , con cui è conosciuta la pietra, deriva dalla lingua Tupi: ITA ( "pietra") e kûatiara ( "graffiato" o "dipingere"). Secondo la tradizione, quando gli Indios della regione furono interrogati dai primi coloni europei su ciò che significavano i segni sulla roccia, utilizzarono quel termine per riferirsi a loro.
Il sito archeologico di Ingà dista 109 km da João Pessoa e 38 km da Campina Grande. Sul posto si trova un piccolo museo (non sempre aperto) con numerosi fossili e strumenti di pietra trovati nella zona, la pietra è adagiata sul letto di un fiume completamente isolata da altri reperti o tracce di antiche civiltà, nessuno si spiega la presenza di un'iscrizione tanto elaborata e complessa in una regione dove non si conosceva altra forma di comunicazione che non fosse quella orale.
Sul significato e l'origine sei glifi sono state fatte varie teorie, da una supposta origine Fenicia, dovuta ad una apparente e supposta somiglianza con la scrittura dell'antico popolo mediterraneo ed al ritrovamento di altre iscrizioni rupestri che lasciano supporre una relazione con i Fenici, fino alla teoria di una somiglianza con il demotico dell'antico Egitto, per terminare con la classica teoria degli extraterrestri. Di sicuro ad oggi nessuno è riuscito a decifrare i simboli o a trovare una loro reale corrispondenza con altri reperti del genere, anche la datazione con il carbonio 14 è risultata inaffidabile perchè la pietra si trova nel letto del fiume Bacamarte che durante la stagione delle pioggie copre completamente il sito che viene ricoperto di limo e rende impossibile l'applicazione del carbonio. Oltre al pannello principale vi sono altri pannelli minori disseminati nel sito e incisi con tecniche e simbologia differenti.
Esiste un'ipotesi che dà ai petroglifi Ingá un'importanza eccezionale dal punto di vista archeoastronomico. Nel 1976, l'ingegnere spagnolo Francisco Pavia Alemany ha iniziato uno studio matematico del monumento archeologico, i primi risultati sono stati pubblicati nel 1986 dal Istituto Brasiliano di Archeologia (F. Alemany Pavia 1986).
Lo studio identifica Inga come il più straordinario calendario solare conosciuto La Safor Astronomical Association ha pubblicato nel 2005 una sintesi di questo lavoro nel suo bollettino ufficiale
Più tardi, F. Pavia ha proseguito con lo studio di Inga riscontrando la presenza di tante "stelle" che possono essere raggruppate per formare "costellazioni" .
Nel 2006, l'arqueoastrônomo ed egittologo José Lull ha pubblicato un libro intitolato "archeoastronomia DI TRABAJOS, Ejemplos Africa, America, Europa e Oceania," compendio di tredici articoli scritti da arqueoastrônomi prestigiosi. Tra questi elementi è incluso "El archaeoastronomico insieme di Inga", dove Inga viene considerata un monumento archeo-astronomico senza precedenti nel mondo.
Terminata la visita prendiamo la PB079, la prossima tappa è la città di Alagoa Grande per una visita al teatro Santa Ignez, un interessante esempio di teatro in stile Italiano risalente al 1905, periodo d'oro della coltivazione della canna da zucchero. L'interno del teatro è un piccolo gioiello in legno con due ordini di balconate. Durante la visita il custode ci consiglia di andare a mangiare all'Engenho Volupia situato pochi km. dal centro cittadino, l'engenho è una distilleria che produce una delle migliori cachaças del Brasile ed ultimamente è stato aperto al suo interno un ristorante che cucina specialità della regione come il bode assado, (capretto al forno) i proprietari aprono le porte della distilleria per una visita guidata dove viene spiegato il processo di produzione del liquore ed è possibile degustare cachaça fermentata con vari tipi di frutta tropicale. Tutto molto interessante, ottimo anche il cibo e la degustazione.
Risaliamo in auto in direzione di Areia situata nella regione del Brejo Paraibano dove passeremo la notte nella Pousada Vila Real, la scelta migliore ad Areia, costo tra i 180 e 220 R$, la pousada ha al suo interno un ristorante abbastanza buono.
Giornata dedicata alla visita di Areia e dintorni.
Areia è la città degli engenhos, le distillerie che producono cachaça, ma anche zucchero di canna grezzo e la Rapadura ricavata dalla melassa del processo di ebollizione del succo della canna.
la Cachaça e la Caipirinha
è il liquore prodotto dalla distillazione della canna, molto più dolce del rum dal quale si differenzia per il processo di produzione. Non è un liquore facile da bere puro e trova il suo più famoso e riuscito utilizzo nel cocktail Caipirinha
La canna da zucchero è da sempre una delle produzioni più importanti del Brasile, agli schiavi che lavoravano nelle piantagioni veniva dato, al termine della massacrante giornata di lavoro, un pasto frugale e gli scarti della produzione dello zucchero, una melassa imbevibile ma molto nutritiva e con grandi poteri terapeutici. Per migliorarne il sapore gli schiavi aggiungevano alla melassa del miele, lime ed aglio il risultato era una bevanda non gradevole ma molto ricostituente. Il termine Caipira in Brasiliano indica tutto ciò che è legato alla vita rurale dei contadini più poveri fu così che la bevanda assunse il nome di caipirinha sottolineandone la provenienza.
