Vi è mai successo di sentirvi a casa in un luogo che in realtà dista più di 10.000 km dal vostro indirizzo civico? Di svegliarvi al mattino, tirare la tenda oscurante ed esclamare: "Wow, sono qui! Ancora non ci credo!". A me è successo in Indonesia. Non che gli altri miei viaggi siano stati deludenti (anzi!) ma in Indonesia è stato differente.
L'Indonesia è speciale e magica.
L'Indonesia è vivere all'aperto, cenare seduti per terra su una stuoia nella piazza del paese.
L'Indonesia è camminare scalzi, senza che nessuno dica: "Metti le ciabatte!".
L'Indonesia è la bellezza di un saluto ad un estraneo.
L'Indonesia è un insieme di realtà differenti che vivono nel rispetto degli altri.
L'Indonesia è la velocità alla guida, il traffico e i giri in motorino guidando a sinistra.
L'Indonesia è accogliente.
L'Indonesia è mangiare pesce fresco alla griglia sulla spiaggia di un'isola deserta.
L'Indonesia è scalare un vulcano per sentire il rumore della lava provenire dal centro della terra.
L'Indonesia è il silenzio delle risaie, la pace del corpo e dell'anima.
L'Indonesia è semplicità.
Ancora non sono riuscita a capire cosa mi abbia stregato, ma è successo qualcosa dentro me. Un colpo di fulmine che nacque guardando delle foto in internet. I luoghi anche quelli più famosi sono semplici, la vita lì è semplice! Camminando per strada le persone ti salutano e ti fermano per chiederti chi sei, da dove vieni, cosa fai nella vita, se ti piace il calcio e se possono fare una foto con te, i bambini vedendoti da lontano gridano: "Halo!" (Ciao!). Il popolo indonesiano è molto ospitale e fa di tutto per accoglierti e farti sentire a casa.
Nel diario racconto i miei venti giorni passati con Alberto, il mio fidanzato, alla scoperta di Java e Bali.
Siamo partiti da Milano Malpensa e dopo un viaggio di 18 ore con scalo a Doha siamo atterrati nella capitale indonesiana, Jakarta. Dopo aver sbrigato le procedure doganali abbiamo cambiato terminal per prendere il volo di una compagnia locale che ci avrebbe portati in circa un'ora e 15 minuti a Jogjakarta. Il viaggio è stato veloce, ma nell'attesa moltissimi occhi curiosi ci hanno spiato. Eravamo gli unici stranieri in attesa di un volo locale. Arrivati all'aeroporto di Jogjakarta abbiamo preso un taxi che ci ha portati all'hotel. L'aeroporto dista circa 30 minuti in auto dal centro città. Dopo un viaggio di 25 ore eravamo molto stanchi e abbiamo passato il pomeriggio rilassandoci in piscina e cenato al ristorante dell'hotel con degli ottimi noodles.
Guidare in Indonesia non è affatto facile. Nonostante la guida sia a sinistra la difficoltà maggiore è data dal traffico. Sia nel centro città che fuori il traffico è caotico, disordinato e le regole stradali non sempre vengono rispettate. Per questo motivo abbiamo deciso di noleggiare un auto con autista per i tratti in cui avevamo previsto l'uso dell'auto.
Abbiamo dedicato la giornata alla visita dei templi antichi. Il primo tempio è stato il maestoso Candi Borobudur, costruito nell'800 d.C.
E' un monumento buddhista Mahāyāna, la cui bellezza lascia a bocca aperta. Il sito è il più distante dal centro di Jogjakarta, dista 50 minuti in auto ed è possibile raggiungerlo anche con un bus pubblico. Dopo aver passato un paio d'ore ad ammirare l'immensa bellezza di Borobudur ci siamo recati ai templi più vicini Candi Pawon e Candi Mendut. Nel primo pomeriggio abbiamo raggiunto Candi Prambanan, bellissimo tempio induista risalente al IX secolo. Nel parco di Candi Prambanan vi sono altri templi, alcuni distrutti a causa dei terremoti e altri in ricostruzione. Candi Sewu è uno di questi e nonostante sia in parte distrutto l'ho trovato molto affascinante, poiché la sua architettura cela un velo di mistero. La periferia di Jogjakarta è costellata da molti altri templi induisti e buddhisti, tra questi abbiamo scelto di visitare Candi Plaosan. Abbiamo concluso questa giornata trascorsa così velocemente ammirando il tramonto dalla collina del Ratu Boko, sito archeologico patrimonio dell'UNESCO.
