Cinque giorni intensi a Cuneo e dintorni tra adorabili borghi, splendidi paesaggi, buon vino e escursioni da non perdere.
Lunedì 17/06/2024
Parto alle 8:30 prendendomela comoda e in un'ora e mezza arrivo a Neive, il primo paese che voglio rivisitare nelle Langhe, dato che mi fa sempre piacere tornarci.
Arrivato, trovo vari parcheggi gratuiti che costeggiano le mura. Lascio l’auto in uno di questi e poi le attraverso.
Il paese è su una collina, quindi salgo a spirale percorrendo le adorabili viuzze costellate di ristoranti, bar e negozi.
Seguo le indicazioni per il “Punto Panoramico” che conduce a un passaggio che dà su un balcone vista colline (ammetto che il panorama merita).
Scopro anche che esiste una panchina gigante in via XX Settembre, la quale dista da qui una decina di minuti a piedi, quindi dalla cima del paese scendo e la raggiungo.
Ovviamente il panorama merita, quindi foto di rito e poi torno all’automobile per la mia seconda meta: Barolo.
Il traffico è modesto, quindi in una ventina di minuti raggiungo la mia destinazione.
Ci sono vari parcheggi gratuiti intorno al centro. Lascio il mezzo in uno di questi e poi prendo la prima strada che trovo in salita (dato che, come Neive, Barolo è su una collina, quindi tutte le strade portano in cima, dove si trova il centro del paese).
Salendo trovo innanzitutto l’enoteca regionale del Barolo. Peccato che è chiusa (lunedì, martedì e mercoledì chiusa. Gli altri giorni fa dalle 10.30 alle 18.30). Poi proseguo per la salita e incrocio vari bar ed enoteche fino a raggiungere piazza Walter; onestamente non m’interessa, quindi proseguo oltre).
Da qui continuo la salita fino a giungere in cima, dove si trova uno spiazzo in cui: da una parte si trova la chiesa di Barolo mentre di fronte il WiMu (il museo del vino) e l’infopoint. Entro in primis in quest’ultimo, il quale fornisce i depliant del paese e delle zone limitrofe e vende anche i biglietti per il WiMo.
Sono incuriosito da questo museo, quindi pago 9€ di biglietto ed entro.
Il palazzo/museo presenta tre piani più uno interrato e ognuno possiede una sua tematica.
La visita parte dal terzo piano, quindi lo raggiungo a piedi salendo le scale (ma volendo c’è anche l’ascensore). Prima però di visitare quest’area tematica prendo il corridoio di sinistra che mi conduce a una terrazza scoperta da cui ammiro il panorama circostante. Foto e poi vado all’esplorazione del piano.
Questo è il più creativo di tutti (infatti è quello che mi è piaciuto di più, in quanto ci sono delle postazioni insolite e originali). Poi scendo al secondo piano, dov’è rappresentata la storia del vino, e infine al primo, in cui vengono conservati gli arredi originali della famiglia Falletti. Concludo la visita al piano interrato, dov’è riproposta un'aula scolastica (in quanto questo palazzo era stato adibito anche a collegio) e dove si trova una sala per gli eventi.
Per quanto io non sia un estimatore di musei, ammetto che il terzo piano l’ho trovato interessante. Gli altri piani sono il classico museo che ripropone il passato del vino e dei residenti.
Soddisfatto comunque della visita, esco e faccio ancora un giro per Barolo, zigzagando per le viuzze per poi fermarmi in un’enoteca a degustare ovviamente un buon vino.
Passa il tempo e infine è l’ora di partire, in quanto devo essere a Cuneo (sarà il mio campo base per i giorni seguenti) per prendere possesso dell’appartamento. Quindi recupero l’auto e parto. In un'oretta vi giungo e chiudo qui la giornata, dato che sono stanco e ormai è troppo tardi per visitare la città.
Martedì 18/06/2024
Dato che questo viaggio è (doveva essere) all’insegna delle passeggiate nei boschi, oggi faccio la mia prima escursione nella natura, ovvero “Il sentiero della lavanda” (dato che su internet ho trovato delle foto spettacolari.