La ricetta è molto semplice:
5 cl Cachaça
1/2 lime (4 spicchi)
2 cucchiaini di zucchero bianco di canna
La Rapadura
è un preparato alimentare ottenuto dal succo della canna da zucchero sottoposto a ebollizione a temperature elevate ed evaporazione; se ne ricava una melassa viscosa che viene poi versata in piccoli stampi (generalmente rettangolari) in cui la si lascia essiccare. Il risultato sono delle zollette solide di saccarosio e fruttosio, contenenti anche calcio, ferro, fosforo e acido ascorbico. In altre parole, si tratta di zucchero di canna non raffinato (che conserva quindi tutte le sostanze originarie), del tipo zucchero marrone (o brown sugar).
Derrata alimentare tipica dei paesi dell'America Latina, dove viene utilizzata sia direttamente come cibo che come dolcificante, la panela ha anche proprietà terapeutiche (trattamenti della pelle, contro le infezioni o i raffreddori).
In Brasile e particolarmente nel Paraiba, è possibile visitare gli engenhos, ovvero le fabbriche, di solito a conduzione familiare, per assistere al processo di produzione e fare degustazione.
La rapadura può essere arricchita con ingredienti aggiuntivi come cocco, anarcado o arachidi. È ideale anche per i diabetici e per chi è a dieta. Presenta infatti un indice glicemico inferiore del 30% rispetto al glucosio puro, è comunque un alimento calorico, ma è più 'leggero' dello zucchero raffinato (si parla infatti di 350-360 kcal per 100 gr).
La prima tappa della giornata è proprio un engenho, quello della cachaça Triunfo, conosciuta in tutto il Nordest. La visita guidata allo stabilimento avviene tra i corpi di fabbrica ed un giardino tropicale con migliaia di piante fiori. Dopo aver assistito al ciclo di produzione della cachaça è possibile fare alcuni assaggi di varie tipologie di liquore. Sulla strada della Triunfo si trova un piccolo negozio di dolci fatti in casa Dulces Caseiros, se vi interessa l'articolo merita una sosta sia per la produzione di ottima qualità che per l'arredo e la composizione del giardino. La tappa successiva è la comunità di Pau de Ferro situata a pochi km. da Areia all'interno dell'omonimo parco dove viene protetta una delle poche aree di foresta Atlantica sopravissuta alla deforestazione. La comunità è composta da un piccolo gruppo di case al margine della foresta protetta e la popolazione si è riunita in una cooperativa che gestisce il ristorante Vò Maria, tipico ristorante rustico con specialità locali come la galinha caipira ed il bode asado, il tutto presentato in forma di self service, si mangia su tavolacci di legno ricavati da tronchi di Jaqueira (l'albero del Jack fruit), cibo ottimo ed ambiente interessante, costo ridicolo (tra 15 e 20 R$).
La cooperativa della comunità organizza visite guidate ad un tratto di foresta, noi approfittiamo e ci addentriamo con Carlos nel folto della vegetazione, il percorso è semplice e breve, ma molto interessante perchè Carlos ci indica le varie specie di flora del parco con grande competenza.
Nel pomeriggio torniamo ad Areia per visitare i monumenti della città. Anche qui c'è un teatro in stile Italiano, più antico e più grande di quello di Alagoa Grande, è il Teatro Minerva (1859). Nella strada principale fiancheggiata da belle case colorate dei primi '900 si trova il Sobrado de José Rufino, un'antica dimora signorile dell'inizio XIX secolo dove è possibile visitare le stanze con gli arredi originari e nella parte posteriore dell'edificio il Senzala ovvero il ricovero dove venivano letteralmente ammassati gli schiavi durante la notte, che fa intuire le condizioni di vita che passavano e ricorda che la schiavitù fu abolita in Brasile solo nel 1888 con la Lei Aurea promulgata dalla regina Isabella che causò anche la fine della dinastia imperiale e l'insurrezione contro la monarchia, fomentata principalmente dai proprietari terrieri che fondavano la loro ricchezza proprio sull'utilizzo degli schiavi.
Ultima tappa della giornata il giardino botanico dell'università di Areia, specializzata in agronomia. All'interno del campus è possibile visitare il giardino botanico, una vasta area di foresta vergine e coltivazioni di piante tropicali, al lato del giardino si trovano l'antica casa padronale (l'università sorge sul terreno di un'antica fazenda) trasformata in museo con arredi e testimonianze dell'epoca ed il museo della rapadura con i macchinari e gli attrezzi per la lavorazione della canna, tutto originale risalente al XIX secolo.
I due giorni nel Brejo Paraibano ci hanno fatto conoscere un Brasile diverso da quello che si trova sui depliant delle agenzie, è un Brasile rurale ricco di tradizioni e cultura, ma anche di contraddizioni ed abusi, tutte cose che un viaggiatore dovrebbe sapere per meglio interpretare un paese ed il suo popolo.