Il terzo giorno lo abbiamo dedicato interamente alla scoperta di Jogjkarta. Abbiamo iniziato con la visita del palazzo del sultano: il Kraton. Esso è differente dai tipici palazzi reali, poiché si sviluppa su un unico livello ed è un insieme di tanti piccoli ambienti aperti, tanto da racchiudere in edifici solamente le camere e gli ambienti privati. L'architettura di questo palazzo è tale dal momento che gli Indonesiani vivono la maggior parte della giornata all'aperto. Terminata la visita siamo andati al Tamansari, l'antico palazzo del sultano conosciuto anche come Water Castle per le sue grandi piscine. Jogjkarta ha due grandi piazze e una di queste, Alun Alun Kidul ha due grandi alberi Banyan. La tradizione vuole che colui che riesce a passare tra gli alberi con una benda sugli occhi diventi una persona fortunata. Noi ci abbiamo provato! Io ho avuto qualche difficoltà ad orientarmi, mentre Alberto ha superato la prova in tempo record!
Il tessuto urbanistico di Jogjakarta è fitto di edifici che nascondono luoghi suggestivi come il Sumur Gumuling, un'antica moschea con un corpo circolare ed una scalinata a rampe incrociate. Jogjakarta non è conosciuta solamente per i templi buddhisti ed induisti, ma anche per l'artigianato. E' possibile trovare artigiani intenti a creare marionette, pregiati tessuti in batik e gioielli in argento. La nostra guida ci ha accompagnati alla fabbrica di gioielli d'argento dove un ragazzo ci ha mostrato l'intero processo di produzione. Dopodiché abbiamo pensato di recarci al De Mata Trick Eye Museum, una mostra di poster fotografici nel quale posizionandosi in specifiche posizioni è possibile scattare foto tridimensionali, immedesimandosi nella scena. La visita è stata un vero spasso!
Per concludere la giornata siamo tornati ad Alun Alun Kidul, luogo di ritrovo serale degli abitanti di Jogjakarta. Qui è possibile cenare seduti per terra su delle semplici stuoie e poi fare un giro su uno dei rickshaw a tema decorato con luci neon differenti, con tanto di musica incorporata. Veramente divertente!
Tornati dalla serata ad Alun Alun Kidul abbiamo atteso in reception per qualche ora il bus che ci avrebbe portati al porto di Jepara, in realtà alle 23:30 è arrivato un minivan che ci ha portati ad un benzinaio dove ci aspettava il pullman per Jepara. Il viaggio è durato 4 ore. Arrivati a Jepara abbiamo atteso circa 6 ore in un warung, ristorante tipico locale, la partenza della nave veloce. E' stata una notte molto difficile, faceva molto freddo a causa del vento proveniente dal mare, ma abbiamo cercato di riposare il più possibile su alcune panchine in legno. Viaggiare non è sempre semplice, ma ricorderò per sempre con il sorriso questa notte folle e il mio outfit improponibile a cipolla.
Alle ore 10:00 siamo partiti dal porto con la nave veloce e abbiamo raggiunto in 2 ore il porto di Karimunjawa un'isola che dista circa 70 km dalla costa di Java, essa è la più grande del parco nazionale marino composto da un arcipelago di 27 piccole isole paradisiache. A causa della forte stanchezza abbiamo noleggiato il motorino e abbiamo fatto un giro un po' più corto di quanto avevamo previsto, esplorando solamente il villaggio e la parte sud-ovest dell'isola.