Ergo, parto da Cuneo in auto e, prendendo anche l’autostrada, in circa un'oretta giungo a Sale San Giovanni alle 9.30. O meglio, al parcheggio di fronte al cimitero, al cui interno c’è anche una chiesa ma soprattutto un infopoint (aperto dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 17.30, da lunedì a venerdì).
Prima di andare a informarmi però voglio visitare il paese, quindi prendo la strada che, in un susseguirsi di piccole salite e discese, mi conduce verso il paese vero e proprio, che è il classico borgo all’interno di un castello. Per giungervi passo accanto a una piramide (credo adibita agli eventi) dove si trova un altro parcheggio gratuito.
Proseguo oltre le mura del castello e visito il borgo, il quale è piccolo e con nessuna attrattiva particolare (anche se comunque è il classico borgo con strade strette e con un paio di negozietti).
Poi ritorno al cimitero ed entro infine nell'infopoint, dove m’informo sul sentiero da compiere per ammirare i campi di lavanda.
In realtà ci sono vari cammini che permettono di visitarli e lo si evince sia dalla cartina che si può fotografare all’infopoint sia da quella (uguale alla precedente) che si può acquistare lasciando un contributo di almeno 50 cent (che trovate anche su internet ad esempio a questo indirizzo: Sale San Giovanni: i campi di lavanda in Piemonte - Viaggi che mangi).
In pratica ci sono quattro percorsi: verde, azzurro, arancione e marrone. Quelli che attraversano i campi di lavanda sono quelli arancione e azzurro (che per un lungo tratto si unificano) e sono entrambi ad anello.
Per la cronaca: chi non avesse voglia di fare troppa strada potrebbe andare in auto fino al paese di Vadda e poi farsi una passeggiata di qualche decina di minuti tra i campi in fiore (in pratica, bisogna percorrere il tragitto da Vadda a Carretto. È proprio in questo tratto che si trovano i maggiori campi di lavanda. Dopodiché, una volta giunti a Carretto, si torna indietro).
Io opto per quello più lungo e completo, ovvero quello arancione, il quale è di circa 9 km (tra l’altro, migliore rispetto all’azzurro perché per lo più è immerso nella natura mentre nell'azzurro predomina la strada asfaltata).
Così parto a piedi dall'infopoint e raggiungo il borgo di Sale San Giovanni, dove si trova la partenza ufficiale del sentiero. Quindi arrivo fino alla Piramide e da qui seguo le frecce arancioni (che sono appunto le indicazioni di questo sentiero). Entro nel borgo e attraverso le stradine fino a trovarmi in pratica dalla parte opposta rispetto alla piramide, dove si trova un sentiero in discesa in mezzo agli alberi. M’immetto nel bosco e, in circa un'ora, giungo a Vadda percorrendo un sentiero alberato in un continuo saliscendi sterrato leggermente stancante.
In realtà non si arriva a Vadda (che è su una collinetta) ma semplicemente a un certo punto del sentiero arancione si esce dal bosco e ci si trova perpendicolarmente una strada asfaltata a due corsie da cui passano le auto. A destra si vede Vadda mentre di fronte è presente una casa bianca (per la cronaca, se si volesse percorrere il sentiero arancione partendo da qui, dalla parte opposta c'è un parcheggio non custodito dove lasciare l’auto). Da questa casa prosegue una strada asfaltata che la costeggia fino a raggiungere Boglio (tranquilli, trovate sempre la solita segnaletica arancione).
In una quarantina di minuti, e passando per lo più attraverso strade asfaltate, arrivo a Porontoni (giusto quattro case messe in croce). Qui si passa accanto a dei panorami incantevoli ma soprattutto ai campi di lavanda (anche se, aimè, a causa del tempo i fiori sono un po’ secchi e “scoloriti”).
Da qui proseguo sulla strada asfaltata fino a che questa non lascia il passo a un bosco (il percorso almeno è meno faticoso rispetto a quello da Sale San Giovanni). Sul sentiero trovo un altro paio di campi di lavanda ma più piccoli dei precedenti.
Infine, all’incirca all’una (quindi dopo tre ore dalla mia partenza da Sale San Giovanni) mi ritrovo di nuovo davanti all'infopoint del paese.