Consigliamo questa escursione anche per il valore paesaggistico di grande interesse ed impatto visivo.
Oggi siamo in partenza per il Sertao e precisamente per il Parco Statale di Pedra da Boca. Per arrivarci seguiamo la PB087 e la PB073 per circa 85 km. in direzione nord su una strada abbastanza buona, il parco si trova sul confine tra Paraiba e Rio Grande do Norte.
L'ingresso del parco è dominato dalla maestosità della Pedra, un gigantesco monolito roccioso solcato da profonde fenditure scavate dall'erosione degli agenti atmosferici, sulla parete principale della roccia si apre la grande caverna a forma di bocca che il giorno successivo sarà la meta della nostra avventurosa camminata. Per il momento dobbiamo occuparci della nostra sistemazione il che ci porta alla Pousada Fulò da Pedra (miglior scelta in loco, ambiente rustico ma di grande effetto sicuramente il posto ideale per dormire nel parco. Prezzo intorno a 150 R$ con colazione), una serie di chalet rustici costruiti su una collina prospicente la pedra che domina un fantastico panorama. Da questo punto è possibile osservare per intero il complesso di formazioni rocciose che formano il parco ognuna con forme e caratteristiche particolari. All'arrivo in pousada troviamo ad accoglierci Carlos, il proprietario, un gigante di uomo con un passato da vaqueros che ci invita ad assistere alla doma di un cavallo che ha appena acquistato. carlos ci spiega che la doma che andrà ad effettuare è particolare perchè viene fatta con la tecnica del sussurro, si tratta di una doma non violenta fatta di gesti e suoni che portano il cavallo ad essere totalmente obbediente senza subire traumi. Passiamo un'ora assistendo all'affascinante lavoro fatto sul cavallo a tratti commovente, poi ci raggiunge uno dei dipendenti della pousada per accompagnarci in cima ad una roccia a pochi kilometri dalla quale assisteremo al tramonto sullo straordinario scenario del parco. Il breve trekking che ci porterà alla cima della roccia si articola tra la bassa vegetazione della Caatinga fatta di cactus e bromelie in fiore, costeggiamo una parete granitica, risaliamo un pendio e finalmente arriviamo alla vetta, da qui si apre una vista a trecentosessanta gradi sulla natura circostante, il sole sta quasi scomparendo all'orizzonte e tutte le montagne che ci circondano si tingono di rosa in un gioco di ombre e luci che fa risaltare la texture delle rocce scavate dall'erosione di acqua e vento, ci sediamo ad assistere allo spettacolo senza dire una parola fino al momento in cui il sole scompare inghiottito dslla terra ed il cielo si tinge di un azzurro intenso. Si è fatta l'ora di rientrare in pousada dove Maria e Adriana hanno preparato la cena a base di carne e verdure accompagnate da una buona bottiglia di vino rosso.
La mattina ci si sveglia di buon' ora, dopo un'abbondante colazione, si affronta la salita alla Pedra da Boca, la nostra guida è Tico, un simpatico signore sulla cinquantina, grande conoscitore di questi luoghi, della flora e della fauna che li popolano e durante il percorso ci racconta storie della sua gioventù, sono storie di chi ha vissuto una vita dura e faticosa, lavorando la dura ed avara terra di questa regione o portando le vacche al pascolo sul proprio cavallo che qui è come un fratello. Il tempo passa rapido ascoltando i racconti di Tico che in parte alleviano la fatica e ben presto arriviamo all'ultimo tratto di salita che si supera arrampicandosi su una parete a 45° con l"ausilio di una fune, superato quest"ultimo ostacolo si arriva all'interno della Boca. Da qui ci si rende conto della dimensione della caverna che si apre per 80 metri a mezzaluna a formare un anfiteatro naturale di incredibile fascino con una vista mozzafiato sulla valle sottostante. è l"ennesima nota positiva di questo tour che ci lascia con un po" di saudade nell"intraprendere il nostro viaggio di ritorno ormai nella sua fase finale.
Da Pedra da Boca la RN269 corre verso est in discrete condizioni fino a connettersi alla BR101 all'altezza di Canguaretama (70 km.) dalla quale ci dirigiamo verso il mare e la località di Barra de Cunhaù dove passeremo gli ultimi due giorni di relax in spiaggia. Cunhaù è una piccola località di mare alla foce dell'omonimo fiume, è un luogo molto bello e rilassante con belle spiagge e a poca distanza da Pipa, chi volesse fare un salto anche nella spiaggia più famosa di questo tratto di litorale potrà farlo da Cunhaù caricando l'auto su una balsa e passando il fiume, sull'altra sponda si trova il villaggio di Sibauma da dove la RN003 si conduce a Pipa che dista solo 10 km.
Ultimo giorno di spiaggia per prendere tutto il sole possibile ed ultimo pesce fresco mangiato sulla spiaggia e poi, purtroppo rientro in Italia, previsto volo alle ore 23.00 dall'aeroporto di Natal dove, come d'accordo con Pavel, lasceremo anche l'auto.