Il quinto giorno lo abbiamo dedicato all'island hopping tra le isolette situate ad est dell'arcipelago, durante il quale Rayan, la nostra guida locale, ci ha accompagnati nell'esplorazione di magnifici fondali. La giornata è trascorsa nel totale relax, nuotando e mangiando pesce fresco alla griglia su Pulau Cilik. Nel pomeriggio, dopo un'ora di snorkeling abbiamo visitato Gosong Sloka, una piccola isola di sola sabbia, lunga e larga meno di 3 m dispersa nel mare di Java. Prima di tornare al porto abbiamo visitato una vasca di squali in cattività, molti turisti, perlopiù indonesiani, sono entrati per farsi fotografare con gli squali, ma noi abbiamo preferito non entrare. Abbiamo rinunciato per la paura (d'altro canto, anche se in cattività, rimangono animali aggressivi) e sopratutto perché non amiamo vedere gli animali in cattività e riteniamo che sia giusto lasciare che vivano liberi nel loro habitat naturale.
Il sesto giorno abbiamo esplorato, sempre con Rayan, i fondali e le isole della costa ovest. Un vero paradiso terrestre! Per pranzo abbiamo mangiato ancora del pesce fresco alla griglia su Pulau Geleang. Abbiamo concluso la giornata ammirando dalla spiaggia Tanjung Gelam e dalla barca il sole che dipingeva il cielo di rosso per poi nascondersi nelle calde acque del mare.
Abbiamo dedicato questa giornata all'esplorazione di Karimunjawa. Siamo saliti sulla collina Joko Tuwo dalla quale si può ammirare un panorama mozzafiato e sulla quale viene conservato uno scheletro di balena. In seguito, siamo tornati alla bellissima Bukit Love (collina dell'amore) e abbiamo girovagato per le vie del villaggio. In mattinata volevamo recarci alla foresta di Mangrovie, ma dopo qualche chilometro l'asfalto era molto rovinato e andando in giro in motorino senza casco abbiamo preferito non rischiare e tornare indietro. Non pensate male! Nessuno a Karimunjawa indossa il casco e quando lo abbiamo chiesto sono rimasti a bocca aperta. Nessuno lo indossa perché sull'isola non c'è la polizia e anche i bambini di pochi anni possiedono un motorino.
Alle ore 11:00 siamo partiti dal porto di Karimunjawa e in circa 2 ore siamo tornati a Jepara. Arrivati al porto ci aspettava un autista per accompagnarci a Surabaya. E' stata una giornata molto lunga e stancante e, nonostante il tragitto fosse di 300 km abbiamo impiegato ben 8 ore per arrivare a destinazione, in Indonesia infatti non esistono autostrade. E' possibile raggiungere Surabaya anche in aereo o in treno, partendo da Semarang, ma noi non abbiamo scelto uno di questi mezzi perché saremmo arrivati più tardi poiché questi mezzi sarebbero partiti nel tardo pomeriggio. Surabaya è una grande città moderna, la seconda per grandezza dopo la capitale Jakarta.
Alle ore 10:00 del mattino abbiamo incontrato la nostra guida Nanang e l'autista Irfan che ci hanno accompagnato per i tre giorni successivi. Insieme a loro, lasciata Surabaya, abbiamo raggiunto il Mount Bromo, un vulcano esplosivo. E' stato un viaggio piacevole trascorso confrontandoci sulle differenze tra le usanze italiane e indonesiane. Grazie a loro abbiamo scoperto tantissime curiosità sull'Indonesia per esempio, ogni famiglia indonesiana ha almeno tre motorini (per il padre, per la madre e uno per i figli) e raramente possiedono un'auto. Arrivati al monte Bromo abbiamo comprato cappello, sciarpa, guanti, calze di lana e noleggiato una giacca a vento, faceva molto freddo e in tre ore siamo stati catapultati in pieno inverno, passando da 37 a 10 gradi.
Alle ore 3:30 siamo partiti in jeep per ammirare l'alba dalla King Kong hill. Per sfortuna quel giorno c'era molta nebbia, ma siamo comunque riusciti a vedere il cielo stellato lasciar posto al sole ed è stata un'emozione impagabile. Dopo l'alba, sempre in jeep, siamo andati ai piedi del vulcano e dopo circa un'ora di cammino siamo arrivati alla bocca del cratere. La camminata è stata più dura del previsto perché nello scorso Dicembre (2015) il vulcano ha eruttato e le ceneri hanno coperto il sentiero e tutta la ripida scalinata. E' stata una vera e propria scalata! Per i credenti induisti il vulcano Bromo è molto importante per la sua sacralità e ogni anno portano sul vulcano delle offerte floreali per poi lanciarle nel cratere. L'emozione più grande dell'escursione è stata sentire il forte rumore della lava in ebollizione provenire dal centro della Terra.