A questo punto, però, apro parentesi, fornendovi due considerazioni/informazioni su questa mia esperienza. In primis, i bastoni da trekking non sono indispensabile ma certamente male non fanno, specialmente se fate il primo tratto (da Sale San Giovanni a Vadda). Certo, non è proibitivo, pericoloso o massacrante. Semplicemente usare i bastoni è un aiuto in più. Se invece eviterete questo tratto ma farete solo il resto del percorso arancione (quindi da Vadda) è tutto abbastanza in piano.
Poi, ci sono poche panchine e nessun bar o chiosco sul sentiero, quindi vi consiglio di portarvi dietro almeno l’acqua (e da mangiare, se volete pranzare al sacco). E ancora, tante parti del sentiero sono a “cielo aperto” (nel senso che non siete coperti da alberi e boschi) quindi portatevi dietro un cappello perché c’è il rischio che vi scottiate.
Infine, volendo dall'infopoint di Sale San Giovanni c'è un breve percorso che attraversa due piccoli campi di lavanda fino alla Galleria “Camoroni Arte”. Io non ci sono andato però valutate anche questa possibilità.
Per la cronaca, avevo accennato anche al percorso marrone. È di un chilometro e dura neanche mezz'ora, ma in realtà unisce solo l’infopoint di Sale San Giovanni a Arboreto Prandi (un piccolissimo borgo). A me non interessava visitarlo quindi ho lasciato perdere (anche perché nel percorso non c’è neppure un campo di lavanda).
Chiuse le considerazioni, torniamo alla mia giornata.
Mi rilasso una mezz’oretta a Sale San Giovanni e poi, essendo ancora presto per tornare all’appartamento, decido di visitare un paesino da cui devo comunque passare per tornare a Cuneo: Ceva.
È attraversato da un fiume, quindi in primis mi fermo a uno dei parcheggi gratuiti oltre il fiume e da lì raggiungo il centro. Qui c'è il duomo (chiesa di Maria Vergine Assunta) e via Carlo Marenco (carina perché possiede dei portici pieni di negozi). Percorro tutta questa via fino a giungere al fiume. Poi torno sui miei passi e scopro che in via Leopoldo Nobile n.43 si trova un'altra panchina gigante. Quindi decido di raggiungerla e, percorrendo una strada asfaltata in salita, in pochi minuti raggiungo “Il campanone”, ovvero una torre che domina dall’alto il paese. Di fronte al campanone c’è la panchina gigante, da cui si ha una bella vista dall’alto del paese. Il panorama è carino in quanto Ceva è circondata dalle montagne.
Soddisfatto della visita torno indietro, recupero l'auto e in cinquanta minuti (prendendo l'autostrada) sono di nuovo a Cuneo.
Mercoledì 19/06/2024
Nuova giornata, nuovo sentiero.
Cercando su internet mi ha incuriosito il sentiero “Boves, anello tra arte, cultura e paesaggio” in quanto c'è un lago artificiale tra i punti d’interesse.
Quindi faccio colazione e poi parto in auto.
Da Cuneo in dieci minuti raggiungo il paese di Boves. Come da indicazione del sito, parcheggio l’auto in via San Francesco da cui inizia il trekking.
Subito a destra c'è una cappella e di fronte una strada sterrata che percorro in mezzo alle case fino a raggiungere il santuario Madonna dei Boschi. Sfortunatamente lo trovo chiuso, quindi proseguo il mio cammino sperando di trovare il santuario aperto al ritorno.
Alla sinistra del santuario c'è via Fratelli Marquet; la percorro fino ad arrivare all’incrocio con via Barali. La prendo da destra e attraverso altre case. Alla fine la via s’interseca con via Roncaia; qui svolto a sinistra (in pratica vado verso l’esterno del paese) e percorro una strada asfaltata che costeggia il torrente (tenendomelo sempre alla mia sinistra) fino a che non raggiungo un ponte. Non lo attraverso ma proseguo semplicemente sulla strada asfaltata (ovvero via Merlat) fino a che non passo su un piccolo ponte. Poi continuo in mezzo agli alberi, in leggera salita e sempre su strada asfaltata, fino a che non trovo un paio di case sulla sinistra. Proseguo oltre per almeno una decina di minuti e mi ritrovo davanti un complesso di case, le cui prime sono una bianca e una gialla. Perché lo specifico? Perché a questo punto non devo continuare sulla “strada maestra asfaltata” ma attraversare le case (quindi, dalla strada dove sono arrivato svolto a sinistra immettendomi all’interno). Sembra quasi di entrare nel cortile di queste abitazioni, in una strada privata, ma in realtà attraversandole giungo dopo pochi passi a un torrente e a un ponte di pietra “a schiena d'asino”.
Lo attraverso e subito dopo svolto a sinistra, dove si trova una strada sterrata. La percorro per qualche metro fino a che non mi conduce a una strada asfaltata circondata da case. Vado quindi a sinistra e la percorro (praticamente sto tornando verso Boves ma attraverso un’altra strada, in modo da raggiungere la frazione Castellar).
Passo attraverso varie case fino a trovarmi una costruzione di mattoni marroni e un bivio. Prendo la strada a destra e in pochi passi mi ritrovo su una strada statale a due corsie. La percorro andando a destra fino ad arrivare a Castellar (non potete sbagliare perché c’è anche il cartello di inizio centro abitato).
Appena dopo, a sinistra, percorro via Tetti Molettino attraversando altre case fino a che, dopo svariate centinaia di metri, a sinistra scorgo finalmente il lago artificiale (per la cronaca: per giungere fino qui da Boves c’ho messo circa un'ora e venti).
Il laghetto è piccolo e lo si può girare a piedi nel giro di qualche minuto. All’interno ci nuotano pacifici dei cigni, delle anatre e dei pesci rossi. Non vi si può nuotare né scavalcare la recinzione che lo circonda. In compenso ci sono delle panchine con delle belle sculture di legno, un'area picnic con dei barbecue e un piccolo parcheggio per le auto.
Faccio le foto di rito perché il laghetto con il paesaggio montano sullo sfondo merita. Peccato per il tempo uggioso.
Resto comunque una ventina di minuti a godermi il panorama. Poi riprendo la passeggiata, dato che sono solo a metà del sentiero. Torno sulla strada asfaltata da cui sono giunto e la percorro andando però a sinistra (quindi nella direzione opposta da cui ero giunto) fino ad arrivare a un altro gruppo di case. A un tratto arrivo a un bivio. Qui non prendo via Primo Gennaio ma l'altra strada, la quale prosegue dritto fino a condurmi ad altre case.
Nuovo incrocio: non prendo via Tetti Merano ma vado a destra (quindi costeggio una casa gialla) e proseguo oltre, in mezzo al bosco, camminando su una strada asfaltata che, dopo pochi metri, diventa sterrata.
Trovo sulla strada il cartello in cui viene indicato “Boves, frazione Rivoira a 630 metri” quindi vado in quella direzione.
Dopo alcune centinaia di metri arrivo a un incrocio circondato da case e l'indicazione “Rivoira 10 minuti”. Attraverso la strada e la percorro. Dopo poco arrivo a un incrocio dove: dritto c’è strada Pilone Rosso mentre a sinistra una via che conduce ad altre abitazioni. Prendo quest’ultima (che è asfaltata), la quale mi conduce in “frazione Rivoira”.
Attraverso il paese e punto verso la chiesa (che si vede fin dall'inizio del paese).
La raggiungo e la costeggio tenendomela alla destra fino a che non arrivo a un parcheggio (piazza Giovanni Paolo II) e di fronte a una pedonale. La percorro e proseguo dritto per svariate centinaia di metri fino ad arrivare a una rotonda da cui convergono quattro strade asfaltate. Prendo quella in discesa (che non ha indicazioni né cartelli); è una strada a due corsie decisamente più trafficata delle altre che ho percorso fino a ora (ma è l'unica che conduce a Boves). Pochi metri e infine attraverso il ponte Primo Maggio (che sovrasta un torrente) e percorro una pedonale fino a trovare il cartello stradale “Boves”: qui c'è un incrocio, la cui strada a sinistra è via Gambalassa. La percorro perché ho letto che da qui si scorgono dei begli scorci (anche se alla fine il panorama è quello montano con le case in primo piano). Alla fine della via mi trovo a un incrocio e vado a sinistra, prendendo via Barali (anche se non c'è il cartello che la indica).
Da qui torno dove ho lasciato l’auto, raggiungendola a mezzogiorno. In totale ho percorso circa dieci chilometri.