Tornati in hotel abbiamo fatto colazione e poi in circa 6 ore abbiamo raggiunto Banyuwangi.
La mattina seguente Nanang ci ha accompagnati alle cascate gemelle nei pressi di Banyuwangi e ad un paesino specializzato nella produzione del caffè Luwak. E' stata una bellissima mattina! Prima di prendere la nave per Bali abbiamo passato del tempo in un warung parlando e sorseggiando quell'ottimo caffè con Nanag e Irfan. Solitamente non bevo caffè, ma ho trovato il Luwak, di qualità 100% arabica, veramente ottimo. A differenza di quello italiano, il caffè indonesiano è più lungo e il suo gusto più delicato. Verso le ore 12:00 la nave ha lasciato il porto di Banyuwangi per raggiungere il porto di Gilimanuk, situato sulla punta più occidentale di Bali. L'attraversata, durata circa un'ora, è stata molto piacevole, abbiamo chiacchierato con Nanang e con una signora curiosa di conoscerci, questa è proprio una delle cose che amo dei miei viaggi: passare del tempo con le persone del posto. Arrivati a Bali abbiamo salutato in nostri amici Nanang e Irfan con la promessa di rivederci, magari in Italia e di ospitarli a casa nostra.
Dopo un viaggio di 4 ore in auto abbiamo raggiunto Ubud, il centro culturale dell'isola di Bali, in cui abbiamo scelto di soggiornare. L'unica caratteristica che accomuna Bali a Java è il traffico ed il modo di guidare, per il resto le due isole sono molto differenti, già nel tragitto verso Ubud abbiamo notato che case, strade e costumi erano differenti.
Il territorio di Bali non ha ferrovie ed è coperto solo da una piccola rete di autobus, i mezzi più comodi per girare sono dunque auto e motorini. Come per Java abbiamo deciso di noleggiare per 5 giorni un auto con autista poiché il traffico era, come previsto, molto intenso e a tratti pericoloso. Il primo giorno a Bali abbiamo visitato il tempio Pura Luhur Batukaru, conosciuto dai balinesi come il tempio delle montagne per la sua posizione. Il primo contatto con la religione induista è stato speciale, entrando nel tempio il profumo di incenso ci ha guidati verso il punto di preghiera, un ambiente ovattato di silenzio e pace, il cui unico suono erano le campanelle della preghiera. Per recarsi al tempio i balinesi indossano il sarong, una gonna lunga dai colori sgargianti, le donne indossano anche delle bellissime camicie colorate in tessuto simile al pizzo. I credenti portano al tempio delle offerte floreali che compongono a casa e durante la preghiera le appoggiano sul pavimento per poi incensarle. Durante il momento di preghiera i credenti pregano in ginocchio sul pavimento posizionando le mani giunte sulla fronte e chinandosi ad intervalli, le donne staccano i petali uno ad uno dalla propria acconciatura floreale alternando il gesto alla preghiera.
Terminata la visita al tempio siamo andati alle risaie Jatiluwih, patrimonio dell'UNESCO, il panorama dell'intera vallata è mozzafiato, la sua caratteristica è che il terreno viene ancora arato con carro e buoi. Infine, la giornata si è conclusa con la visita del tempio Pura Ulun Danu Bratan, che ci ha delusi poiché ha perso la sua identità, diventando un luogo turistico con tanto di negozi e parco giochi all'ingresso. Bali infatti soffre del turismo non responsabile e in alcune zone sta perdendo le tradizioni per lasciare spazio a luoghi caratterizzati da un profilo occidentalizzato.