Ora, apro parentesi su alcune considerazioni riguardanti il sentiero.
Innanzitutto non è segnalato, quindi non esistono cartelli, indicazioni o quant’altro. A pelle ho l’impressione che sia un sentiero “inventato” da un internauta per permettere al turista di visitare alcuni paesi e chiese della zona. Ecco perché ho perso tempo a orientarmi, tra google maps e indicazioni date dal sito da cui ho estrapolato il percorso.
Di contro, è molto meno faticoso rispetto a quello compiuto ieri, in quanto è per lo più in pianura (e anche le poche salite presenti sono soft e asfaltate. Quindi, per intenderci, non c’è bisogno neppure di usare i bastoni da trekking).
Il sentiero in sé è carino perché si è comunque circondati dalla natura. Il lago è il suo punto di forza (altrimenti ci sarebbe veramente poco degno di nota). Però sappiate che è piccolo (ma almeno è circondato dalle montagne, quindi qualche bella foto ci scappa).
Chiusa parentesi sul sentiero, torniamo alla mia giornata.
Raggiunta l’automobile decido di tornare al santuario di Boves ma lo trovo ancora chiuso. Quindi, dato che comunque è ancora presto per andare al mio appartamento, decido di fare un giro a Boves per vedere com'è.
Parcheggio l’auto vicino al centro e, dopo pochi passi, mi trovo nella piazza del paese (piazza Italia), dove si trova il municipio, un monumento e una chiesa (vi ci entro ma nulla di ché). Giro poi intorno a quest’ultima fino a trovarmi in una piazza più piccola (dove oggi c'è il mercato).
Percorro poi qualche via laterale ma sono le classiche viuzze con negozietti, bar, ecc. Diciamo che il paese è piccolo ma la piazza è carina (anche se consiglierei di fermarsi giusto per un pit stop veloce a bere un caffè. Non ci dedicherei un’intera giornata né tantomeno macinerei chilometri solo per vedere questo paese).
Comunque, a questo punto ho ancora tutto il pomeriggio davanti, quindi decido di andare a Cuneo per visitarlo, dato che c’ero già stato in passato ma non me lo ricordo bene.
Quindi prendo l’auto e in dieci minuti sono a destinazione. Parcheggio in corso Guglielmo Marconi dove si trovano molti parcheggi gratuiti. Da qui prendo la prima strada in salita e proseguo dritto a ogni incrocio fino a giungere in via Roma, una delle strade più rinomate di Cuneo (la quale, insieme a via Nizza, si distingue per i suoi portici e per essere molto lunga).
Potrei andare subito a sinistra e trovarmi immediatamente in piazza Galimberti (la più grande e famosa di Cuneo) ma preferisco percorrere prima tutta via Roma fino in fondo, in modo da passare sotto i portici.
Colgo l’occasione anche per visitare la cattedrale di Santa Maria Del Bosco: grande ma classica.
Uscito da qui percorro pochi passi e giungo in piazza Galimberti, la quale è un imponente spiazzo quadrato circondato da palazzi d'epoca e ovviamente da portici con negozi, bar, ecc.
Proseguo poi per la strada opposta a via Roma, ovvero corso Nizza (sempre piena di negozi e di portici).
Qui trovo la parrocchia Sacro Cuore di Gesù. La facciata è sotto ristrutturazione ma dato che scorgo il campanile dalle rifiniture curiose, entro in chiesa scoprendo che l’interno è decisamente particolare, molto luminoso e con le finestre di vario colore. Questa chiesa mi colpisce decisamente di più rispetto a tutte quelle visitate fino a ora. Merita decisamente qualche foto.
Una volta uscito dalla chiesa decido di andare all'infopoint di Cuneo per recuperare un po’ di materiale ma Google mi fornisce in primis quello nel parco fluviale Gesso e Stura (praticamente vicino a dove ho lasciato l’auto).
Quindi lo raggiungo e scopro innanzitutto che qui c'è un grande parcheggio gratuito (quindi se non sapete dove parcheggiare, questo è il posto ideale. Anche perché vicino all'infopoint c'è un ascensore panoramico gratuito che porta verso il centro città, in corso Garibaldi).