Il secondo giorno a Bali è stato veramente speciale, uno di quei giorni che non dimenticherò mai. Ci siamo svegliati molto presto per evitare il traffico del centro di Ubud e recarci subito alle risaie Tengalalang poco distanti dalla città, queste non offrono una vista mozzafiato, ma le ho trovate comunque molto belle. La seconda visita è stata al tempio Gunung Kawi Sebatu, al quale siamo giunti per caso, ma è stata comunque molto bella e la consiglio. Forse vi state chiedendo: "Come si fa a vedere un luogo per sbaglio?" Qui si apre una nota dolente dei nostri cinque giorni di visite a Bali. L'autista che guidava l'auto non conosceva nessun luogo di Bali, nemmeno quelli più turistici e noi non sapendo dell'esistenza di due luoghi con il nome simile ci siamo fidati. Gli avevamo chiesto di portarci al Gunug Kawi, luogo in cui è possibile vedere le tombe reali antiche, mentre lui ci portò al Gunung Kawi Sebatu. Come se non bastasse sulla guida c'era scritto che per raggiungere le tombe reali bisognava scendere da una scalinata di 300 gradini e lì ne abbiamo vista una, ma era chiusa! Abbiamo provato a chiedere informazioni, ma l'unica signora che c'era nel tempio non parlava inglese, così abbiamo pensato che il sito non fosse visitabile e siamo tornati al parcheggio. Abbiamo scoperto solamente qualche giorno dopo il rientro in Italia che in realtà eravamo nel posto sbagliato. Dopo aver visitato il Gunung Kawi Sebatu siamo andati al tempio Pura Tirta Empul e terminata la visita abbiamo raggiunto Penglipuran, un piccolo paese che conserva ancora tipici edifici balinesi. Qui abbiamo incontrato alcuni bambini appena usciti da scuola che vedendoci hanno iniziato a riempirci di domande. Nonostante la loro giovane età parlavano molto bene inglese. La prima domanda che mi hanno chiesto è stata: "What's your name?", io ho risposto "Laura" e tutti loro in un coro di ammirazione hanno esclamato con dolcezza: "Laula!". Che teneri! Abbiamo passato un buon quarto d'ora parlando delle nostre passioni, ognuno di loro mi ha detto se gli piaceva ballare, cantare, nuotare, leggere, scrivere ed io ho raccontato loro qualcosa di me e della mia passione per la danza. Prima di salutarci mi hanno chiesto di fare una foto con loro e leggergli una storia. La fiaba raccontava di una sirena che voleva fare la ballerina.
Dopo Penglipuran abbiamo attraversato una bellissima foresta di bambù e raggiunto il tempio più importante per i balinesi, il Pura Besakih. Per entrare nel tempio bisogna essere molto veloci e non fermarsi poiché lungo la strada che porta dal parcheggio all'ingresso ci sono molte persone che tentano con molta insistenza di avvicinare i turisti raccontando falsità per farsi dare soldi. Il tempio è bellissimo e l'ingresso presenta una alta scalinata adornata con fiori, ma anche tra le vie del tempio ci sono molte persone, compresi bambini piccoli di pochi anni che tentano di avvicinare le persone per vendere qualsiasi cosa.
Abbiamo concluso la giornata visitando il palazzo di Ubud e il Taman Saraswati, conosciuto anche come il giardino delle orchidee.
Abbiamo cominciato la giornata visitando il Mokey Forest di Ubud, un'oasi ecologica nel quale le scimmie vivono in libertà. Il luogo è bellissimo, ma occorre prestare attenzione alle scimmie poiché rubano, probabilmente incuriosite, qualsiasi tipo di oggetto, così ci siamo avvicinati ma non così tanto da disturbarle. Abbiamo proseguito con un lungo viaggio per raggiungere il tempio Pura Uluwatu. La vista dalla scogliera lascia senza parole, ma lungo la passeggiata panoramica occorre prestare molta attenzione alle scimmie che diventano cattive a causa dei fastidi arrecatogli dai turisti. Dopo il tempio abbiamo visitato due spiagge: la Blue Point Beach, molto frequentata da surfisti e la Padang Padang Beach, dove sono state girate alcune scene del film "Mangia Prega Ama". Abbiamo concluso la serata tra le vie di Kuta.