Comunque, entro all’infopoint scoprendo che non hanno i depliant della città, in quanto è solo l’infopoint del parco. Ciò nonostante ha qualcosa d’interessante da offrirmi. Scopro infatti che c'è un intero percorso di 27 km intorno a Cuneo, nel suo parco, che si può fare sia a piedi che in bici. È ad anello perché appunto si circumnaviga la città e ci s’impiega, in bici, circa due ore e mezza a percorrerlo. Si può noleggiare la bici in questo infopoint e costa 5€ per tutta la giornata.
L’idea mi stuzzica molto, quindi la terrò in considerazione per i prossimi giorni.
Ma ora è il momento di cercare il vero infopoint. Quindi prendo l’ascensore e, arrivato alla fermata, torno in piazza Galimberti.
Da qui attraverso la piazza e prendo via Carlo Pascal fino ad arrivare in fondo, dove si trova l’infopoint (in cui recupero un po' di depliant e d’informazioni utili).
Dato che ormai si è fatta una certa, e sono decisamente stanco, recupero l’auto e infine torno al mio appartamento.
Giovedì 20/06/2024
L’obiettivo della giornata sarebbe stato quello di fare un sentiero che costeggiava la diga di Entracque. Peccato che, giunto a destinazione, incomincia a piovere a dirotto, quindi cerco cosa fare (al coperto) nei dintorni in alternativa e scopro che c'è il centro faunistico Uomini e Lupi (scartandolo perché non m’interessa) e la visita guidata all’interno della diga. Opto per quest’ultima.
Dato che le visite sono solo alle 9.00 e alle 14.00, vada per quella pomeridiana, quindi chiamo il centro visita Luigi Einaudi (su internet lo trovate anche come Museo della Diga di Entracque) e prenoto.
All’ora pattuita lo raggiungo, in strada Provinciale per San Giacomo numero 9, a Entracque.
Il centro presenta un piano superiore dove sono riportate alcune foto (e non solo) inerenti all’attività della diga e alla produzione dell’energia elettrica mentre al piano terra c’è un piccolo bar e il banco per acquistare il biglietto.
Mi accoglie Katia, che sarà la ragazza che accompagnerà me e gli altri visitatori per tutto il tour. Mi fa compilare alcuni fogli e alle 14.20 iniziamo con la visita, la quale avviene all’interno di questa struttura, tra questo piano e quello inferiore (dove visioniamo un filmato in una sala). Dopodiché ci spostiamo con i mezzi nella parte sottostante, la quale è l'ingresso all’area operativa della diga. Qui un trenino ci porta all'interno della struttura vera e propria, dove Katia ci mostra alcuni macchinari adibiti alla conversione dell’acqua in elettricità e ci dà ulteriori spiegazioni. La visita si conclude verso le 16:30.
Ammetto che la visita sia stata molto interessante: vedere certi macchinari imponenti hanno fatto un certo effetto e le spiegazioni di Katia hanno fatto passare velocemente il tempo.
Così torniamo all'ingresso del centro e infine io raggiungo il mio mezzo. Dato che è ancora presto per tornare a Cuneo, e non sta piovendo, decido di andare a visitare il paese di Entracque.
Raggiungo piazzale Europa, dove lascio l'auto in uno dei parcheggi gratuiti, e successivamente percorro via Angelo Barale fino a giungere in centro, ovvero in piazza Giustizia e Libertà, la quale è piccola ma carina. Qui trovo l'infopoint (nonché biglietteria per acquistare i ticket per visitare il centro faunistico Uomini e Lupi).
Mi faccio dare un paio di info dalla ragazza dell’infopoint e poi vado all’esplorazione del paese, il quale in realtà è piccolo, ha poche strade ma con varie fontane caratteristiche sparse ovunque. Qualche foto di rito e infine torno in piazzale Europa dove si trova il santuario del Bealetto (esternamente carino; peccato che sia chiuso).
Recupero l'auto e, dato che si è fatta una certa, torno a Cuneo.
Per la cronaca: se siete interessati a fare qualche sentiero nei dintorni di Entracque e della diga si trovano ben sette sentieri, di cui uno in ferrata (trovate l’opuscolo di tutti all’infopoint del paese).
Venerdì 21/06/2024
Ultimo giorno di ferie. Avrei voluto fare un sentiero o anche solo la biciclettata intorno a Cuneo ma il meteo dà pioggia torrenziale quindi per evitare situazioni spiacevoli opto per visitare qualche altro paese nei dintorni di Cuneo (ma che mi permetta anche di avvicinarmi alla mia città natale).
Così salgo in auto e in quarantacinque minuti sono a Savignano.
Parcheggio l’auto in via G. Verdi e a piedi percorro via Torino fino alla fine, trovandomi in piazza del Popolo, una grande piazza con al centro un monumento e in fondo la “Tettoia del mercato”. Carina come piazza, senza lode né infamia. Foto e poi percorro via Saluzzo per arrivare al ponte (sotto cui scorre un fiume). Prima di oltrepassarlo, a sinistra, c'è un sentiero sterrato denominato “il Sentiero dei mosaici”, dove sono esposti una ventina di mosaici (di cui ammetto alcuni carini ed evocativi). Costeggio la fila di mosaici fino alla fine, dove ho due alternative: o attraversare la strada e ritornare in paese o percorrere il ponte dalla parte opposta. Opto per quest’ultimo in modo da vedere se sopra di esso scorgo qualche scorcio interessante ma non c’è nulla degno di nota. Quindi torno sui miei passi, attraverso la strada che avevo visto prima e mi reimmetto nel paese. Faccio così un viale alberato che mi fa costeggiare una bocciofila e proseguo dritto fino alla chiesa di Sant'Andrea (la quale interseca via Sant'Andrea, una via con i portici che riporta in piazza del Popolo). Prima di tornare in piazza visito la chiesa (ma non c’è nulla che mi colpisca particolarmente), poi prendo il viale coi portici fino ad arrivare a piazza Santarosa dove si trova una statua e un arco. La percorro nel verso opposto all'Arco e in fondo giro a destra trovandomi in piazza Cesare Battisti.
Devo ammettere che Savignano è un paese interessante che meriterebbe qualche ora in più di visita, sia per i musei che possiede (il museo ferroviario, l’accademia europea delle essenze e il museo civico) che per alcune strade del centro che riservano delle singolarità (tipo: in una via c’erano molte girandole appese tra le case, in un’altra si trovavano della bandiere con frasi in spagnolo e in una piazza erano presenti della fasce colorate che dalle case convergevano verso il suo centro). Ma il tempo è tiranno perché avevo prenotato anticipatamente una visita guidata al castello dei principi d’Acaja a Fossano per le 15.00, quindi non posso tergiversare ulteriormente. Così torno alla mia auto e parto: direzione Fossano.
In una ventina di minuti sono a destinazione.
Il castello domina il paese e lo si scorge fin da lontano. Lo raggiungo e lascio l’auto al parcheggio a pagamento accanto.
Poi entro in castello, dove si trova la biglietteria (la quale, fa anche da infopoint). I due ragazzi presenti mi fanno pagare 5€ per la visita e poi mi accompagnano alla scoperta del castello (dato che la visita può essere solo guidata).
Non c'è molto da vedere all’interno, dato che la maggior parte delle stanze sono adibite a biblioteca, e il panorama dalla cima non è nulla di ché (ma alcune informazioni sul passato del castello sono interessanti). Diciamo che 5€ ci potevano stare. 10€ sarebbero state eccessive.
Finita la visita, durata una quarantina di minuti, prendo qualche depliant dall’infopoint ma soprattutto mi faccio spiegare cosa offre d’interessante Fossano. Poi esco in strada.
Dalla piazza del Castello prendo via Cavour fino a raggiungere il duomo (grande ma troppo tetro per i miei gusti e all'interno ci sono molti quadri, statue eccetera… quindi tutto ciò che ci si aspetterebbe da un duomo). Proseguo poi per via Garibaldi fino a piazza 27 Marzo (piccola e con i portici).
Da qui proseguo fino ad arrivare alla chiesa di San Giorgio (chiusa). Continuo verso nord, percorrendo via Ponto fino a piazza Cap Cosa (nulla di che, anche perché sostanzialmente è un parcheggio). Accanto c'è la chiesa di San Filippo (che ho trovato più bella del duomo, ben illuminata, ristrutturata e con i balconi con delle rifiniture interessanti). Dalla piazza Cap Cosa faccio zig zag tra via G Garibaldi e via Boetti in quanto questa zona è il Borgo Vecchio (carino, più che altro perché le case sono ristrutturate e hanno dei colori vivaci).