La giornata è cominciata con la visita al palazzo Kertha Gosa, conosciuto anche con il nome Taman Gili. Il palazzo è molto bello e a mio parere uno dei must see di Bali. Abbiamo raggiunto poi il tempio Pura Goa Lawah, ovvero il tempio dei pipistrelli. Forse vi starete chiedendo: "Perché dei pipistrelli?" Perché c'è un caverna popolata da un'infinità di pipistrelli, che è possibile vedere da vicino, ma l'odore è poco gradevole. Abbiamo proseguito per il Tirta Gangga, un'antico palazzo famoso per i suoi giardini d'acqua. Il sito è molto bello e ci siamo divertiti a camminare sui blocchi di pietra che creavano un percorso nella fontana. Infine siamo tornati ad Ubud per visitare il tempio Goa Gajah e le incisioni di Yeh Pulu, villaggio rurale nei pressi di Ubud.
Il quinto giorno alla visita di Bali è cominciato presto, nel primo mattino ci siamo recati al villaggio di Batubulan, dove una conosciuta compagnia teatrale inscena ogni giorno la danza Barong. Lo spettacolo dura un'ora, è diviso in sette atti e mostra le scene più importanti della lotta tra il bene, il Barong, ed il male, un vedova di nome Rangda. Nel primo pomeriggio abbiamo raggiunto il Tanah Lot ed infine il tempio Pura Taman Ayun.
Il diciasettesimo giorno lo abbiamo dedicato all'attività del Batik. Per le 10:00 del mattino abbiamo raggiunto un uomo che da anni dipinge tessuti con questa tecnica. In 5 ore ci ha insegnato tutto il procedimento e ho realizzato su una tela di 60x40 cm il mio primo batik. Dato che non avevo molto tempo ho scelto un soggetto molto semplice: un piccolo elefantino azzurro decorato con quadratini e fiorellini colorati, come sfondo ho dipinto un tramonto. Tornati in hotel nel pomeriggio ci siamo rilassati in piscina ammirando le splendide verdi risaie.
Questa giornata è stata di totale relax. Abbiamo passato la mattina camminando tra le verdi risaie vicino all'hotel. A mio parere queste sono le più belle che abbiamo visto, perché è possibile incontrare i contadini e ammirarli durante il loro lavoro. Inoltre, non c'è rumore ed è possibile camminare in pace e relax. In seguito abbiamo raggiunto il centro di Ubud per pranzare e comprare qualche regalo da portare a casa. Nel pomeriggio ci siamo rilassati in hotel prima facendo un completo e ottimo massaggio tradizionale balinese ed infine nuotando in piscina.
Il diciannovesimo giorno fu quello dei saluti ad Ubud, sapevamo che prima o poi avremmo dovuto lasciare Bali. Con nostalgia e con gli occhi ancora pieni di quel verde acceso unico di quelle magnifiche risaie, abbiamo raggiunto l'aeroporto di Bali. Alle ore 13:00 siamo partiti per Jakarta, la città dalla quale tutto è incominciato, riavvolgendo, con una lacrimuccia agli occhi tutto il nostro viaggio. Guardando fuori dal finestrino mi scorrevano velocemente nella mente tutte le immagini del viaggio, di questo grande sogno diventato realtà: i magnifici templi di Jogjakarta, gli uomini alla guida delle becak, la gioia nei saluti dei bambini che gridavano Halo!, il mare limpido e le spiagge paradisiache di Karimunjawa, il vulcano Bromo ed il suo forte rumore, le verdi risaie, i templi, i fedeli, tutto si mescolava in un unico vortice, come se davanti a me ci fosse un ciclone che dal suo occhio raccoglieva i nostri 19 giorni in Indonesia.
Non siamo riusciti a visitare Jakarta perché pioveva molto, ma dalla prima impressione che ci ha lasciato non ci è piaciuta, l'abbiamo trovata molto grigia, piena di palazzi in cemento e grattacieli.
Il mattino seguente, la sveglia, suonata alle 4:45, ci ha annunciato che era arrivato il momento di tornare a casa, ma la voglia mancava così abbiamo salutato l'Indonesia con un semplice "Selamat Tinggal" che in indonesiano significa arrivederci e promettendoci che prima o poi saremmo tornati.