Le vie incrociano via San G. Bosco, così la prendo in modo da arrivare in via Roma (la via principale del paese). La percorro andando a destra, in modo tale da raggiungere Largo Eroi, dove si trova il baluardo del Salice (è imponente e fa decisamente la sua figura). Salgo in cima in modo da ammirare il panorama dall'alto (ma ammetto che la vista dalla cima del castello è migliore).
Riprendo via Roma e ne percorro solo metà passando attraverso i suoi portici fino ad arrivare a piazza Manfredi. Da qui giro a destra e raggiungo piazza Castello.
Per la cronaca, mi avevano consigliato anche di attraversare via Roma fino ad arrivare a piazza Vittorio Veneto e da qui percorrere viale Giuseppe Mellano in modo da avere la visuale su tutta la valle ma il tempo stringe e quindi torno all'auto: destinazione casa.
TIRIAMO LE SOMME
Tiriamo le somme sui posti da me visitati e un giudizio (soggettivo) di ognuno.
Partiamo dai borghi/paesi:
Neive, Barolo, Fossano e Savigliano sono quelli che mi sono piaciuti di più (Nevie e Barolo in primis). Piccole ma piacevoli da visitare, con attrattive da ammirare (tra monumenti, paesaggi, ecc). Non ci perderei una giornata intera ma almeno un paio di ore se le meriterebbero (di più se volete visitare musei, castelli, ecc).
Delle altre: Sale San Giovanni non è nulla di che. Ma se siete interessati a fare il sentiero della lavanda, tanto che ci siete date un occhio a questo paese; male non fa.
Ceva è carina, più che altro per il paesaggio dall’alto seduti sulla panchina gigante. Ma per il resto è il classico paesino circondato dalle montagne con viuzze, negozietti e chiese (c’è anche un castello ma l’ho trovato chiuso).
Boves lo escluderei (a meno che non vogliate fare il sentiero che ho fatto io. A quel punto, tanto che ci siete, fate un giro/pit stop per il paese in modo da riposarvi e dissetarvi).
Entracque, al di là della diga e del centro Uomini e Lupi, non offre nulla di particolare (carina e colorata la piazzetta, ma alla fine è minuscola e, oltre a questa, non c’è nient’altro).
Diciamo che Boves, Ceva o Entracque non sarei andato a visitarle se non avessero offerto i sentieri o la diga perché appunto non offrono un granché da giustificare i tanti chilometri macinati e il dispendio di tempo per raggiungerli (considerato che ci sono paesi e borghi più belli nei dintorni di Cuneo).
Menzione d’onore a Cuneo, che è a tutti gli effetti una città con i suoi (circa) sessanta mila abitanti. Molto carina, tante cose da fare e da vedere, con vie, piazze, chiese e un via vai di persone che però non la rendono comunque caotica o incasinata. L’avevo già usata una volta come campo base per i miei spostamenti e confermo che è il posto ideale per toccare i luoghi da me visitati.
Escursioni:
Il sentiero della lavanda è molto carino (peccato che i campi non fossero al loro massimo splendore). Il percorso più lungo è leggermente faticoso ma nulla di proibitivo. Poter fare quello “breve”, risparmiando fatica e tempo, è un valore aggiunto.
Il sentiero di Boves ve lo consiglio solo se volete fare una passeggiata rilassante di qualche ora in mezzo alla natura. Il lago circondato dalle montagne è carino e abbellito da alcune sculture di legno ma resta comunque molto piccolo quindi potrebbe deludervi. Diciamo che col senno di poi avrei optato per altri sentieri (o avrei raggiunto il lago direttamente in auto per ottimizzare i tempi e ammirare solo il luogo più interessante dell’intero sentiero).
La diga di Entracque è stata una piacevole sorpresa; propone un tour decisamente interessante. Volendo si potrebbe anche compiere un sentiero che costeggia la diga e potete anche andare in auto sotto di essa per scattare qualche foto. La combo diga+ centro Uomini e Lupi+visita dei paesi limitrofi potrebbe farvi passare una piacevole, intera giornata.